E’ l’acqua che scorre, è il treno che ferma in tutte le stazioni belle o brutte che siano, è l’inverno che si alterna all’estate, è un’altalena che fa su e giù tra un’emozione ed un’inquietudine. E’ la vita.
Una continua sfida, non si smette mai di lottare: nel lavoro, nelle relazioni e lungo l’intero percorso dell’esistenza.
E nel mentre di ogni battaglia regna l’idea, o la speranza, di essere nella verità.
Alla fine, per sfinimento o perché convinti di aver raggiunto una meta, si arriva alla conclusione che il fato abbia deciso per tutti di concedere la meritata tregua.
Come se tale armistizio fosse quello giusto per centrare la tanto affascinante ed a tratti eccitante felicità, una destinazione a cui tutti aspirano.
Eppure proprio nel momento in cui si è certi di averla conquistata, la bolla di sapone scoppia, lasciando un sapore ancora più amaro dell’errata convinzione che non si sarà mai felici.
Accettando così la più totale rassegnazione, con l’unica idea consolatoria dell’epilogo di un breve capitolo di una lunga serie.
Forse, nell’infinita corsa è bene rallentare un attimo e riflettere.
Concentrare l’intera riflessione su ciò fatto fino ad ora: il punto di partenza, da che cosa ci si è separati prima di intraprendere un percorso e come si è arrivati a sostenere quella determinata scelta; pensare ai tanti sogni prefissati, agli obiettivi raggiunti e alle tante competizioni in cui si è incappati navigando nel mondo esterno, che è finito per sopraffare quell’interno.
Con un po’ di fortuna, perché non tutti riescono a costruire un pensiero riflessivo, si dovrebbe arrivare ad accettare che la reale sfida non è competere con gli obiettivi o le fortune degli altri ma lottare contro un nemico peggiore: ‘se stessi’.
Bloccati in una vita piena di ostacoli fatta di pregiudizi, timori, fragilità e paure indotte dalle conseguenze di una mente narrativa ed ingannatrice responsabile di una copia falsata della realtà.
Errata perché è fatta di proiezioni.
In questo modo viene distolto lo sguardo dalla vera vittoria: cioè il raggiungimento di quei luoghi lontani da ogni tipo di aspettativa ma in grado di colpire i propri limiti e lasciare spazio ad altro di sé, come una nuova relazione, un bisogno altrui e lo spazio- tempo che si dedica nell’occuparsi di un affetto.
Il legame fra smartphone e paura
Certamente, disobbedire ai pensieri non è semplice e può risultare anche doloroso poiché contempla dei radicali cambiamenti di indirizzo difficili da sostenere, i quali spesso ristagnano su di un solo punto riflessivo ed in altri momenti creano uno ‘blocco’ che si verifica in molteplici direzioni.
Ma quando avviene lo ‘sblocco’ dopo aver riposizionato la bussola interna, per la prima volta si avvertirà la giusta sensazione di essere stati i protagonisti delle proprie azioni e questo è un qualcosa che si avvicina alla felicità.
Sempre se esiste, perché anche quest’ultima potrebbe essere un bellissimo film di fantascienza complice di qualche attimo di tranquillità.
Pochi istanti di pace, per poi tornare indietro e restare nuovamente incastrati nella ragnatela della propria fantasia, fermi, senza nessuno tipo di reazione che possa in qualche modo cambiare prospettiva.
A questo punto, che fate?
Restate immobili o reagite?
Tutto ciò può essere interpretato come una continua sconfitta della vita, invece, è un inno a vivere, un invito a godere di ogni secondo nel presente e lasciare andare il passato e non pensare al futuro.
Bisogna smetterla di camminare con gli occhi di un altro ma, prendere consapevolezza di sé e seguire la propria strada perché tanto chi vi ama, vi accetterà senza nessun tipo di giudizi.
Siate il lieto fine di voi stessi.