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Perché è corretto sviluppare un pensiero critico sulla tecnologia!

Perché è corretto sviluppare un pensiero critico sulla tecnologia!

22 Gennaio 2014 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Si moltiplicano in libreria i libri sulla tecnologia che mettono in guardia dai suoi effetti e dai cambiamenti che sta portando. Lontani sono i tempi di ‘High Touch High Tech’ di Naisbit ma non sono cambiati i temi di riflessione e le argomentazioni sui rischi e pericoli che derivano dal lasciarsi influenzare dalla tecnologia. Ecco cosa ne pensa Eugeny Morozov.

In una presentazione fatta a fine anno 2013, Eugeny Morozov, autore del libro ‘L’ingenuità della rete’ e considerato uno dei cosiddetti cyber-critici, ha chiarito come il suo pensiero non sia catalogabile né tra i tecno-scettici né tra i tecno-entusiasti ed ha ribadito l’importanza di una revisione critica del discorso che abbraccia e racconta il fenomeno tecnologico.

Punto di partenza della sua riflessione è che i gadget che utilizziamo e la tecnologia che li rendono possibili siano oggi sovrastimati e troppo al centro di ogni attenzione. Ciò che andrebbe enfatizzato non è lo strumento in sé ma ol contesto nel quale esso viene usato. Il mondo non può essere salvato o cambiato solo ricorrendo alla tecnologia, serve la politica e servono i sistemi sociali.

Un cambio di prospettiva e una maggiore attenzione posta sulle applicazioni e come esse vengono usate a livello individuale ma anche dentro organizzazioni e aziende, permetterebbe allora di comprendere come le tecnologie attuali siano dentro un contesto politico, quello del neoliberalismo, nel quale l’individualismo sta distruggendo l’infrastruttura sociale delle nostre società. In un contesto politico e sociale complesso le nuove tecnologie da sole non possono permettere agli individui di emanciparsi per conto proprio. Il cambiamento può avvenire solo con l’impegno politico e sociale delle persone. 

In molti casi le tecnologie sono al contrario usate dal potere per sostenere il proprio dominio politico e impedirne la critica o la battaglia politica. Ne è esempio concreto l’uso che viene fatta della tecnologia per combattere il terrorismo e le sue ricadute negative sulla privacy delle persone come ha dimostrato il caso Snowden e NSA.

La critica di Morozov è rivolta all’utilizzo che della tecnologia viene fatta dal governo americano per combattere ad esempio la piaga dell’obesità rendendo il cittadino più consapevole e responsabile. Per Morozov questo è utile ma non sufficiente perché sembra indicare che il cambiamento sia solo una responsabilità individuale. Quello che servirebbe invece è una politica diversa sull’alimentazione, la creazione di maggiori spazi per la mobilità individuale e per le attività fisiche. Al posto della politica si ricorre alla tecnologia perché appare una scorciatoia rapida e praticabile.

Per comprendere a fondo cosa è possibile fare per agire meglio bisogna comprendere le logiche del business sottostanti alla tecnologia e i modelli politici che crescono intorno ad essi e che, non a caso, mettono molte responsabilità direttamente sulle spalle del cittadino.

Morozov rigetta l’idea che le sue posizioni siano contro la tecnologia e sottolinea al contrario la necessità di mantenere attiva una capacità di analisi e di critica perché solo essa può facilitare un utilizzo migliore delle molteplicità potenzialità della tecnologia. Una riflessione di questo tipo non può non essere politica e non può non interessarsi ai modelli economici sottostanti (vedi quelli di Google, Apple, Facebook, Amazon, ecc.).

Senza questa consapevolezza il dibattito sulla tecnologia è monco e inconcludente. Serve sviluppare una robusta filosofia tecnologica che tenga insieme lo strumento e il suo utilizzo e ne valuti le ricadute non solo in termini tecnologici ma soprattutto sociali, politici e economici. La necessità nasce dalla capacità dominante della tecnologia a livello cognitivo e dalla urgenza di mantenere libera (più libera) e democratica l’intera infrastruttura dell’informazione che sta diventando sempre più centralizzata e controllata  ( cloud computing, big Data, NSA e privacy, ecc.).

Per sviluppare una riflessione bisogna prendere consapevolezza che, a differenza degli anni 70 in cui si discuteva e operava per garantire a tutti uno strumento di accesso ai dati, oggi tutti dispongono di dispositivi e tecnologie per farlo ma i dati sono sempre più centralizzati posseduti e controllati da organizzazioni pubbliche e private.

Per garantire al cittadino e al consumatore la libertà che era la promessa liberatoria della tecnologia, bisogna operare per la creazione di una infrastruttura alternativa a quella centralizzata che si sta affermando. Solo così la tecnologia continuerà ad essere uno strumento di emancipazione e liberazione.

Operare nel contrastare la centralizzazione di internet significa demistificare l’idea che la connessione sempre presente e diffusa alla rete e al world wide web sarebbe stata la risposta alla solitudine e alla alienazione che molte persone sperimentano e vivono. La realtà è molto diversa e la tecnologia sembra essere sempre più al servizio di chi sta lavorando alla creazione del nuovo ‘Panopticon’, un’utopia al rovescio nella quale grazie alla tecnologia si può espandere il controllo su tutti e farlo in modo percepito come liberatorio e democratico.

Secondo Morozov un modo per contrastare le tendenze in atto non è impegnarsi per la libertà di Internet ma affinchè la democrazia occidentale sopravviva, insieme alla libertà. Farlo può essere complicato perché la pervasività di gadget tecnologici che soddisfano bisogni importanti dei consumatori e cittadini finisce per mettere in secondo piano problemi e bisogni più importanti. Eppure bisogna farlo!

Per chi fosse interessato al pensiero dell’autore suggersico di leggere il suo libro ‘L’ingenuità di Internet’, pubblicato dalle edizioni Codice.


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