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Pensare è oltrepassare
Parole, concetti, pensieri. Tutti da contestualizzare nell’era tecnologica che viviamo, dentro le narrazioni che ci vedono attori e protagonisti e all’interno degli edifici cognitivi e intellettuali di ognuno. La pandemia può e deve aiutarci a pensare, anche per provare a proiettarci oltre la situazione attuale superando le sue urgenze che limitano le libertà e (de)limitano gli orizzonti.
Si trova in Blog / Tabulario
Depressioni reattive, in uno scenario preoccupante
Con l’avvento della tecnologia nelle comunicazioni e nelle relazioni umane, siamo caduti in un grande tranello, ovvero pensare che, comunicare in istantaneo con chiunque e in ogni parte del mondo a costo zero, non avesse un costo psichico ed emotivo.
Si trova in Blog / Parlando di Coronavirus e dei suoi effetti
La filosofia deve assumersi la responsabilità di far riflettere sulla tecnologia
In un tempo come il nostro, infatti, diventa a mio avviso sempre più urgente un avvicinamento delle “masse” alle modalità di approccio filosofico al “reale”, incoraggiandone in tal senso una più profonda e compiuta interpretazione. In altre parole, il valore critico positivo della filosofia dovrebbe contagiare anche le persone che non sono filosofe di professione, ma che, come ogni essere umano, sono filosofe per natura.
Si trova in Blog / Religione e Tecnologia
Aumentano incertezza e tensione in tutti noi!
Ben venga il bonus psicologico, ma il cambiamento va fatto a partire dalle singole famiglie. Non basta delegare ad altri il compito che spetta ai genitori e ai parenti. Le famiglie si devono responsabilizzare maggiormente, a parer mio. Ma per fare questo dobbiamo tornare ad essere più umani, a credere di più tra di noi, aiutandoci anche l’un l’altro, senza però delegare troppo le nostre responsabilità, per l’appunto.
Si trova in Blog / Parlando di Coronavirus e dei suoi effetti
Se l’ambiente è “malato”, siamo “malati” ( Karl Wolfsgruber)
Con l’illusione di averci dato un libero spazio dove poter raccontare liberamente le nostre vite o scegliere liberamente di leggere un buon libro o di vedere liberamente l’ultimo film del nostro attore preferito, chi si è appropriato lecitamente del monopolio di questo strumento o dei social network non fa altro che cercare di influenzare i nostri gusti o acquisti. Ora, quanta frustrazione sta producendo nei giovani (e non solo) il vedere continuamente stories o post di persone ricche e famose? O il vedere continue pubblicità di prodotti, vacanze, auto di ogni tipo che non potremmo mai avere?
Si trova in Blog / Antropologia e tecnologia
Mai perdere il difetto umano di pensare, anche sulla tecnologia (Vincenzo Moretti)
Le tecnologie riarredano il nostro mondo, ci “costringono” a cambiare le nostre abitudini, a fare i conti non solo con le possibilità ma anche con l’incertezza che ci assale ogni qualvolta il mondo intorno a noi, quello a cui ci eravamo abituati, cambia. A livello sociale gli effetti in taluni casi possono essere paradigmatici, penso per esempio a quello che è successo con l’avvento dell’iPhone e ancora prima dell’iPod, in altri doloroso, in questo caso viene facile il riferimento alle donne e agli uomini che vedono minacciato dalle tecnologie il posto di lavoro, naturalmente con le mille altre possibilità che ci sono in mezzo. In ogni caso non ne possiamo fare a meno: le tecnologie sono parte di quello che pensiamo, di quello che facciamo, di quello che siamo e del mondo che abitiamo. Dopo di che la grande questione che rimane aperta è, a mio avviso, il livello di consapevolezza con cui le utilizziamo, ma su questo immagino che avremo modo di tornarci su.
Si trova in Blog / Sociologia e tecnologia
I social non sono una scorciatoia
In quanto esseri sociali al vertice della top ten delle gerarchie e tra le principali occasioni di stress troviamo le relazioni (intese come costruzioni di legami tra persone). I primi tempi della vita ne dipendono completamente, quelli successivi in gran parte. Per quanto possiamo amare la vita solitaria, il posizionamento sociale è principale fattore di soddisfazione e di benessere psicobiologico: che vuol dire condividere esperienze vissute insieme, sentirsi riconosciuti, accolti, ascoltati, rispettati e rispecchiati, presenti nell’attenzione e nel cuore dell’altro in una posizione importante. Per i giovani, che generalmente non vagheggiano ancora isole deserte, sicuramente di più. La prevedibilità dei movimenti relazionali ed il loro ragionevole controllo (non tanto quello effettivo ma la percezione di riuscire a cavalcare le relazioni con soddisfazione) permette di gestirne lo stress. Al contrario, le situazioni di cosiddetta sconfitta sociale si configurano come condizioni di stress severo.
Si trova in MISCELLANEA
Viaggiare pieni di speranza è meglio che arrivare
La frase del titolo è di Louis Stevenson e descrive perfettamente la situazione moderna fatta di destinazioni che cambiano in continuazione a causa di una realtà sempre più dinamica, mobile, precaria e in movimento. Si vive e si va di corsa, in compagnia di dispositivi tecnologici che impongono il loro ritmo e la loro agenda e ai quali siamo sempre più felicemente connessi e dipendenti.
Si trova in MISCELLANEA
100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone)
Spegnere lo smartphone e disconnettersi non è obbligatorio ma salutare. Favorisce il benessere fisico e psicologico. Aiuta la mente a rilassarsi e a ricordarsi di avere un corpo. Serve a riprendere il contatto con la realtà, con sè stessi e con gli altri. Lo si può fare dopo una scelta consapevole o attraverso alcune buone pratiche. 100 per l'esattezza, quelle proposte in un libro digitale appena pubblicato.
Si trova in Tecnobibliografia
Tecnoignoranti e tecnoingenui
Lo smartphone e il gadget tecnologico sono diventati una specie di sveglia che ci mettiamo al collo come facevano i selvaggi con quelle regalate loro dai primi bianchi sbarcati per colonizzare le loro terre e dominarli. In questo senso siamo tutti tecnoignoranti. Alcuni anche molto tecnoingenui!
Si trova in MISCELLANEA