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Pensiero critico? Dipende…
Il pensiero critico ha una data di nascita: il 1781, anno della pubblicazione della prima delle tre critiche di Immanuel Kant. Il Maestro di Königsberg intendeva col termine “critica” quel tribunale della ragione che distinguesse , in termini chiari e distinti, ciò che è possibile conoscere da ciò che non lo è, ovvero che è solo pensabile, il ché non è la stessa cosa. In effetti, possiamo pensare qualunque cosa, ma la nostra effettiva conoscenza del mondo è limitata dalla portata dei nostri sensi e della nostra esperienza. Dunque, posso “pensare” Dio, ma non lo posso conoscere.
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COME LA LOGICA CONFUTA LO SCETTICISMO: LA CONSEQUENTIA MIRABILIS
Lo scetticismo svolge un ruolo determinante nello sviluppo della filosofia, perché pone in modo chiaro gli interrogativi che sono alla base del problema filosofico della conoscenza (o gnoseologia), e perché lancia una sfida. Infatti i filosofi, confrontandosi con i dubbi scettici, si trovano di fronte a un bivio: o ammettere che non esiste la certezza, o confutare le obiezioni scettiche.
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Sono un uomo e niente di ciò che è (dis)umano mi è estraneo
La vera sfida della nostra età planetaria è rappresentata dal prendere consapevolezza del lato d’ombra che permea di sé non solo gli assunti impliciti delle nostre tradizioni culturali, ma anche la nostra impronta filogenetica, lungo l’asse della quale occorre dunque risalire per impostare un nuovo umanesimo etnologico che sappia andare oltre i limiti dei vecchi umanesimi.
Si trova in Blog / Biblioteca Filosofica
L’uomo è tecnico, protetico, artificiale fin dai tempi primitivi (Rossella Fabbrichesi)
Dal Protagora platonico all’Orazione sulla dignità dell’uomo di Pico della Mirandola, l’uomo è definito come l’essere che non ha strumenti e dotazioni peculiari, ma ha natura indefinita e dunque può divenire quello che vuole, angelo o fiera. La sua natura è ‘naturalmente’ irrobustita con protesi e tecniche avventizie, è estranea, strumentale, dotata di arti (arti-ficiale) e astuzie per sopperire alle proprie deficienze strutturali.
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Abbiamo bisogno di cenobi per il terzo millennio
Siamo sempre più immersi in un tempo orientato allo smarrimento della relazione con la vita che ci circonda, con quella che ci ha preceduto e appena si intravede, con le altre persone e, infine, con noi stessi. Quattro movimenti di separazione che, attraverso alcune metafore cliniche, potrebbero aiutarci a parlare di questa epoca come un’età segnata dall’autismo e dall’Alzheimer, cioè di perdita, progressiva e pandemica, del contesto e della memoria.
Si trova in Blog / Filosofia e tecnologia
Può un futuro essere disegnato solo dalla tecnoscienza?
Gli scenari futuri sono condizionati dalla reazione che gli ecosistemi produrranno in conseguenza delle nostre azioni massive sugli equilibri naturali: oggi scontiamo un grave deficit immaginativo o, meglio, la mancanza di un orizzonte. Si ha come la sensazione di essere impigliati in un eterno presente, un gorgo in grado di macinare sia il passato che il futuro. Questo però non dipende solo dalla tecnica, ma soprattutto dal deficit di immaginazione politica: l’etica e la politica appaiono girare a vuoto, non avere progetti o prospettive. Ma può un futuro essere disegnato solo dalla tecnoscienza?
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Il dialogo è fondamentale per comprendere e comprenderci ( Christian Negri)
“Conversare” e “dialogare”. Siamo sicuri che con-versare sia lo stesso che dia-logare? Se con-versare ci riporta al volgere insieme l’attenzione verso una certa tematica, il dialogo invece porta con sé (in sé) sia il “due” (dia-, διά-) che la parola, il ragionamento, il “logos” (λογος-), ma anche la massima distanza che divide (il dia- dice anche questo). Appunto perché distanti, i due possono costruire ponti attraverso il logos. Credo che il dialogo sia massimamente importante per comprendere e comprenderci. Funziona anche online? Io credo di si, almeno questa è la mia esperienza. Certo, con il limite della mancanza di spazialità e gestualità attraverso cui si danno e ci attraversano le parole.
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L'assenza di autentico dialogo è problema centrale del nostro tempo ( Stefano Zampieri)
Non c’è singola consulenza filosofica o laboratorio di pratica filosofica che non mi abbia imposto una riflessione, che non mi abbia posto delle domande teoriche alle quali era necessario dare risposta. Credo sia proprio specifico del lavoro filosofico il mettersi costantemente in questione. Il filosofo non è mai arrivato alla fine del suo percorso. La filosofia è proprio un viaggio senza termine ultimo, o se vogliamo è proprio quella “analisi interminabile” di cui parlava Freud. Per usare una formula la guida del nostro lavoro non può che essere l’indicazione socratica del non sapere.
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Il dialogo filosofico online è possibile, anzi coltivabile (Alessandro Mattioli)
Il dialogo socratico, indagatore e che si pone in maniera critica rispetto al mondo, dovrebbe, a parer mio, essere insegnato a tutti e fin da subito nella scuola, affinché ognuno di noi possa avere i mezzi e gli strumenti necessari per mettersi un poco di più in discussione, sia nei confronti di sé che dei propri modelli e paradigmi di vita, sia nei confronti degli altri e dei rapporti che si intrattengono col cosmo tutto. In consulenza filosofica, il dialogo socratico e pertanto l’arte maieutica, fatta di domande e risposte che vadano a scavare nelle profondità del nostro essere, è fondamentale per la buon riuscita della seduta, proprio perché, anche grazie a essa, è possibile mettere a nudo e lasciar cadere quei paradigmi e stereotipi che continuamente indirizzano il nostro modo di essere e di pensare.
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Il dialogo filosofico nasce allenando il pensiero esercitando lo sguardo e il guardarsi dentro (Nausica Manzi)
Secondo me un dialogo filosofico si può promuovere e alimentare allenando il pensiero tramite l’esercizio del guardare e del guardarsi: ovvero, ad esempio usare i social e il web come canali per porre quesiti, per mettere in dubbio la realtà ed ogni significato delle singole cose che la compongono, per riceverne o indifferenza o attenzione, consapevoli che però, entrambe, paradossalmente, saranno in grado di scatenare qualcosa in qualcuno. Bisognerebbe usare le piattaforme che il web ci offre per creare gruppi in cui si discute di argomenti vari soprattutto tra i giovani.
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