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👩‍🚒️ 👩‍🚒️ 👩‍🚒️ Dal lavoro agile a quello fragile
Pensate alle narrazioni che hanno dominato il tempo prima del Coronavirus.
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🐺🐺Attenti al lupo: la fiducia che evapora
Secondo Esopo chi mente sempre, alla fine non viene più creduto, anche quando avrà cominciato a dire la verità.
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( ͡° ͜ʖ ͡°)( ͡° ͜ʖ ͡°) Silenzio, lentezza e Coronavirus
L’epidemia ha effetti collaterali, non soltanto di carattere sanitario. Il primo è il silenzio che tutti abbiamo sperimentato, nel confinamento di un anno fa, in spazi abitati piccoli e grandi. Il secondo è la #lentezza che, in un periodo di grandi accelerazioni, ci ha rinchiuso in casa, tutti in #smartworking, #DAD, connessi a uno schermo, praticamente fermi, con il sedere incollato a una seduta qualsiasi.
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Coronavirus e potere dei network
Il Coronavirus è il prodotto della globalizzazione, della complessità e della interconnessione globale della Terra nella forma di Reti o Network. Lo dice uno studioso delle Reti come Lazlo Barabasi, autore di libri fondamentali come Link. Un testo, in inglese, che segnaliamo a chi volesse capire meglio la specificità di questo virus e perchè sconfiggerlo non sarà affatto facile. Anche Barabasi sostiene comunque le azioni di contrasto come quelle adottate in Italia. Insufficienti forse ma necessarie per impedire che il contagio si diffonda. La quarantena e lo stare a casa servono per lo meno a rallentare la velocità di diffusione del virus. Poi speriamo che ognuno se la cavi!
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Iconografia della mascherina
Segnaliamo un articolo di Remo Bassetti pubblicato sul suo Wrog dal tittolo "Mascherine tra salvezza, superstizione e iconografia". Vi si parla di politica, di comunicazione, di percezioni e comportamenti sociali. Una analisi fenomenologica del prodotto che ha occupato non soltanto la scena della distribuzione corrente ma soprattutto l'immaginazione e l'attenzione. Una lettura interassante ricca di spunti di riflessione e anche sano umorismo. Per alcuni forse cinismo.
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L'emozione dominante è la paura (intervista con Enzo Battaglino)
È necessario osservarsi e osservare per capire cosa sia successo e perché, ma soprattutto a quale scopo si è ciò che si è e si fa ciò che si fa. Contemplando di rinunciare a un equilibrio che, per quanto anche fonte di sofferenza, è comunque un equilibrio. Si tratterà allora di renderci consapevoli, come società, di ciò che siamo stati e di come la pandemia, il confinamento e il distanziamento fisico ci abbiano mostrato anche i limiti di quel modello, sia in termini di investimenti nella sanità che di funzionamento economico, sociale ed ecologico. Innanzitutto, dando priorità alla salute in tutte le sue accezioni, all’inclusione della fragilità nella normalità, al ricercare nuove definizioni della normalità che includano ciò che avevamo negato, dimenticato, rimosso.
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Coronavirus: una esperienza traumatica su larga scala (dialogando con Elisa Forvi)
La quarantena ha portato alla luce la matrice delle relazioni, nella loro funzionalità e nella loro disfunzionalità. Utilizzando una metafora ha svelato il codice “Matrix” di programmazione delle relazioni. Ciascuna persona rispetto alla coppia o a relazioni significative ha giocato poi la sua partita, trovando aggiustamenti efficaci e facendo leva sulle risorse oppure scoprendo la fatica e la difficoltà, o l’impossibilità di stare in quelle relazioni.
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Sottovalutate le ricadute psicologiche della pandemia (dialogando con Marco Florio)
Credo che la questione psichica sia sempre centrale. La crisi, in qualunque ambito intervenga, è sempre l’esito fatale di un processo che affonda le radici nel tempo. I disturbi che lei ha giustamente rilevato, in realtà erano presenti già prima in ampi strati della società e lo dimostrano gli episodi di cronaca e il fatto che l’utilizzo di psicofarmaci sia in continuo aumento. Questo avviene anche perché la psiche dell’uomo ha un suo tempo e il mondo contemporaneo, per lo meno quello occidentale, sembra avere a mano a mano ridotto lo spazio pensabile per questo tempo.
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Il confinamento è stato un trauma immenso ma non uguale per tutti (dialogo con Brigitte Monassi)
Quando la crisi sarà passata molti riprenderanno uno sviluppo positivo. E’ la definizione della resilienza. Non sarà il caso di tutti, ci sarà un lavoro a livello personale da fare per costruire il proprio futuro qualora sul piano professionale sia stato affetto dalla crisi del Covid19. Ci sarà un grandissimo bisogno di accompagnamento e cura degli adulti e dei bambini che hanno subito dei maltrattamenti e mi duole il cuore a pensare a quanta sofferenza è emersa.
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Un futuro fatto di incertezza (intervista con Luca Morganti)
Per il futuro il problema principale è l’incertezza, motore cognitivo di quest’epoca improntata all’ansia: trovarsi nella situazione di non poter prevedere con esattezza i prossimi mesi e anni mette in una condizione sospesa e forzatamente limitata presente che, se da un lato può aiutare alcuni a godersi ciò che hanno, dall’altro lato può accentuare la crisi di coloro che sono abituati ad organizzare la propria vita al dettaglio con piani personali o lavorativi ben strutturati.
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