La mascherina è di destra o di sinistra? Negli Stati Uniti i democratici ne fanno segno di distinzione rispetto a Donald Trump, sempre sprovvistone. In Italia Conte la evita, ed è stato contestato dai banchi dell’opposizione quando ha iniziato uno dei suoi discorsi privo della protezione. Di Maio la ostenta tricolore, Salvini è andato a corrente alternata fino a che ha optato per gli occhiali, e gli tocca non appannarli. Orban è stato tra i primi a imporle, ma non esiste foto che lo immortali col volto coperto. La Merkel ne fa esibizione parca, Macron tende allo zero.
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È molto raro che nelle circostanze in cui vengono fotografati i leader politici siano in pericolo di contagio. Normalmente sono a distanza di sicurezza e presumibilmente il loro staff baderà anche ad assicurarsi che non dimentichino le regole d’igiene. La mascherina, dunque, ha in quei casi un valore comunicativo. Il caso americano viene esemplificato come la disfida tra l’attenzione responsabile alla salute pubblica e alla collettività (i democratici) e l’individualismo fiero e sprezzante (Trump). In realtà, la scelta di esporre o meno la mascherina è una strategia comunicativa complessa: chi la espone evidenzia la sua sottomissione alle esigenze collettive e la sua affidabilità, ma al tempo stesso può essere percepito come fragile e riduce l’espressività del volto, che è una componente essenziale della retorica persuasiva; chi non la indossa manifesta invulnerabilità, coraggio, fiducia nel futuro e tuttavia lo si potrebbe individuare come poco consapevole e meno immerso nella realtà. Anche gli influencer e i vip su Instagram, che al momento degli scatti fotografici hanno più possibilità di essere pugnalati alle spalle che infettati dal Covid, si trovano dinanzi al dilemma: adottare un messaggio del tipo siamo tutti sulla stessa barca (con il benefit ulteriore di propagandarlo come esempio civico per i fan) o uno del genere ragazzi #andràtuttobene (che mantiene quel filo di distanza su cui si reggono l’adorazione e il sogno dell’emulazione)? E i più optano per un colpo al cerchio e uno alla botte.
La mascherina è in questo momento un tema tanto sensibile che le sue impressioni sul pubblico filtrano da sotto come aerosol, e contribuiscono effettivamente a determinare la percezione che esso si costruisce interiormente in proposito. Il personaggio pubblico con (o senza) la mascherina non comunica solo qualcosa di sé ma anche qualcosa del suo spettatore. Che messaggio, dunque, è responsabile che passi?
...completa la lettura sul Wrog di Remo Bassetti