L’affaticamento si vede anche online, nella vita meta-reale che la virtualità digitale ci regala. E’ come se la grande macumba del digitale si fosse dissolta in una nuvola di polvere magica woodoo. A nulla servono mescole magiche di post, messaggi, podcast, video, interazioni e storytelling online. Il composto che abbiamo preparato non funziona più. Lo sappiamo ma persistiamo, sempre più affaticati e smarriti e a nulla serve lo storytelling che ci sprona ad agire come abbiamo sempre fatto.
PROFUMI E BALOCCHI IN ZONA ROSSA
Il disincanto è tanto più grande quanto maggiore è stato l’investimento fatto. Lo è ancor più in una realtà dominata dalla necessità di lavorare, apprendere, vivere relazioni a distanza. Una modalità esperienziale che cambia le esperienze utente senza migliorarle e soprattutto aumenta la stanchezza digitale che tutti cominciamo a sentire.
L’affaticamento è reale, non può essere ignorato, suggerisce scelte da fare, un cambiamento che sembra non palesarsi, visto che l’epidemia persiste instancabile. Negarlo non è una strategia intelligente!
La soluzione sta in semplici scelte, finalizzate a rivitalizzare e rivalutare il contatto umano. No more video o podcast, meno messaggi e più telefonate, meno interazioni online e più incontri online, anche se con la mascherina.
…ecco spiegata la minore attività online sulle piattaforme social e il successo di #Clubhouse!