MISCELLANEA /

A cosa mi serve la SEO se non ne ho vantaggi?

A cosa mi serve la SEO se non ne ho vantaggi?

26 Agosto 2015 Redazione SoloTablet
SoloTablet
Redazione SoloTablet
share
Internet ci ha regalato la libertà, forse anche l’illusione di averla. Online a farla da padrone sono gli algoritmi, di Google Search e non solo. Sono loro a determinare quale contenuto sia più attraente, adeguato, interessante e quale sia il migliore per rispondere alle esigenze del navigante online. Per renderli felici sono proliferate negli anni numerose pratiche SEO (Search Engine Optimization) che coinvolgono migliaia di persone e società. Numerosi sono anche coloro che ritengono inutile la SEO o vi si oppongono credendo di essere dotati di conoscenze e pratiche migliori.

Sulla SEO Carlo Mazzucchelli  , fondatore di SOLOTABLET ha intervistato Manuela Iurisci, Google Marketing Expert | SEM & SEO Management/Strategy | Social Media Manager

Buongiorno, per iniziare ci vuole raccontare qualcosa di lei? A chi si rivolge con le sue attività e come vive l’era digitale che ha trasformato il mondo attuale?

Lavoro in ambito web da molti anni e mi sono specializzata, col tempo, sulle interfacce utente, cioè sull’interazione macchina-utente, dal lato dell’utente.

Questo ovviamente porta, tra le altre cose, alla SEO.

Di SEO si parla da molti anni. Nel tempo gli algoritmi di Google Search sono costantemente cambiati, in sintonia con gli obiettivi di business di Google. Quali sono secondo lei i motivi per cui oggi bisognerebbe investire in attività SEO? E perché la SEO è così importante.

E’ importante fare però attenzione.

La SEO non appartiene a Google o ad un motore di ricerca specifico, appartiene al web. L’acronimo definisce quella serie di azioni tecniche che si fanno per ottimizzare ovvero migliorare la “visibilità” di un sito/portale ai Crawler ovvero ai software che scandagliano costantemente la rete e devono interpretare quello che vi trovano per renderla disponibile all’utenza umana.

Negli ultimi anni i vari algoritmi di cui sono composti i Crawler sono divenuti sempre più sofisticati dando più valore ai contenuti di qualità formattati bene. Per fortuna di noi utenti aggiungerei.

Fino a non molto tempo fa i siti erano diventati degli elenchi zeppi di parole chiave e links che portavano ad altri siti anch’essi pieni di parole chiave e links, per la sola ragione di finire tra le prime righe dei risultati di ricerca. Pertanto nelle prime tre pagine della ricerca c’era molta immondizia. Il SEO era una figura che si spacciava per hacker e che si proponeva come esperto in grado di “crackare google” e far finire il sito web del cliente in prima posizione. Terribile.

Ricordiamoci che le parole che scriviamo nella stringa di ricerca attivano gli algoritmi che devono riportarci quello che abbiamo richiesto. La scansione del web da parte dei Crawler scandaglia la marea di contenuti indicizzati e ci riporta quei risultati elencati in ordine di pertinenza. Questa pertinenza deve essere attivata dall’obbiettività di un algoritmo matematico.

Le azioni SEO quindi diventano importanti quando parliamo di attività business o comunque quando dalla visibilità web ci si aspettano profitti di qualche tipo: portali di news, e-commerce, attività.

 

Non tutti concordano sul fatto che la SEO risponda ai bisogni di chi vi investe e alle promesse in essa comprese. Molti sostengono di avere risultati buoni anche senza SEO. Cosa c’è di errato in queste scelte e comportamenti. Cosa direbbe a un potenziale cliente che manifestasse scetticismo e resistenza all’investire in questo tipo di pratiche?

Facciamo intanto chiarezza: ci sono le azioni SEO fatte da professionisti e SEO fatto dagli smanettoni. I professionisti studiano e si aggiornano costantemente per essere in grado di fornire le giuste soluzioni, compreso dire che non è necessario investire là non ve n’è utilità. Gli smanettoni sono quelli che praticano le furbate per spillare soldi e che usano termini incomprensibili ai clienti, garantendo risultati e posizionamenti assolutamente non garantibili nemmeno dal migliore dei professionisti.

Il web è pieno oggi di strumenti gratuiti altamente professionali e le stesse piattaforme di blogging permettono di pubblicare siti di qualità senza molte conoscenze tecniche.

Le piattaforme per siti e blog gratuiti forniscono già di base la pubblicazione di articoli e pagine senza alcuna conoscenza SEO né intervento di professionisti a pagamento. Ci sono portali di arte o notizie o blog che hanno un’ottima visibilità grazie agli ottimi contenuti.

Quando però un sito o portale, ad esempio di un ecommerce ha necessità di aumentare la propria visibilità (anche in conseguenza della forte presenza di competitors) è necessario fare una SEO Audit e analizzare lo stato dell’arte. L’Audit fornirà al cliente i punti critici dove intervenire e permetterà di pianificare una serie di azioni. Queste ottimizzazioni potranno concorrere ad un miglioramento dei posizionamenti e pertanto della visibilità, ma è ovvio che non possono garantire nulla. Ci sono da considerare tutte le altre variabili annesse e connesse: l’usabilità del sito, la leggibilità su mobile, la velocità di caricamento, la qualità delle immagini e dei contenuti, la facilità di interazione con gli utenti. Le aspettative dei clienti, specialmente in seguito agli investimenti fatti, sono sempre altissime e per lo più anche irreali. La SEO è solo uno dei tasselli del marketing- puzzle: ci si può investire con criterio ma si può vivere anche senza. Così come si può vivere senza una presenza sui Social o uno spot pubblicitario in TV.

 

SEO, storytelling, social media marketing, SEM, ecc. Sono tante pratiche che sono emerse negli anni come utili per trasformare in digitale molti aspetti del business. Sono pratiche che coinvolgono migliaia di operatori e professionisti. Come vede lei questo mercato in Italia? Non crede che ci sia un surplus di offerta e che molta di essa sia inadeguata? Non crede che anche la domanda sia altrettanto inadeguata?

Direi che le sigle inglesi in Italia piacciono molto ma che per la maggior parte dell’utenza (in domanda e in offerta) sono parole prive di significato che richiamano chissà quale profondo mistero. I professionisti del settore, se vogliono chiamarsi tali, studiano, si aggiornano costantemente, fanno molta esperienza e non danno nulla per scontato. E’ il mestiere di oggi, che promette tanto e mantiene molto poco. Da un lato tanti che si sentono “portati naturalmente” oppure “perché fa professional” dall’altro clienti che vogliono essere “digital” ma senza spendere. Bisogna farsene una ragione: oggi ci sono tanti strumenti nuovi che se usati bene possono dare molte soddisfazioni, ma vanno usati per lo scopo per cui sono nati e nelle modalità corrette.

Appena esce una nuova funzione, un nuovo strumento, subito ci si tuffa come se quella novità finalmente ci porterà la visibilità o i clienti che non abbiamo avuto finora. Insomma il colpo grosso che ci permetterà di vendere e aumentare vertiginosamente la percentuale dei nostri profitti!

Il web è un posto come un altro, non ci sono grandi misteri, non ci sono pratiche esoteriche incomprensibili. E' un posto in costante aggiornamento, questo sì, che prevede una conoscenza approfondita del mezzo, ma questo è necessario in qualunque ambito e settore (ha mai provato ad usare un software per l’Auditel e a leggerne e interpretare i dati?).

Le automobili vengono progettate da chi conosce il mestiere e noi paghiamo per averle, non ce le costruiamo da soli e aggratis, perché con il web dovrebbe essere diverso?

I professionisti ci sono, così come ci sono aziende che sanno cosa chiedere e dove investire. Ad entrambi va dato il giusto valore. Non è assolutamente vero che bisogna spendere per forza e parecchio, ma è assolutamente vero che se si vuole visibilità, vendite e profitto allora bisogna anche investire. E no, il figlio del cugino dell’amico che “fa siti” o ha fatto “un corso” e si occupa di siti-seo-blog-ecommerce-social-webmarketing-grafica non è la soluzione ai problemi.

 

Infine una domanda filosofica. Praticando un’attività volta a soddisfare gli algoritmi non le sembra di contribuire alla costruzione di una realtà dominata dalle macchine? E’ come se ci si adeguasse al codice straniero che fa funzionare gli algoritmi e decide per noi cosa sia bene e male, cosa si debba comperare e quando, ciò che conviene pubblicare o meno, come va scritto e quanto deve essere esteso, ecc. Come professionista lei non si pone mai domande di questo tipo?

Certo che me le pongo, la questione etica non va mai tralasciata né sottovalutata.  Ma bisognerebbe partire da lontano e dal mondo reale. Il Marketing è etico? Il commercio è etico? L’informazione tutta è etica? Il web non è un mondo alieno dominato dalle macchine, è un posto fatto da esseri umani per gli esseri umani, tramite le macchine. Come viene costruito e gestito siamo sempre noi a deciderlo (almeno per ora), e l’etica dell’uomo è comunque cosa .  Pertanto se tutti vogliamo giocare a questo gioco, delle regole ci devono pur essere. Nei Social ancora di più. Siccome poi le regole di mercato e pertanto anche del web vengono gestite dalle aziende creatrici e fornitrici dei servizi (che sono delle società per azioni e non delle onlus) se vogliamo giocare dobbiamo stare alle loro regole. Oppure decidere di non giocare.

Cinico ma obiettivamente realistico.

Per terminare e ringraziandola vuole aggiungere altro?

Sì che la questione a monte non è SEO o non SEO ma Qualità o non Qualità, perché al di là degli algoritmi e la gara ai posizionamenti dovrebbe importare la qualità (e pertanto dare valore) di ciò che si pubblica, pensare in primis a chi di quel contenuto ne usufruirà. Il web è pieno oggi di strumenti professionali che hanno una entry level gratuita e le stesse piattaforme di blogging permettono di pubblicare siti di qualità senza molte conoscenze tecniche.

Per l’utente privato non c’è alcun bisogno di grosse spese mentre l’azienda si deve fare capace che il web è un posto come un altro e che se è disponibile ad investire nei punti vendita, negli spot pubblicitari, nelle affissioni e nei pubbliredazionali allora non c'è ragione perché non debba investire anche nella visibilità web.

  

 

 

 

comments powered by Disqus

Sei alla ricerca di uno sviluppatore?

Cerca nel nostro database