Tecnologia, mon amour

01 Marzo 2016 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchelli  Tecnologia, mon amour è pubblicati nella collana Technovisions di Delos Digital

Twitter, a cinguettare sono rimasti i politici, forse incapaci di superare i 140 caratteri!

La crisi di Twitter è notizia di fine anno 2015. A evidenziarla è il cambiamento del management e il ritorno del suo fondatore che mira a trasformare il cinguettio breve e ritmato in un suono lungo e articolato. La crisi è dovuta al calo di utenti che preferiscono a Twitter altri social network, più congeniali a scambiare pensieri e a condividere sensazioni e sentimenti che non possono essere trasmessi nella forma di 140 caratteri o frasi brevi come quelle dei bigliettini dei baci perugina.

Per chi ama i media sociali e li frequenta in modo consapevole e attento fa quasi tenerezza vedere l’insistenza con la quale i politici continuino a perseverare nel cinguettare i loro brevi pensieri con Twitter (Nota 1). Fa altrettanta tenerezza osservare come e quanto questi messaggi brevi vengano scrutati, sviscerati e analizzati da giornalisti e blogger della Rete, allo scopo di produrre articoli redazionali o contenuti da proporre in rete alla ricerca di qualche forma di remunerazione.

L’uso del cinguettio digitale e mediatico da parte di personaggi pubblici e in particolare di politici è diventato negli anni recenti un fattore forte per la notorietà e la diffusione di Twitter e per le persone pubbliche note cha hanno usato la sua piattaforma. L’uso di Twitter da parte di politici e persone famose ha permesso all’azienda di attrarre un numero maggiore di inserzionisti e di investimenti pubblicitari ma non sembra essere stato sufficiente per crescere e diffondersi sul mercato in competizione con altri social network oggi disponibili.

Popolazione di Twitter in calo

La popolazione di utenti Twitter è in costante calo e soprattutto non sfonda tra i giovani che gli preferiscono altri media sociali. La fuga o la disaffezione non sono certamente legate all’affollamento generato da cinguettii di personaggi famosi per la forza dei messaggi come Gasparri, Alfano o lo stesso Renzi (pur sempre efficace…) ma sono indicative di una incapacità della piattaforma ad andare incontro ai bisogni emergenti, agli stili di vita praticati e ai comportamenti dei potenziali utenti.

Il merito di Twitter è stato quello di fare emergere il micro blogging trasformandolo ina pratica diffusa, sia per utilizzi e finalità personali sia aziendali e lavorative. Molte aziende che hanno costruito molte delle loro iniziative marketing e comunicazionali su Twitter verrebbero private di un importante strumento di branding dei loro prodotti e di immagine della lor Marca. Lo strumento si è diffuso rapidamente per la sua potenzialità e destinazione d’uso. Con un cinguettio è facile informare, promuovere, tenersi informati e aggiornati su cosa fanno amici e conoscenti, il tutto in tempo reale e con semplici cinguettii esprimibili in pochi caratteri ma dalla elevata efficacia.

L’utilità pratica di Twitter è stata scoperta subito dagli uffici marketing aziendali che ne hanno sfruttato la componente di micro-blogging ma anche per la sua capacità di creare dipendenza e di catturare l’attenzione del destinatario del cinguettiio-messaggio. Non è un caso che Twitter sia stato scoperto immediatamente da politici, celebrità e personaggi dello spettacolo, musicisti famosi e artisti rampanti e da molte figure professionali e leader di mercato espressione del mondo tecnologico. Tutti ne hanno tratto grande visibilità e attenzione. Pur non essendo stato creato come strumento per la politica, il servizio è stato adottato immediatamente dalla classe politica, prima in modo diffuso negli Stati Uniti e poi in molti altri paesi, da buon ultima l’Italia con l’arrivo sulla scena della nuova generazione di politici alla Renzi. Twitter è diventato così in tempi rapidi strumento di lotta e di provocazione, di attivismo dei movimenti ma anche media per la comunicazione e l’organizzazione delle agende e delle iniziative politiche.

Twitter, ma anche Facebook, sono stati percepiti dai politici (in realtà dai loro uffici marketing e spin doctor) come una grande opportunità per trasformare la comunicazione con il cittadino, anzi con l’elettore. Un’opportunità reale legata alla componente interattiva e democratica di questi mezzi che permettono di superare la comunicazione top-down che caratterizza l’azione pubblica e politica di molti personaggi politici. Quanto questa comunicazione cinguettante abbia realmente stabilito un contatto con il cittadino elettore è ancora tutto da dimostrare. Sicuramente ogni cinguettio, ad esempio quelli di Renzi, è servito ai media per fare da cassa di risonanza e per costruirci intorno le narrazioni e le informazioni che erano gli obiettivi finali del politico cinguettante.

Nessuno mette in discussione le potenzialità e le opportunità offerte da Twitter. Twitter è uno strumento che permette una comunicazione rapida, concisa, efficace e sintetica, di creare slogan e idiomi memorabili e capaci di risuonare nella mente come jingle. La sua crisi può sorprendere ma è spiegabile per il tipo di comunicazione che lo caratterizza e per le persone che lo frequentano.

Con quasi 316.000 account, Twitter è oggi ben distanziato da social network come Facebook (1,5 miliardi di utenti registrati) ma anche da WhatsApp (900 milioni) e da Instagram (400 milioni) o Wechat (650 milioni). Tra gli utenti di Twitter molti, come i politici, lo usano come strumento innovativo ma con modalità vecchie e top-down. Quante sono le interazioni reali tra un politico cinguettante e i destinatari del loro cinguettio? Molti cinguettii sono oggi opera di collaboratori e uffici marketing e, quando il cinguettio è originato direttamente dal politico, lo si capisce quasi subito e ci si chiede come faccia a trovare il tempo per cinguettare.

Comunicazione Twitter e sua utenza

Dal punto di vista della comunicazione Twitter produce flussi continui di messaggi difficili da seguire e da comprendere, soprattutto se non si è fatto parte del cinguettare dalla sua origine. Se non si partecipa attivamente al flusso della conversazione possono sfuggire le motivazioni, i significati e il senso stesso della comunicazione. La specificità di Twitter è il feedback immediato e in tempo reale, la sinteticità e nettezza dei giudizi espressi, la loro frequente brutalità. Tutti aspetti che generano un diffuso rumore di fondo che non facilità la sintonizzazione cognitiva fra persone cinguettanti, la comprensione dei messaggi, le analogie cognitive e le riflessioni che spesso sono necessarie per la pragmatica della comunicazione.

Il rumore di fondo, la brevità e la brutalità del cinguettio sembrano essere però spazi di sperimentazione perfetti per politici e celebrità a caccia di visibilità e effetti speciali, di provocazioni e reazioni immediate, capaci di creare effetti farfalla e di rubare attenzione.

La crisi di Twitter ha portato in questi giorni (nota 3) alla sostituzione della squadra di comando, quattro figure chiave che stavano lavorando a un piano di rilancio, e al ritorno al comando di Jack Dorsey, la persona che ha creato il social network. Una delle novità sulle quali starebbe lavorando Dorsey è di eliminare il vincolo dei 140 caratteri per portarlo a un #longtwitter da 10.000 caratteri. Una scelta pensata per competere meglio con altri social network come Facebook ma percepita criticamente dall’utenza tipica e affezionata di Twitter, molto attaccata alla brevità del cinguettio, ai retweet e alla loro frequenza. Una scelta che metterebbe in crisi anche utenti speciali come i numerosi politici che il limite non saprebbero in ogni caso superarlo, per la loro incapacità ad elaborare pensiero o proposte che richiedono più di 140 caratteri

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L’andamento di Twitter sul mercato ha subito nel 2015 una accelerazione in negativo. Ha perso la forza virale di cui era inizialmente portatore, non incide sulle relazioni e non contribuisce in modo determinante a coltivarle nel tempo, sta perdendo utenti ed è sempre più uno strumento di comunicazione di tipo narcisistico e autoreferenziale per comunità chiuse che si parlano spesso addosso e si auto-promuovono o si Auto-celebrano.

L’assenza dei feedback che caratterizza molti dei cinguetti politicanti indica la difficoltà a costruire fiducia e a stabilire relazioni. Se Renzi con l’hashtag de #labuonascuola avesse realmente seguito i cinguetti dei professori e delle loro iniziative digitali forse avrebbe introdotto alcuni cambiamenti nella sua legge. Il non averlo fatto indica un uso di uno strumento innovativo in modo vecchio e tradizionale, non costruttivo e alla fine offensivo per i destinatari del messaggio. Forse però l’hashtag de #labuonascuola serviva a suggerire l’attivismo della stampa e a interagire con altri interlocutori politici impegnati nell’approvazione della legge e in un gara a chi cinguettava più forte!

Perché i politici amano cinguettare

Invece di servire da potente passaparola, trend-setter o trend-hunter, Twitter è diventato veicolo di propaganda politica, strumento per aumentare la comunità di folle adoranti e di fan per un cantante o per un calciatore come Balotelli e per farsi motore di pettegolezzi su fatti non sempre reali o neppure verosimili. Twitter è servito in diverse occasioni, in tutte la parti del mondo, per alimentare campagne elettorali, definire e comunicare le agende dei candidati e per dare forma alla comprensione degli eventi da parte dei giornalisti, con l’obiettivo di influenzarli fornendo loro informazioni strategiche, competitive e utili per la scrittura di articoli o commenti. Twitter è stato anche usato, ad esempio nelle campagne elettorali americane, per misurare le prestazioni dei candidati durante i dibattiti televisivi e il clima della opinione pubblica, contando e analizzando (percezioni, emozioni, sentimenti, riflessioni, ecc.) i cinguettii inviati dal pubblico.

In una platea occupata da celebrità e da politici attrezzati per farsi largo e sovrastare con il loro cinguettio rumoroso e urlante quello degli altri, gli utenti normali si sono sentiti schiacciati, in minoranza, fuori luogo e senza interlocutori. Difficile pensare che ci si possa divertire a cinguettare con molti personaggi della scena politica italiana o con calciatori che acquistano la loro fama per avere distrutto la loro Ferrari o per le provocazioni razziste cinguettate online.

Uno dei motivi che ha indotto molti politici a preferire Twitter ad altri social network è stata la ricerca di un contatto diretto con gli utenti e gli elettori non mediato dai media tradizionali. L’obiettivo è stato raggiunto solo in parte, visto che i media si sono impossessati fin dall’inizio dei cinguettii costruendovi sopra la loro informazione e le loro scelte redazionali. Cinguettare è comunque servito a raggiungere audience più larghe e a farlo in tempo reale cogliendo il momento più adeguato per il messaggio da comunicare. Oggi che queste audience si stanno restringendo c’è da interrogarsi se e quanto i politici continueranno a persistere nell’uso della piattaforma di Twitter.

Una previsione facile permette di dare a questo interrogativo una risposta positiva. Mentre gli utenti della Rete, soprattutto i giovani, hanno già trovato il modo di demistificare ruolo e forza di Twitter e sono già in viaggio verso altre piattaforme e forme di comunicazione, i politici italiani si accorgeranno del cambiamento nei gusti e delle tendenze emergenti con il solito ritardo.

La ricca offerta alternativa esistente ha finito per attrarre un numero crescente di utenti contribuendo a fermare l’onda montante di Twitter e a far emergere l’attuale crisi. Una situazione dai risvolti complessi e dagli scenari futuri ancora non scritti. L’idea del fondatore Jack Dorsey, da poco rientrato a capo dell’azienda, sembra quella di trasformare il micro-blogging di Twitter aumentando il limite dei 140 caratteri ma è chiaro che una scelta di questo tipo non sarà sufficiente. Per il rilancio di Twitter servono nuovi capitali, servono nuovi manager in grado di capire le ragioni del calo e di definire nuove strategie vincenti per un rilancio. L’utilità e l’uso fatto di Twitter da parte degli uffici marketing delle aziende potrebbe favorire acquisizioni o fusioni con altre applicazioni di social networking ma la soluzione potrebbe non bastare.

Ciò che sembra essere entrato in crisi è il modello di comunicazione che è emerso dal cinguettare come pratica diffusa di auto-promozione e di auto-celebrazione ma anche di manipolazione e semplice promozione. In assenza di un valore pragmatico della comunicazione cinguettante, il destinatario e utente di Twitter finisce per far emergere l’indifferenza e l’apatia. La prima porta a non recepire il cinguettio in entrata, la seconda a non usare lo strumento per reagire, per comunicare un feedback o per attivarsi tramite il passaparola.

Superata l’indifferenza e stanchi dell’apatia molti utenti hanno deciso di guardarsi intorno e di scoprire molti altri strumenti capaci, come Twitter, di offrire loro servizi di micro-blogging e di interazioni in tempo reale. E continueranno a farlo anche se Dorsey dovrebbe aumentare la lunghezza del cinguettio a 10.000 (#twitterlong) caratteri come sembra intenzionato a fare per rincorrere Facebook. Il venire meno della magia del cinguettio breve cambierebbe la natura della sua comunicazione creando più disagio che benefici nella platea dei suoi fan.

Difficile pensare a un mondo senza cinguettii ma se cinguettare è diventato sinonimo di abbaiare o ululare è facile comprendere come chi non è in grado o non vuole farlo, voli via e vada alla ricerca di nuovi ecosistemi “Gasparri free-zone”, magari liberi da politici e celebrità varie.

In alternativa Dorsey potrebbe pensare a rilasciare due versioni differenti di Twitter, una per il grande pubblico che vuole dare libero sfogo alla sua creatività e vuole cinguettare felicemente e liberamente per esprimere le proprie impressioni in tempo reale condividendole con amici e conoscenti, la seconda per i politici in modo che la possano usare per le loro attività e iniziative.

Se così facesse la prima piattaforma potrebbe diventare utile veicolo pubblicitario e richiamare gli investitori e gli inserzionisti che oggi vogliono scappare e la seconda potrebbe permettere di dare forma digitale ai partiti della postmodernità. Partiti come riserve con pochi abitanti molto felici per la loro condizione di privilegiati e anche per disporre di una versione esclusiva di Twitter. Sempre naturalmente con il limite dei 140 caratteri, tanto a che serve averne 10.000 per "#lavoltabuona", "#Italiariparte", "#cambiaverso". "#madovevivono", “#labuona scuola”, "#amicigufi", #Matteorisponde o semplicemente #buongiorno.

Il rischio è che i politici si ritrovino da soli a cinguettare nel bosco della politica, a sorridere e ad arrabbiarsi per la validità o stupidità dei loro messaggi parlandosi addosso, cinguettando in coro o, forse più frequentemente contro, come uccelli di varie specie in lotta per il controllo del territorio o della pianta su cui stare.

Forse oggi è meglio così!

Provate a immaginare cosa succederebbe se colonizzassero anche Pinterest, Instagram, WhatsApp, SnapChat o Wattpad come hanno fatto con Twitter!

 

 

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