A leggere la stampa di settore e gli scritti di molti tecnofili in rete, i Google Glass sono la nuova meraviglia della tecnologia, una magica evoluzione di tecnologie innovative come smartphone e tablet ma già superate da soluzioni così ‘cool’ e irresistibili da diventare il nuovo oggetto del desiderio dei consumatori di tutto il mondo.
Se pensate che gli occhiali di Google (Google Glass) possano cambiare la vostra vita futura, avete pensato bene ma forse non avete colto verso quale direzione. A segnalarlo è Ray Kurzweil in una sua recente newsletter nella quale riprende il post di Mark Hurst sul suo blog Creative Good. In questo post Mark Hurst segnala una caratteristica tecnico-funzionale degli occhiali di Google che dovrebbe far nascere qualche nuova riflessione scatenare molte discussioni. Finora questa specificità del prodotto di Google non è nota e non ha ricevuta alcuna attenzione neppure dalla stampa di settore e dai molti commentatori e partecipanti a forum online.
La particolarità rivelata è la capacità (lifebit) dei Google Glass di filmare in ogni momento persone, luoghi ed eventi che circondano l’utilizzatore degli occhiali. Una soluzione tecnologica avveniristica che lascia intravedere la possibilità di costrursi molte realtà parallele ma che dovrebbe mettere in guardia in termini di privacy e riservatezza personali. Nessuno infatti può garantire che il filmato prodotto venga fatto in pubblico (accettabile) o nel privato ( invadente e inaccettabile).
L’era delle folle tecnologiche
L’autore del post invita a riflettere a come potrebbe cambiare la nostra realtà personale quando milioni di occhiali avranno trovato dei consumatori interessati alla novità del prodotto ma incuranti agli effetti della tecnologia. I video e i dati raccolti da milioni di persone potranno essere memorizzati ed archiviati offrendo a Google un potere sempre maggiore. I video e i dati raccolti potranno infatti diventare oggetto delle ricerche del motore di Google e comprendere in queste ricerche anche le persone.
E’ probabile che il futuro preveda l’evoluzione degli occhiali Google verso una miniaturizzazione sempre maggiore che trasformerà semplici lenti a contatto in strumenti elettronici capaci di comunicare con il nostro cervello. E’ possibile che queste nuove tecnologie ci permettano di costruire e di vivere in molti mondi paralleli contemporaneamente con vantaggi e benefici sia personali che professionali. E’ però utile che su tutto ciò manteniamo attiva la nostra capacità critica e di analisi per proteggere la nostra privacy e vita personale.
Questa riflessione è necessaria perché, come qualsiasi prodotto tecnologico, anche i Google Glass si affermeranno o spariranno sulla base della esperienza utente che sono in grado di offrire. Per il momento indossare un dispositivo tecnologico di questo tipo non è una esperienza esaltante, soprattutto per la vita sociale ma la sua evoluzione verso una forma fisica di tipo monoculare potrebbe rendere il dispositivo più indossabile e meno penalizzante da un punto di vista delle relazioni sociali. A giustificare una scarsa vestibilità degli occhiali sono le sue funzionalità e la capacità di fornirci esperienze estatiche che nascono dall’avere una interazione, sotto forma di semplici bit e byte, con il mondo esterno: condizioni meteo, posta elettronica, informazioni social, realtà aumentata e molto altro. Informazioni sempre presenti davanti agli occhi e comunicanti direttamente con il nostro cervello. Una esperienza sicuramente molto più immersiva a contagiosa di quella dei polpastrelli posati sul display di uno smartphone o di un tablet.
Queste esperienze positive dovranno però fare i conti con la funzionalità lifebit e le conseguenze da essa derivanti. Quanto è accettabile che le conversazioni private possano venire registrate? Chi potrà mai essere certo che le sue conversazioni e azioni non siano registrate? Come difendersi, soprattutto quando i Google Glass saranno semplici lenti a contatto invisibili agli interlocutori? Come proteggersi dalla memorizzazione di pozioni della nostra vita, dalla loro archiviazione ed utilizzi futuri in rete? Chi potrà proteggerci da un uso ‘criminoso’ del dispositivo? Come ci si potrà difendersi dall’essere registrati in pubblico a nostra insaputa?
Non tutti concordano sul fatto che i Google Glass possano distruggere la privacy. Alcuni ritengono che chi ne ha timore, manifesta soltanto la paura di ciò che è nuovo e sconosciuto. La videocamera degli occhiali non è sempre attiva ( come potrebbe esserlo con le batterie attuali ) ma può essere usata come una qualsiasi altra videocamera personale. Per non essere ripresi ci si può proteggere o allontanare, la videocamera quando è attiva lo segnala con un led lampeggiante, se uno volesse riprendere una scena o una persona potrebbe farlo con qualsiasi altro dispositivo. La tecnologia non è ne buona ne cattiva, ma i comportamenti si.
L’obiezione facile è che siamo già tutti filmati e registrati dalle migliaia di videocamere che tengono sotto controllo costante porzioni rilevanti di territorio e di vita sociale che in esso vi si svolge. Il problema è che Google dispone anche di altre tecnologie, il cloud e il motore di ricerca in primis. La combinazione e integrazione di tutte queste tecnologie può diventare estremamente irritante e preoccupante per ogni persona amante della sua privacy e della sua libertà ma anche della democrazia.
Con Google Plus Google sta costruendo un database di profili, con Google Glass sta raccogliendo immagini delle nostre facce e fotografie delle realtà in cui viviamo, con il proprio mondo cloud può memorizzare il tutto mettendolo a disposizione del più potente motore di ricerca della storia. La cosa può diventare particolarmente utile per identificare i Bin Laden prossimi venturi ma risultare particolarmente insopportabile per la vista personale di ogni persona normale. Sempre che se ne abbia coscienza e ci si voglia in qualche modo difendere!
Il problema non è più quanto sia ‘cool’ e/o ‘trendy’ un determinato prodotto ma quanto siamo disposti a rinunciare in termini di libertà personale e democrazia in cambio di nuove meraviglie della tecnologia.