La predisposizione dei giovani all’uso del social networking non è causale. Fa parte della loro capacità a sfruttare ogni possibilità che viene loro offerta per superare il timore del futuro e aprirsi a nuove possibilità. Partecipare alle reti sociali online, significa condividere timori e paure ma anche tentativi e pratiche finalizzate a costruire risposte concrete e a sperimentare nuove opportunità. La tecnologia è per loro lo strumento ‘killer’ perché è veloce, permette di cogliere l’attimo, di reagire prontamente e di affrontare le nuove situazioni nella loro imprevedibilità e sequenza stocastica. La ricerca di risposte e soluzioni è fatta pubblicamente e in gruppo sfruttando gli ambienti che frequentano pur nella loro frammentarietà (virtuale-attuale-reale) e indeterminatezza.
Attraverso l’esperienza online i giovani vivono il passaggio dalla adolescenza all’età adulta. Lo fanno in vari modi ma soprattutto dando forma a molteplici identità online che servono loro a gestire la difficoltà della transizione e a farla durare all’infinito. Tanto lo si può fare perché online il tempo, così come lo spazio, è un’entità inesistente. In questa vita virtuale senza storia e senza fine, il rischio è di procrastinare decisioni e scelte di vita e di non ricercare le uniche risposte che potrebbero soddisfare i bisogni concreti di maggiore socialità per evitare solitudine e isolamento.
METAVERSO E NOSTROVERSO 🍒🍒
Il giovane che frequenta Facebook per combattere la propria solitudine, lo fa appoggiandosi a gruppi amicali nei quali confida, nonostante le molte esperienze dolorose che da essi possono derivare. L’urlo di richiesta di aiuto, spesso sotto forma di una semplice fotografia o immagine, non è mai lanciato nel vuoto della rete sociale nella sua generalità ma è mirato a coinvolgere gruppi ristretti di persone che si crede di poter coinvolgere emotivamente, perchè affettivamente già coinvolte.
Questi gruppi possono avere la forma e la consistenza di una comunità o semplicemente quella di una rete di conoscenze. In entrambe le forme sostituisce spesso i gruppi familiari o li esclude facendo mancare la componente fondamentale, nella crescita del giovane, rappresentata dalla negoziazione e confronto con la persona adulta. Questa assenza finisce con il determinare pesantemente la maturazione dell’adolescente e nell’accrescere al contrario il ruolo del gruppo di amici che diventa l’unico punto di riferimento e lo strumento di validazione della identità individuale del ragazzo.
Nel decidere di far parte di un gruppo, la scelta degli amici è fondamentale. Se il gruppo è online e nasce da una rete sociale, la scelta non è così semplice. Ogni contatto in rete è in realtà una semplice rappresentazione e idealizzazione del sé dei membri del gruppo. Problema non da poco visto che il gruppo è da sempre la palestra e il contenitore nel quale si scatenano ansie e paure legate alla ricerca che ogni membro fa per costruire la sua identità. Se le identità del gruppo sono artificiali, non veritiere e frutto si semplici narrazioni e comunicazioni, il rischio è che anche l’identità individuale rimanga frammentata e altrettanto artificiale.
Da questa artificialità e lontananza da esperienze relazionali reali, nascono comportamenti a rischio e nuovi malesseri che vanno a sommarsi a quelli derivati dal sentirsi soli e abbandonati. I comportamenti a rischio sono dannosi ma servono anche come vie di fuga per superare insicurezze, condizioni di isolamento e incertezza.
Sono comportamenti che non sono praticati da tutti i giovani e che servono a trovare condizioni di benessere fisico, psicologico e mentale e a farlo affermando socialmente una propria identità. Obiettivo quest’ultimo che viene ritenuto, erroneamente, come più facile da raggiungere online e che spiega molti dei fenomeni negativi collegati all’uso dei social network da parte delle nuove generazioni.
Testo tratto dall'ebook "La solitudine del social networker" pubblcato nella collana Tehcnovisions di Delos Digital