Tutti hanno uno profilo online, pochi probabilmente si interrogano sul ruolo da esso giocato nella loro vita di tutti i giorni. Averne uno è l'unico modo per accedere alle nostre risorse online, dimostrando di essere noi stessi ma sottostando alle regole imposte da algoritmi e piattaforme tecnologiche.
Il profilo digitale è inanimato e algoritmico, non percepito nella sua ambiguità, nella sua completa trasparenza e massima esposizione, nella sua abilità online di prevalere sulla personalità e identità di chi lo ha creato. È un profilo che si manifesta nelle facce di Facebook, nei curriculum di Linkedin, nei brevi cinguettii di Twitter e nelle immagini digitali e senza negativi di Instagram. Il profilo digitale rischia di confermare quello che Freud teorizzava sostenendo che la maggior parte delle persone passa attraverso le proprie vite dormendo e sognando.
La relazione con la tecnologia e profili tecnologici
L’attenzione sempre allertata dei mondi online si deve confrontare con il sonnambulismo della vita reale. In questo contrasto tra due mondi, uno digitale sempre illuminato e alimentato da nuove illusioni e terre promesse, il secondo reale, vissuto nel sonno e nell’ombra, il rischio è di diventare degli alieni, degli extraterrestri, degli stranieri che divorziano da sé stessi esiliandosi dalla propria vita perché incapaci di dare ad essa un senso. L’attenzione è tutta rivolta alla rappresentazione del sé online, una recita eseguita da un attore che si trova da solo sul palcoscenico ma che deve fare i conti con l’assurdità della sua condizione esistenziale divisa tra mondo online e mondo reale.
Nell’acquario virtuale tutti possono avere un loro profilo digitale, nascondere la loro realtà soggettiva e rappresentarla in forme diverse ma anche diventarne schiavi. Il profilo digitale permette di crearsi personalità alternative e false immagini di sé stessi, in un gioco di finzioni che assomiglia a quella dei riflessi, delle rifrazioni e delle diffrazioni che cambiano la percezione degli oggetti immersi nell’acqua.
Nel disegnare il proprio profilo online molti accettano passivamente la legge della trasparenza, suggerita dalle piattaforme di social networking, rendendo pubbliche informazioni personali e private, adottando comportamenti massificati che portano alla rinuncia completa della privacy. Pochi sono coloro che conoscono come configurare il proprio profilo online, definendo e impostando perimetri delimitati e gestendoli in modo adeguato, con l'obiettivo di proteggere il diritto alla riservatezza difendendosi dall’invadenza arrogante di chi mette a disposizione piattaforme di social networking con intenti principalmente commerciali ed economici.
Adottare la configurazione di default è il primo passo verso la perdita di controllo sul proprio profilo online. Ne deriva l'accettazione di un modo di abitare la Rete di tipo massificato, la delega della gestione delle proprie vite online e dell'autenticità della propria identità a soggetti diversi da sé stessi. Delegare il controllo ad altri significa assegnare al proprio profilo online una sua vita propria, una sua identità e capacità di comunicarla. Una soggettività fatta di continui aggiornamenti e sovrascritture ad opera di algoritmi, interfacce e piattaforme.
Il profilo digitale è sempre attivo, lo è anche quando non si è collegati e online. In pratica grazie alla sua esistenza e attività tutti sono sempre connessi e online (onlife, per usare una terminologia del filosofo Luciano Floridi). Lo sono attraverso dati, informazioni, preferenze, algoritmi, narrazioni, relazioni che danno forma a una profilazione automatizzata, appiccicata addosso a individui la cui vita reale deve fare i conti con le difficoltà della vita al di fuori della Rete.
Sempre connessi e online tutti possono però ricercare e individuare vie di fuga intelligenti, modi consapevoli di vivere la relazione online con gli altri e l'interazione con gli strumenti tecnologici, e forme autentiche di rappresentazione del sé. Nel fare questo il profilo online non va lasciato da solo ma curato, seguito e trasformato in un altro strumento per la costruzione della propria identità personale. Un'identità che è sempre una rappresentazione, mai stabilizzata e immutabile ma in continua mutazione e che ora comprende anche una realtà digitale, virtuale e online come il profilo online.