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Flessibile, magnetico, attrattivo, tattile, irresistibile, virtuale, ologrammatico e così tanto reale. Il display è diventato metafora potente del nuovo modo di guardare e interagire con la realtà del mondo che ci appare. È usato per costruire mondi virtuali e paralleli nei quali perdersi e ritrovarsi, da soli o in compagnia, ma sempre con lo sguardo incollato alle narrazioni visuali di un’immagine o di una fotografia, a un messaggio che parla e comunica fatti, avvenimenti, sentimenti e storie, a un video che scorre, a un videogioco labirintico e senza fine o ad applicazioni che servono per portare a termine un’attività lavorativa o semplicemente per giocare.
Le generazioni passate hanno guardato il mondo da un oblò, oggi le nuove generazioni lo fanno attraverso lo schermo di un display. Il primo può essere attraversato dallo sguardo e servire per annoiarsi un po’ guardando Luna che mangia le caramelle (Luna, canzone di Gianni Togni) o diventare strumento di forti emozioni per AstroSamantha, il secondo è meno noioso, non è neutrale, è aggressivo, cattura l’attenzione, rende dipendenti e a volte violenti ed ha la capacità di confondere la finzione con la realtà creando molteplici mondi virtuali nei quali abbandonarsi, perdersi, emozionarsi, rispecchiarsi, riconoscersi e sentirsi vivi.
Smartphone, phablet, tablet, personal computer, lettori musicali, televisori, bancomat, chioschi e totem multimediali, maxischermi a LED, video wall, tutti accomunati dalla presenza di un display capace di ospitare sulla sua superficie non soltanto dati, immagini e video ma in realtà il mondo intero. Il display enfatizza il ruolo della visione, il senso umano per definizione secondo Aristotele, ma virtualizza e rende trasparente il corpo, facendoci perdere la capacità di collezionare esperienze percettive capaci di cogliere il mondo nella sua interezza e materialità. A forza di guardare il mondo da un display, il suo ruolo nel condizionare la nostra esperienza visiva è diventato invisibile e impercettibile. La realtà, al di fuori della cornice dello schermo, diventa invisibile o semplice sfondo. I contenuti che scorrono sul display assumono al contrario una crescente autonomia, assomigliando sempre più agli originali naturali di cui sono copia o rappresentazione, diventano oggetti comunicanti e parlanti, si svincolano dall’interazione con gli altri sensi impedendo una relazione con il mondo, di usarlo e di portare a termine azioni e attività.
Perduti e innamorati dei propri display, gli umani dell’era tecnologica postmoderna sembrano tante monadi Leibniziane, tutte in armonia tra di loro ma perse in universi differenti e alla costante ricerca di unità e di esperienze non soltanto visuali ma materiche, cinestetiche, prossemiche, sonore, linguistiche, olfattive, gustative e tattili. Esperienze che anche il display più innovativo e tecnologicamente avanzato non è ancora in grado di regalare.
Indice
Premessa
Alcune definizioni per sintonizzarsi cognitivamente
Un’evoluzione nel tempo che viene da lontano
Tecnologie per nuove forme di realtà
La società dello schermo
La vita sullo schermo
La forza dell’immagine
Il cervello tecnologicamente modificato
Social networking e narcisismo dei selfie
Il display metafora e strumento interpretativo dell’era tecnologica
La forza dell’interfaccia, dalla GUI alla sensorialità del tocco
Magnetismo e forza attrattiva del display tecnologico
Il display tra finzione e realtà
Il display come finestra
Il display come vetrina
Il display come specchio
Il display di Narcisi e solipsisti vari
Il display come lente di ingrandimento e di realtà aumentata
Display indossabili ed esperienze di realtà diminuita
Il display e il cervello che legge
Il display come strumento di scrittura
Display come strumenti di distrazione di massa
Display come strumenti assistivi
Il display socializzante e reticolare del muro delle facce
La vita artificiale che verrà
Alcune considerazioni finali
Disclaimer
Bibliografia