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Intelligenza, web e controllo della mente. Riflessioni dal libro di Howard Rheingold.

Intelligenza, web e controllo della mente. Riflessioni dal libro di Howard Rheingold.

30 Maggio 2013 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Una contributo condiviso sul libro “Net Smart, How to thrive online” di Howard Rheingold, appena terminato di leggere. Ultimo libro dell’autore di “Virtual communities” e “Smart Mobs” che invita tutti a fare i conti in modo pragmatico ma informato con la cultura digitale. Cinque gli argomenti proposti: il ruolo dell’attenzione, come individuare le bufale online, il potere della partecipazione e la collaborazione, il know-how digitale e la forma del sociale.

L’ultimo libro di Howard Rheingold ( in Italia pubblicato da Cortina Editore con il titolo “Perché la rete ci rende intelligenti”) non arriva a caso o fuori tempo. E’ semplicemente uno dei molti libri prodotti negli ultimi anni che affrontano con punti di vista più o meno radicali il ruolo delle tecnologie nelle nostre vite personali e sociali analizzandone effetti più o meno deleteri e preoccupanti e mettendo in guardia su un’evoluzione senza storia. Senza storia per l’umanità. Una evoluzione nella quale ad essere escluso potrebbe essere l’uomo stesso, per far posto alla macchina o ad un surrogato ibridato di tecnologia e carne umana, di software e intelligenza artificiale, di realtà parallele e spazi virtuali.

Tra le molte tecnologie prese in considerazione, quelle che richiamano maggior interesse e generano il maggior numero di pubblicazioni, sono quelle legate ad Internet ed alla rete. Sono le tecnologie web ma anche le applicazioni di social networking, i media sociali, i progetti alla 'second life d nuova generazione, i dispositivi mobili e le loro APP. Sono tutte tecnologie pervasive e ineludibili perché hanno penetrato e, in qualche modo, colonizzato il nostro modo di pensare prima ancora che i nostri comportamenti e azioni. Sono tecnologie che riflettono il ruolo fondamentale raggiunto dall’informazione e dei modi con cui ne usufruiamo per comprendere il mondo ma anche come la alimentiamo.

L’informazione è ovunque e in eccesso e lo è soprattutto nei luoghi più o meno abitati e frequentati dalla rete. Sono luoghi nei quali diventare usufruitori passivi di informazioni, messaggi, opinioni e manipolazioni, è estremamente facile, se non si dispone degli strumenti cognitivi e mentali per difendersi e proteggersi da produttori di tecnologie sempre più potenti e aggressivi per la ricchezza che dal loro potere ne deriva.

Il punto di partenza per costruire un primo argine di difesa è la consapevolezza che, per non farsi schiacciare dalla mole di informazione disponibile,  è necessario conoscere a fondo gli strumenti disponibili e utilizzati. Parliamo di motori di ricerca come Google, di social network come Facebook e Twitter, di dispositivi mobili come tablet e smartphone, di media digitali e di Internet.

A venire in aiuto a chi è in cerca di maggiore consapevolezza e vuole trovare nuovi strumenti e modalità per una ‘resistenza umana’ alla tecnologia, senza per questo demonizzarla, ci ha pensato l’esperto di cybercultura Rheingold. Lo ha fatto con un libro molto utile e ricco di suggestioni e informazioni sull’uso intelligente delle potenzialità della rete e per lo sviluppo di una intelligenza collettiva online. Il tentativo, coerente con quanto prodotto nei libri precedenti, è di suggerire una riflessione attenta su quanto facciamo e su come spendiamo (sprechiamo) il nostro tempo nell’uso della tecnologia. L’autore lo fa proponendo una alfabetizzazione digitale che possa portare alla costruzione di una società più seria, attenta e responsabile in grado di arricchirci individualmente ma anche di farci evitare conseguenze personali e sociali sgradevoli e generatrici di angosce e infelicità.

L’alfabetizzazione digitale passa, secondo Howard Rheingold, attraverso cinque fondamentali capacità: attenzione, partecipazione, collaborazione, consumo critico dell’informazione e intelligenza nella vita online e in rete. Queste capacità non si evolvono da sole ma vanno coltivate pervicacemente nel tempo. Per farlo bisogna imparare il come, il modo, la tempistica, l’urgenza, l’importanza e l’efficacia. Su ognuno di questi aspetti l’autore offre una marea di informazioni, analisi, suggerimenti, esempi di buone e cattive pratiche, riferimenti culturali e bibliografici (sitografici), casi di studio, allarmi e criticità.

Rheingold ci spiega come l’attenzione opera nella nostra mente e come la possiamo utilizzare per focalizzarci sulle porzioni di informazioni veramente utili, sfrondandole dallo tzunami informativo nel quale siamo immersi. Sulla partecipazione ci viene raccontata la qualità che ne deriva a blogger, cittadini della rete, utilizzatori di twitter e membri di comunità di interesse di paratica, che la praticano consapevolmente e generosamente. La collaborazione viene esaminata dal punto di vista lavorativo come scambio di conoscenza e di conoscenze ma viene anche usata dall’autore per impartire una delle sue lezioni sull’uso della rete e del networking. La rete, come ogni strumento tecnologico, non è ne buona né cattiva ma un suo uso consapevole può renderci tutti più intelligenti e socialmente collaborativi perché più propensi e disponibili a condividere sforzi personali per il raggiungimento di fini e risultati condivisi e sociali.

Il libro di Rheingold si offre ad una facile lettura, in alcune parti è un po’ prolisso o forse semplicemente didattico perché vuole convincere e  non lasciare nulla di intentato per instillare nuova consapevolezza e capacità di pensiero critico. E’ un libro che suona come una richiamo a svegliarsi e a prendere coscienza che, se non reagiamo, il rischio è di vederci sfrattati nelle nostre capacità di condizionare il nostro mondo esterno e interno, nel giro di poche generazioni.

La cosa interessante da osservare è che questo libro arriva unitamente ad altri contributi come quello di James P. Stayer, fondatore della società No-Profit Common Sense Media , dal titolo “Talking Back to Facebook” o quello di Eugeney Morozov dal titolo “L’ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di Internet” (edizioni Codice), quello di Eli Pariser dal titolo “Il filtro” (edizione Il Saggiatore), quello di Sherry Turale dal titolo “Insieme ma soli” (edizioni Codice) e infine vanno ricordati i libri di Nicholas Carr.

Tutti questi libri, compreso quello di Howard Rheingold, sostengono le loro tesi dispiegando una grande ricchezza di dati, di statistiche e risultati di indagini e ricerche che stanno evidenziando il periodo di grande cambiamento e paradigmatico che stiamo vivendo a causa della pervasività e della prepotenza della tecnologia. Sono citati ed elencati numeri relativi ai caricamenti di nuovi testi, video, contenuti audio. Sono evidenziati i dati relativi a quanto tempo spendono online i bambini e gli adolescenti ma anche gli adulti e gli anziani. Sono enumerati i successi commerciali di smartphone, telefoni cellulari e tablet.

Mentre altri autori propongono misure radicali per liberare le persone dalla tecnologia, Rheingold esprime per l’ennesima volta la sua visione positiva e progressista. Mette in guardia e suggerisce un uso intelligente e consapevole e lo fa osservando in modo molto pragmatico che staccarci dalla rete e dai nostri dispositivi smart e mobile è ormai diventato impossibile. A sostenere le sue tesi e idee l’autore chiama a supporto contributi e visioni di autori come Platone ( famosa e ripresa anche dall'autore la citazione del Fedro sul ruolo della scrittura) e altri pensatori che nel passato hanno affrontato cambiamenti di paradigma simili come quello della introduzione della scrittura, della macchina da stampa, del personal computer e di Internet.

Le conclusioni di Rheingold arrivano dopo 350 pagine ma sono illuminanti e le riporto in sintesi per chi il libro decidesse di non leggerlo.

Sull’attenzione:

  • I social media favoriscono al distrazione ma con l'esercizio si può imparare ad essere attenti
  • Lasciare senza controllo la nostra attenzione e le nostre reazioni ai social media può essere dannoso per la salute
  • Respirate! Il respiro unisce mente, cervello e corpo.
  • L'apprendimento comincia con il fare attenzione agli altri (figli soprattutto).
  • Attenti al multitasking
  • Bisogna anche sapere dire di no (citazione da Steve Jobs)
  • La consapevolezza nasce dal rendersi conto di come si sta usando la propria attenzione
  • Nell'uso dei media sociali bisogna avere ben chiari i propri scopi 

Come rilevare le bufale online e difendersi dal motore di ricerca:

  • Sapendo come cercare c'è una risposta valida per ogni domanda
  • Fare le domande pensando alle risposte che si vogliono ottenere
  • Non fermarsi ad una sola ricerca e consutare più pagine di risultati
  • Tenere sempre presente che siamo noi a stabile quanto sia veritiero un risutato di una ricerca
  • Cercate sempre un autore e le fonti
  • fare attenzione alle bolle create dai filtri
  • Prendere rapide microdecisioni
  • Attenzione all'infotention 

Sulla partecipazione:

  • Ogni dispositivo è una macchina tipografica
  • Curare i contenuti
  • Essre coscienti delle proprie tracce digitali
  • Presumere la buona fede 

Sulla Collaborazione:

  • Cooperare implica coordinarsi
  • Chiarire bene la forma di collaborazione
  • Le reti e i nuovi media digitali sono strumenti di produzione e di distribuzione economica
  • La contribuzione delle persone non risponde sempre a logiche di mercato
  • Le persone usano i media sociali per consumare oltre ch per creare 

Sulla intelligenza della rete:

  • Le reti hanno strutture che influenzano i comportamenti degli individui e dei gruppi
  • Le reti a piccolo mondo facilitano lo scambio e la circolazione veloce della informazione
  • Le tecnologie online amplificano la portata delle reti sociali tradizionali
  • La posizione che si ha in una rete sociale è importante
  • Il capitale sociale di sviluppa dagli individui e dai gruppi grazie a reti di fiducia e a norme di reciprocità

 

Per chi volesse saperne di più, arricchire quanto elencato qui sopra, non rimane che acquistare e leggere il libro.

Io l'ho terminato e non sono pentito di averlo fatto.

 

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