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A proposito di Etica
La nuova etica non dovrebbe essere un’etica “arcobaleno”, un po’ gialla, un po’ nera un po’ bianca, ma la naturale prosecuzione di quel cammino di civiltà che, pur tra mille contorcimenti e contraddizioni, ha visto i suoi primi passi nella democrazia ateniese e i più recenti traguardi nelle rappresentanze sindacali (che in oriente mancano) e nelle lotte delle femministe (certamente poco conosciute nell’Africa sub sahariana).
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La consulenza filosofica è sempre in bilico, sul crinale dell’essere/non essere e del desiderare
La sua estrema fragilità e mimeticità la rende vulnerabile e precaria. Parlare di metodo è pedante e noioso ma necessario perché rende ciò che si fa credibile e professionale. Negare il metodo o generalizzare come fa Achenbach non è molto di aiuto. Serve una costante opera di ricomposizione è un lavoro di Sisifo, ricostruire, collegare, analizzare questa è la ricerca infinita dei filosofi cui la consulenza non può sottrarsi.
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Pensiero critico? Dipende…
Il pensiero critico ha una data di nascita: il 1781, anno della pubblicazione della prima delle tre critiche di Immanuel Kant. Il Maestro di Königsberg intendeva col termine “critica” quel tribunale della ragione che distinguesse , in termini chiari e distinti, ciò che è possibile conoscere da ciò che non lo è, ovvero che è solo pensabile, il ché non è la stessa cosa. In effetti, possiamo pensare qualunque cosa, ma la nostra effettiva conoscenza del mondo è limitata dalla portata dei nostri sensi e della nostra esperienza. Dunque, posso “pensare” Dio, ma non lo posso conoscere.
Si trova in Blog / FilosoFare
E tu chi sei?
Intravedere se stessi e gli altri per esistere altrimenti.
Si trova in Blog / #CUOREDIFOGLIOLINA
COME LA LOGICA CONFUTA LO SCETTICISMO: LA CONSEQUENTIA MIRABILIS
Lo scetticismo svolge un ruolo determinante nello sviluppo della filosofia, perché pone in modo chiaro gli interrogativi che sono alla base del problema filosofico della conoscenza (o gnoseologia), e perché lancia una sfida. Infatti i filosofi, confrontandosi con i dubbi scettici, si trovano di fronte a un bivio: o ammettere che non esiste la certezza, o confutare le obiezioni scettiche.
Si trova in Blog / Biblioteca Filosofica
Sono un uomo e niente di ciò che è (dis)umano mi è estraneo
La vera sfida della nostra età planetaria è rappresentata dal prendere consapevolezza del lato d’ombra che permea di sé non solo gli assunti impliciti delle nostre tradizioni culturali, ma anche la nostra impronta filogenetica, lungo l’asse della quale occorre dunque risalire per impostare un nuovo umanesimo etnologico che sappia andare oltre i limiti dei vecchi umanesimi.
Si trova in Blog / Biblioteca Filosofica
L’uomo è tecnico, protetico, artificiale fin dai tempi primitivi (Rossella Fabbrichesi)
Dal Protagora platonico all’Orazione sulla dignità dell’uomo di Pico della Mirandola, l’uomo è definito come l’essere che non ha strumenti e dotazioni peculiari, ma ha natura indefinita e dunque può divenire quello che vuole, angelo o fiera. La sua natura è ‘naturalmente’ irrobustita con protesi e tecniche avventizie, è estranea, strumentale, dotata di arti (arti-ficiale) e astuzie per sopperire alle proprie deficienze strutturali.
Si trova in Blog / Filosofia e tecnologia
Abbiamo bisogno di cenobi per il terzo millennio
Siamo sempre più immersi in un tempo orientato allo smarrimento della relazione con la vita che ci circonda, con quella che ci ha preceduto e appena si intravede, con le altre persone e, infine, con noi stessi. Quattro movimenti di separazione che, attraverso alcune metafore cliniche, potrebbero aiutarci a parlare di questa epoca come un’età segnata dall’autismo e dall’Alzheimer, cioè di perdita, progressiva e pandemica, del contesto e della memoria.
Si trova in Blog / Filosofia e tecnologia
Scrivo di me, scrivo di te
Il potere terapeutico della scrittura: tra i miei CARDIOGRAMMI come un CUSTODE DI ESISTENZA
Si trova in Blog / #CUOREDIFOGLIOLINA
Può un futuro essere disegnato solo dalla tecnoscienza?
Gli scenari futuri sono condizionati dalla reazione che gli ecosistemi produrranno in conseguenza delle nostre azioni massive sugli equilibri naturali: oggi scontiamo un grave deficit immaginativo o, meglio, la mancanza di un orizzonte. Si ha come la sensazione di essere impigliati in un eterno presente, un gorgo in grado di macinare sia il passato che il futuro. Questo però non dipende solo dalla tecnica, ma soprattutto dal deficit di immaginazione politica: l’etica e la politica appaiono girare a vuoto, non avere progetti o prospettive. Ma può un futuro essere disegnato solo dalla tecnoscienza?
Si trova in Blog / Filosofia e tecnologia