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Don't Press Just Touch
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L’arrivo dei tablet con i loro schermi capacitivi e resistivi ha fatto emergere e conoscere una tecnologia, da tempo oggetto di ricerca e sviluppo, che ha introdotto nuove interfacce più sensibili e gentili per l’interazione uomo macchina. La sensibilità e la gentilezza sono due elementi che ben descrivono la tattilità delle nuove interfacce e l’adozione di nuovi comportamenti nell’uso di un registratore di cassa, di un dispositivo ATM, di un iPaod, di uno smartphone e/o di un tablet.
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Tablet e superfici touch: emozioni, percezioni e sentimenti
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Una breve riflessione sul ruolo dell'interfaccia del tablet e delle superfici touch in generale. Una riflessione nata dalla lettura dell'ultimo libro di Damasio "Il sè viene dalla mente - La costruzione del cervello cosciente". Un tentativo di interpretare, alla luce delle ultime scoperrte neurobiologiche e senza nessuna pretesa scientifica, le nuove esperienze del sè fatte attraverso i nuovi gadget tecnologici e le loro superfici tattili.
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Social networking e narcisismo dei selfie
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Il selfie, ora anche ritoccabile con Photoshop per rimuovere rughe, nei e malformazioni varie, è diventato per definizione il gesto che caratterizza la società narcisistica del momento, ma non è l’unico. Molti strumenti tecnologici odierni sembrano essere stati predisposti appositamente per celebrare il Narciso infantile e postmoderno, il suo mito, il suo bisogno di continui rispecchiamenti e di gratificazioni, derivanti da una costante e spasmodica verifica di se stesso, attraverso un semplice riflesso da tenere in vita per non scomparire con esso. Incapace di altruismo il Narciso dell’era digitale si riconosce nell’immagine riflessa dello schermo rischiando l’autismo e l’esperienza della solitudine.
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E guardo il mondo da un display
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E' in distribuzione il mio nuovo e-book dal titolo 'E guardo il mondo da un display: La sparizione del mondo reale dentro display tecnologici e virtuali." Una riflessione sull'importanza e il ruolo che gli innumerevoli schermi tecnologici con i loro display hanno assunto nella vita di tutti i giorni. Un viaggio nel tempo fino alla società dello schermo con le sue tecnologie per nuove forme di realtà attraverso metafore potenti come la finestra, lo specchio, la cornice, la vetrina, la scrittura e la lettura. Un viaggio nel quale sono coinvolte milioni di persone con un cervello modificato tecnologicamente e in contesti prevalentemente visuali e ricchi di immagini. Il display diventa strumento interpretativo della realtà ma anche ma anche uno strumento di distrazione di massa, un veicolo per la socializzazione reticolare del muro delle facce e un anticipatore della vita artificlale che verrà
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Display indossabili ed esperienze di realtà diminuita
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Le nuove tecnologie indossabili come Google Glass, HoloLens e Oculus Rift con le loro applicazioni di realtà aumentata non fungono solo da display su cui rappresentare in modo virtuale e aumentato la realtà circostante ma si sostituiscono all’occhio umano, lo inglobano come semplice elemento e funzione di un programma e di una protesi. L’occhio teso nell’obiettivo o sul display di una macchina fotografica digitale per rubare una foto all’interno di un’esposizione, è sostituito da una protesi tecnologica incarnata dotata sia di display che di fotocamera. Ne consegue una maggiore informazione (aumentata) ma anche una capacità (umana) diminuita e privata dalle possibilità e imprevedibilità offerte all’occhio e alla percezione umana da ogni situazione ambientale o esperienza umana materiale.
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Il display tra finzione e realtà
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Realtà e finzione non sono due mondi inconciliabili o in conflitto ma universi contigui tra cui fluiscono scambi continui. La finzione è stata perseguita e praticata da sempre come un esercizio cognitivo di fuga dalla realtà quotidiana che ci ha portato a preferire la prima alla seconda. Non è un caso che oggi molti preferiscano il finto ma comodo mondo sociale delle reti sociali online a quello reale, forse più libero, relazionale e fatto di legami forti.
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Il display come vetrina
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L’era postmoderna con le sue caratteristiche di globalizzazione, iper-consumismo e pervasività della tecnologia ha portato a compimento quella che Vanni Codeluppi, nel suo bel libro La Vetrinizzazione Sociale, ha descritto come processo di spettacolarizzazione degli individui e della società. La vetrina raccontata da Codeluppi è un fenomeno recente legato all’emergere della società dei consumi e che ha seguito e condizionato di pari passo i cambiamenti culturali, sociali e comportamentali degli ultimi secoli.
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Il display come strumento di felicità
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Politica, grandi Marche e grandi imprese sono stutte accomunate dallo sforzo di venderci la felicità. I nostri comportamenti e stili di vita online così come le emozioni espresse attraverso libri delle facce o cinguettii vari sono diventati risorse da conquistare, raccogliere, analizzare, vendere con l'unico obiettivo di proporci prodotti, servizi e messaggi finalizzari a farci stare bene. Il consumatore in tutto questo non è più semplice attore passivo e destinatario finale di comunicazioni e messaggi promozionali ma sempre più complice, cognitivamente e nelle pratiche di vita quotidiane. Lo è soprattutto tramite un display e l'uso che ne fa.
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Il display del mio smartphone è la mia finestra sul mondo
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Siamo circondati da schermi, grandi e grandissimi, piatti e curvi, piccoli e miniaturizzati, nella vita professionale così come in quella privata. Sono in costante evoluzione, sembrano essere con noi da sempre, giocano un ruolo culturale importante e occupano una parte crescente del nostro tempo vitale e mentale. Essendo diventati anche mobili e indossabili (vere e proprie protesi bioniche), ci seguono ovunque, lasciano con noi il nostro spazio privato e varcano, sempre insieme a noi, spazi pubblici come bar, uffici e mezzi di trasporto ma soprattutto sono in grado di sviluppare con chi li usa una relazione in tempo reale, intuitiva e molto emotiva. Sono diventati grandi finestre sul mondo...
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Lascia scorrere le immagini sul display e guardati intorno
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Secondo Paul Klee non siamo noi a guardare le immagini ma sono loro che rivolgono il loro sguardo su di noi. Il loro sguardo dà loro una soggettività, una personalità e una influenza inimmaginabile, soprattutto in un'era digitale e tecnologica, caratterizzata sempre più da immagini, fotografie, selfie e rappresentazioni grafiche, usate per arricchire la comunicazione, la relazione, la sessualità, la socialità e la rappresentazione del sé.
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