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La realtà non esiste, è diventata virtuale!
Molti esperimenti insegnano a diffidare delle nostre sensazioni immediate e delle nostre percezioni perchè le illusioni sono sempre in agguato. Per scoprire l’illusorietà della realtà e del mondo materiale che ci circonda basterebbe sollevare il velo di Maya. Nella teologia induista Maya ha il compito di far apparire normale la vita materiale ma cosa potrebbe fare oggi con una realtà ibrida nella quale sta diventando complicato distinguere il reale dal virtuale?
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Le esplorazioni tattili e virtuali che tanto ci piacciono
Navigare ed esplorare sono termini ormai obsoleti. Non nel loro riferimento a pratiche quotidiane ma nel loro significato originale. Navighiamo la rete ed esploriamo le centinaia di icone sul display del nostro dispositivo mobile ma in realtà siamo immobili nella nostra maggiore 'mobilità'. Esploriamo e visitiamo mondi fantastici e fantasiosi ma questi luoghi sono semplici fantasmi e prodotti della nostra immaginazione. Tocchiamo mari e laghi con i nostri polpastrelli ma il tatto e il contatto con il display appartiene più ad un ordine statico che dinamico.
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Non sanno di far ciò ma lo fanno
La Rete e i social network sono sempre più l’espressione di un reale fittizio vissuto come reale. A nulla serve spiegare la distorsione della verità in atto perché essa è già nota e accettata dall’utente della rete e dal social networker. Ne deriva un comportamento fatto di ignoranza e di cinismo avvalorato dal suo essere diffuso e condiviso con una grande maggioranza di persone.
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Nuovo realismo, ingenuità della rete e parlamentarie
Il futuro è imprevedibile ma sono molti i segnali emergenti e i memi che indicano che stiamo vivendo una stagione sull'orlo del caos e foriera di grandi cambiamenti. Alla base di tutto sembra esserci una voglia generale di un ritorno alla realtà, alla verità e alla forza dei fatti e degli oggetti. Favorita dalla crisi che morde la carne delle persone, sta emergendo una nuova rifessione che abbraccia la filosofia e la politica ma anche la tecnologia e l'uso che, più o meno consciamente, ne facciamo. Occasione per parlarne sono le Primarie appena terminate del PD e le Parlamentarie del Movimento 5 stelle.
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Oddio! Mi sono cancellato da Facebook, Instagram e WhatsApp. E ora che faccio?
Dopo averlo fatto potresti sentirti meglio. Ripensando alle ore rubate e alla tranquillità del momento, determinata dall'essersi liberati dalla schiavitù del display e dei messaggini alla ricerca costante di eco, si può anche rinviare nel tempo la creazione di nuovi account e approfittare dell'opportunità per fare cose che molti tecno-maniaci ormai non fanno più. Ad esempio fare i conti con le responsabilità, le ansie e le sfide che sempre le scelte di vita, non digitali, comportano!
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Pensiero critico? Dipende…
Il pensiero critico ha una data di nascita: il 1781, anno della pubblicazione della prima delle tre critiche di Immanuel Kant. Il Maestro di Königsberg intendeva col termine “critica” quel tribunale della ragione che distinguesse , in termini chiari e distinti, ciò che è possibile conoscere da ciò che non lo è, ovvero che è solo pensabile, il ché non è la stessa cosa. In effetti, possiamo pensare qualunque cosa, ma la nostra effettiva conoscenza del mondo è limitata dalla portata dei nostri sensi e della nostra esperienza. Dunque, posso “pensare” Dio, ma non lo posso conoscere.
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Tempi moderni: vivere alla fine dei tempi
Brevi riflessioni a partire da un articolo intervista pubblicato su la Repubblica. Ad essere intervistata una filosofa, Myriam Revault d'Allones che ha pubblicato in Francia un libro (La crise sans fin) nel quale si interroga sulla crisi che stiamo vivendo come un sintomo di qualcosa d'altro. Un qualcosa che tocca il nostro modo di vivere completamente immersi nel presente e che ha eliminato il passato (cultura e tradizione) e sta rendendo impossibile ( nella percezione collettiva) il futuro.
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Tu chiamala se vuoi flessibilità…ma per molti è una grande fregatura!
La parola flessibilità popola da almeno due decenni il vocabolario e il linguaggio dell’economia, del mondo del lavoro e dei media. Se ne parla solitamente per decantare i vantaggi della globalizzazione dell’economia neoliberista e per costruire narrazioni acritiche, se non manipolatorie, di realtà del lavoro piene di opportunità ma in realtà sempre più precarie e senza lavoro. Sparita la classe operaia e la sua capacità di riflettere criticamente sulla realtà per cambiarla, oggi la flessibilità colpisce la classe media e i lavoratori cognitivi (cognitariato), incapaci per il momento di elaborare adeguate strategie di resistenza e cambiamento.
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Uno, nessuno, centomila
Passa il tempo e Pirandello continua ad essere di una contemporaneità a dir poco disarmante.
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Velocità di fuga e perdita di orientamento
Le elezioni comunali di questi giorni sono un segnale significativo della perdita di orientamento di molti politici e della loro difficoltà a comprendere la realtà. La responsabilità è certamente delle leadership attuali ma anche dell’affermarsi di nuove prospettive che, come quella inventata dagli artisti italiani del quattrocento, sono destinate a cambiare tutto. Queste prospettive sono il risultato della diffusione e della pervasività delle nuove tecnologie e dei nuovi media di informazione che hanno cambiato la testa delle persone e il loro modo di guardare la realtà e percepire il mondo. Ne fanno uso/abuso anche i politici ma senza calcolare gli effetti negativi ad esse associati.
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