Gli spazi virtuali della tecnologia offrono una via di fuga perfetta da molte cose, prima di tutto dalle numerose ansie che sempre affiorano ogni qualvolta ci si incammina su un processo decisionale e di scelta. Devo pianificare un viaggio, uso Google Search e Tripadvisor; devo trovare le risposte a benesseri fisiologici e psicologici, in Rete trovo tutto ciò che mi serve, persino pillole capaci di assorbire gli effetti di altre pillole che nel frattempo ho già trovato e ingurgitato; mi ha colto l'ansia di cambiare casa, una scelta necessaria dell'anno che verrà, uso Instagram; soffro di scarsa autostima, su Facebook ho migliaia di MiPiace che me la riportano a livelli normali allontanando immediatamente ogni malessere e disagio psicologico.
Quando si sta dentro Facebook può risultare difficile pensare di rimanerne privi. Lo pensa sicuramente il 50% delle persone adulte che fanno uso ogni giorno di media sociali come Facebook, WhatsApp, Instagram e altri, abitando gli spazi sociali online quasi per due ore a testa. Privati del segnale Pavloviano che sempre si associa al messaggino, cambio di stato o contatto sociale con altri, si scopre che la compulsività può essere superata così come la reazione automatica allo stimolo del click, del cinguettio, del segnale audio e luminoso che segnala l'arrivo di un nuovo messaggio o comunicazione. Fuori dal social network si può anche cominciare a sentirsi meno idioti, così come ci si sente meglio se, invece di passare la serata davanti allo schermo di un televisore, si è fatto qualcosa d'altro.
Chi non avesse questi sentimenti può provare a visualizzare i numerosi contesti nei quali ha passato ore delle proprie serate a messaggiare, ha digerito male pasti e tramezzini vari intramezzati costantemente da cinguettii e messaggi Facebook e ha perso opportunità reali di incontro, scambio e conversazione per non avere mai smesso di navigare mondi virtuali alla ricerca delle stesse opportunità, ma meno vicine, percepibili e reali delle prime. Per visualizzare questi contesti bisogna saper ricostruire mentalmente le attività che li caratterizzano con il passaggio continuo e veloce, quasi automatico, dallo schermo di Facebook a quello di Instagram e poi magari Messenger. Un passaggio infinito. Entrati in uno schermo il segnale audio suggerisce di passare al successivo o al precedente per un nuovo messaggio in arrivo. In assenza di messaggio si passa comunque ad un'altra schermata per verificare e capire perchè non sia arrivato. Un circolo vizioso difficilmente interrompibile se si continua a rimanere connessi con le applicazioni attive sul display illuminato e attrattivo. Esattamente come il lampione attira la zanzara o il moscerino di turno. Spenta la lampadina sia la zanzara sia il moscerino si mettono a riposo, rilassano le loro ali e i loro occhi!
L’illusione della concentrazione nel mondo digitale
Sempre connessi e con il dispositivo vibrante a ogni novità, è difficile distrarre l'attenzione dai messaggi Facebook, dalla email ma anche dalle APP installate per essere effettivamente usate, come quelle che permettono acquisti ed esperienze di shopping online. La difficoltà sta nella trappola tecnologica, assimilabile da molti a quella del gioco d'azzardo, nella quale si è indotti: più si gioca e più si vuole continuare a farlo, si perde anche quando si vince perchè il rischio è di rimanere bloccati all'interno di mondi virtuali che escludono quelli reali o li offuscano.
Cancellati gli account social si riconquista la libertà, si ristabiliscono relazioni positive con se stessi e con le persone e si ritrovano tempi e spazi per fare cose diverse, ad esempio sentirsi bene leggendo un libro. Fare a meno delle applicazioni e dei dispositivi tecnologici non è comunque semplice nè facile. Le applicazioni regalano a chi le usa un senso di potenza e la percezione di essere in controllo difficilmente paragonabili alle situazioni della vita reale. Online tutto appare semplificato dalle funzionalità della piattaforma tecnologica usata e dalla sua capacità di farci sentire bene. La vita reale è irta di ostacoli, spesso molto piccoli ma possono essere percepiti come grandi e insormontabili. La facilità con cui si vive online al tempo stesso può generare malessere e sensi di colpa a causa della percezione, che spesso accompagna la pratica tecnologica, di avere perso tempo, di non avere fatto nulla di importante o di non avere ottenuto alcun risultato concreto e utile. Se si legge un libro, quando si smette, si possono contare le pagine che si sono lette, un risultato concreto e misurabile. Al contrario un'ora dedicata a visitare e interagire con pagine e contatti Facebook, regala spesso il senso di non avere concluso nulla, o per lo meno questa è la percezione che accompagna molti di coloro che passano molto tempo online e nei social network.
Sconnessi dai media sociali e con minori sollecitazioni a rimanere connessi può succedere di riscoprire abitudini e comportamenti di cui si era persa la memoria. Oltre a ritrovare il piacere della lettura è possibile riscoprire il piacere del dolce far niente e della noia che spesso lo accompagna. Si può scoprire che il senso di grande socialità offerta da Facebook, che fa sentire tutti al centro del mondo e di essere inseriti in comunità di persone numerose e attive, è una falsa verità/realtà. Soddisfa il narcisismo che caratterizza molti dei comportamenti correnti enfatizzando l'importanza del tempo presente ma fa perdere capacità importanti come quelle legate all'apprendimento, alla creatività, alla comunicazione e interazione umana. Tutte cose non esattamente possibili con i MiPiace o i cinguettii!
Fatta questa esperienza di esilio dai media tecnologici e conquistata la consapevolezza di quanto essi tolgono alla vita reale delle persone, si può riattivare gli account di Facebok, Instagram, Twitter e WhatsApp. Il modo di guardare a questi strumenti potrebbe essere cambiato. Minore sarebbe l'importanza assegnata ai MiPiace e maggiore l'attenzione dedicata alla comunicazione, a fare rete e a usare le funzionalità tecnologiche per accedere a informazioni non sempre disponibili sui media tradizionali o sui canali televisivi. La maggiore consapevolezza dovrebbe determinare un uso diverso dei dispositivi tecnologici, un tempo minore a essi dedicato, una maggiore resistenza al rischio della dipendenza e dei comportamenti compulsivi e una maggiore capacità di resistere alle dinamiche che caratterizzano tutte le piattaforme tecnologiche e che mirano alla conquista del tempo delle persone imponendo comportamenti, abitudini, stili di vita e modi di consumare e di pensare.
Decidere di non rientrare nella realtà digitale di Facebook o di altri social network digitali è possibile ma è una scelta che porterà a doversi confrontare con molte altre persone che questa scelta non hanno fatto e che non comprendono neppure perchè dovrebbe essere fatta. Ne può derivare un nuovo tipo di solitudine i cui benefici e vantaggi o effetti negativi determineranno le scelte future nei riguardi della tecnologia e dei suoi strumenti.