Il consumatore tecnologico e digitale
La crisi economica di questi anni ha ridefinito in modo sostanziale il consumatore medio italiano trasformandolo sempre più in risparmiatore, pianificatore, essere tecnologico e devoto alla famiglia. Questa la fotografia che emerge da una rilevazione Nielsen della prima metà del 2014 finalizzata a restituire il nuovo modello emergente di italiano, in conformità a scenari evolutivi legati ai comportamenti e agli stili di vita.
Le componenti fondamentali del nuovo identikit del consumatore medio sono quelle tecnologiche (82% del campione) e quella digitale (trasformazione digitale dei gesti comuni e di attività). Grazie alla tecnologia le nuove generazioni di consumatori (nativi digitali, generazione Y, Z, Milllennial) sono diventate più esigenti, preparate, informate, consapevoli e, soprattutto, multicanale. Le generazioni di immigrati digitali hanno imparato a fare i conti con la tecnologia e oggi la usano diffusamente come strumento di informazione e conoscenza e la sperimentano negli ambiti più diversi alla ricerca di nuove opportunità. Sia le prime sia le seconde hanno appreso a relazionarsi con la tecnologia nella sua fase di evoluzione attuale, hanno elaborato una loro visione tecnologica del mondo e dato forma a un identikit tecnologici individuali con cui raccontarsi, identificarsi ed essere percepiti.
Identikit e visione del mondo
La pervasività della tecnologia ha dato forma a nuovi identikit individuali, in parte collegati all'identità digitale e alle molteplici personalità con cui si abita la rete, ma prevalentemente dipendenti dalla visione del mondo di ogni persona in merito al ruolo assunto dalla tecnologia nel plasmare e modificare la sua personalità, identità e percezione del se'.
La visione tecnologica del mondo di ogni singolo individuo dipende dal livello di istruzione, dalla diversità culturale e di cittadinanza, dalla classe di reddito, dalla maggiore o minore propensione all’innovazione e al nuovo, dall'atteggiamento positivo o negativo verso il 'progresso' ma in primo luogo dalla pratica esperienziale vissuta nell'uso della tecnologia e dalle molteplici identità assunte e sperimentate nel farlo.
Pratiche personali, personalità, comportamenti, abitudini, modi di pensare e identità digitali online, sono tutti elementi che contribuiscono a dare forma a identikit diversi. L'identità digitale è costruita "dall’insieme di dati che online descrivono in modo univoco una persona, fornendo le informazioni utili alla sua identificazione e alla costruzione di un identikit individuale" (definizione di Wikipedia). Online, ogni persona può disporre di identità digitali multiple che, tutte insieme, ne definiscono la sua realtà individuale e sociale.
L’identità digitale online, risultato della sommatoria di identità soggettive diverse e spesso riflettenti le molte facce di ogni personalità e identità reali, è diventata anche uno dei problemi critici di Internet e del cyberspazio. Una vecchia massima recita da tempo che, in Internet nessuno può sapere se il suo interlocutore è un cane. E non può neppure sapere se è un robot, un avatar o un algoritmo. Non può saperlo perché in rete non esiste alcun modo definitivo per determinare in modo preciso l’identità di una persona anche se può essere più facile associare a ogni identità un suo identikit. Ci possono essere attributi e caratteristiche specifiche, associabili all’identità digitale di ogni persona, ma sia i primi sia le seconde possono sempre essere facilmente e rapidamente cambiati, mascherati, dissimulati e sostituiti.
Le categorie identitarie possibili
Sul tema dell’identità digitale online molto si è scritto e molto si continuerà a scrivere, anche in futuro. E’ argomento interessante oltre che intrigante perché tutto all’interno della riflessione intellettuale e culturale sulla metamorfosi verso quella che Raymond Kurzweil chiama la singolarità. Un cambiamento già in essere nella vita ‘considerata reale’ ma anche nelle numerose vite virtuali e parallele che ognuno di noi si trova a sperimentare e a coltivare online. Molte di queste identità riflettono i mutamenti avvenuti nella mente e nei comportamenti, negli stili di vita e nelle azioni come conseguenza di rapporti sempre più stretti con la tecnologia e i suoi prodotti. Si tratta di modi di pensare e di comportamenti non omogenei e diversi in base a come ogni persona si pone di fronte alle nuove tecnologie e reagisce alla loro crescente diffusione e pervasività.
La posizione che ogni individuo assume nei confronti della tecnologia e il modo con cui la utilizza finisce per fare emergere identikit diversi che permettono di comprendere il ruolo della tecnologia nella vita personale e le reazioni da esso determinate. Sono identikit spesso generati da semplici pratiche di utilizzo dei prodotti tecnologici o da filosofie di vita e da pensieri più profondi sul mondo e sulla sua evoluzione futura. A volte sconfinano in ambiti di tipo etico e religioso e in altri sono semplici etichette utilizzate per descrivere dei comportamenti e degli stili di vita.
Per raccontare i numerosi profili esistenti è necessario definire una qualche forma tassonomia, creare nuovi neologismi e procedere a una classificazione con la quale categorizzare le varie entità del dominio di conoscenza preso in esame, quello della relazione con la tecnologia, all'interno di opportuni contenitori di conoscenze o categorie, per procedere poi alla loro descrizione. Nel procedere nella classificazione ci si può servire di alcuni criteri e di regole oggettive e razionali ma anche di percezioni e di 'letture' fenomenologiche personali.
Il criterio utilizzabile per la classificazione è la relazione intrattenuta con la tecnologia. Una relazione che finisce per determinare e caratterizzare modi di pensare e di essere (mindstyles), comportamenti e orientamenti di consumo, abitudini, atteggiamenti e stili di vita e che si riassume spesso in atteggiamenti, non sempre coscienti e consapevoli, che esprimono una maggiore o minore empatia (tecnofilia) con la tecnologia e i suoi prodotti o una reazione opposta di rigetto e rifiuto (tecnofobia). La relazione non è più solo legata al consumo e alla tecnologia in sé ma tiene in considerazione gli effetti prodotti sulla percezione e sull’utilizzo del tempo, dello spazio e del corpo. Ne derivano nuovi feedback, riflessioni e comportamenti che finiscono a loro volta (feedback e contro-feedback) per influenzare il consumo, le tecnologie, gli stili di vita, le mode, la percezione del sé e la sfera relazionale e sociale, nella vita reale come in quella online.
Ognuna delle categorie identificabili possono esser declinabili in modi diversi, in base alle sensazioni, percezioni, intuizioni, riflessioni, opinioni e comportamenti diversi che caratterizzano la personalità delle persone che le rappresentano. Tutti elementi che permettono una classificazione empirica dei vari tipi tecnologici presi in considerazione ed emersi dal lavoro di ricerca compiuto. Ogni atteggiamento tecnofiliaco o tecnofobico fa emergere tratti della personalità e della soggettività della persona, riflette i suoi pensieri così come le paure, i timori, le percezioni ed esprime le motivazioni che la guidano nelle sue scelte o fughe tecnologiche.
Tipi tecnologici e loro caratteristiche
Le tipologie tecnologiche esistenti sono sempre condizionate da casualità contestuali e ambientali, dalla curiosità personale, così come dalla personale appartenenza a una o più delle tipologie descritte.
Impossibile chiamarsi fuori o ritenersi indipendenti.
La difficoltà nell’individuazione di ogni singola tipologia di identità (identikit) tecnologica va di pari passo con quella di autonomia di valutazione e giudizio. Tecnofilia e tecnofobia ad esempio classificano un modo di essere nei confronti della tecnologia, un modo di pensare e di reagire, una scelta comportamentale e stili di vita con essa coerenti, una visione del mondo e una filosofia esistenziale, una cultura e una scelta di vita.
Differenze e peculiarità
La differenza tra i tipi psicologici dell’introverso e dell’estroverso di Jung si basa sulla particolare attenzione che il primo rivolge a ciò che è aperto e il secondo a ciò che è chiuso. Quella tra tecnofilo e tecnofobo esprime la disponibilità del primo ad aprirsi e al confronto aperto con la tecnologia e la fuga del secondo per paura degli effetti negativi e dei pericoli associati alla tecnologia. Il tecnofilo è portato a pensare che tutto ciò che è nuovo sia anche buono e meritevole di attenzione.
Il tecnofobo manifesta incertezza, diffidenza e paura nei confronti dell’innovazione, non perché sia un conservatore ma perché teme di poter essere sopraffatto da un potere, quello tecnologico, di cui percepisce la perdita di controllo e la difficoltà di conoscenza. Entrambi gli atteggiamenti sono giustificabili, comprensibili e praticabili. La scelta di quale atteggiamento adottare dipende dalle esperienze che ognuno fa nell’uso della tecnologia, dai benefici e vantaggi che ne ricava, dalle conoscenze che ne ha e dalla consapevolezza sulla sua bontà evolutiva futura.
L’appartenenza all’una o all’altra tipologia di identikit tecnologici non è sempre percepita o consapevole. L’evoluzione attuale della tecnologia e la sua crescente influenza sulla vita personale, individuale e professionale delle persone, suggeriscono la necessità di sapersi collocare e individuare in una delle due tipologie prese in considerazione.
Sapersi percepire in modo adeguato permette di collocarsi nella categoria giusta per il modo in cui riflette azioni e comportamenti tra loro coerenti o permette di differenziarsi da altre categorie e identikit. Le due categorie del tecnofilo e del tecnofobo sono tra loro contrapposte ma la realtà non è descrivibile sempre per opposti. Così come tra il bianco e il nero prevalgono sempre le gradazioni di grigio, anche negli atteggiamenti delle persone nei confronti della tecnologia possono emergere gradazioni di colore diverso che si esprimono in tecnoscetticismo e in molte altre sfumature arcobaleno.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
Sentire di appartenere a una singola categoria rende la vita più semplice, la mescolanza e l’incertezza di appartenenza fanno sentire meno liberi e un po’ confusi. Meglio comunque la mescolanza e il meticciamento alla semplice esperienza inconscia che porta a semplici comportamenti di imitazione e ripetizione di gesti e pensieri di altri. Si può essere tecnofilo o tecnofobo e vivere la propria identità in modo libero, consapevole e liberatorio. La verità non sta esclusivamente in nessuna delle due categorie ma si manifesta ogni qualvolta la persona è consapevole della sua identità tecnologica ed è coerente nei comportamenti con la sua visione del mondo tecnologico con cui è abituato a confrontarsi.
Scoprire le categorie di tipi tecnologici esistenti permette di trovare utili informazioni per riflettere su come e quanto la tecnologia stia contribuendo all'emergere di nuove 'identità' e 'personalità' e dando forma a uno o più identikit tecnologici personali.
Nessun è obbligato a si identificarsi con uno solo identikit o profilo, anzi è probabile che tutti si riconoscano in profili diversi e sentan di vivere personalità tecnologiche diverse. Il nostro rapporto con la tecnologia non è lineare ma sempre contraddittorio e fatto di amore e odio. La tecnologia, nella sua fase di evoluzione attuale come strumento ma anche come attività umana, ci ha incatenato e incantato. Tali rimarremo sia quando la amiamo sia quando cerchiamo di negarne il potere pervasivo.
Conoscere meglio, anche attraverso il riuconoscimento e l'assunzione di un identikit, in quale relazione ci si ponga con la tecnologia e la sua essenza misteriosa e densa di conseguenze, può essere un primo passo per una maggiore consapevolezza per scelte personali capaci di determinare scenari futuri e destini individuali.
Per saperne di più o semplicemente per anadare alla scoperta dell'odentikit tecnologico personale potete leggere il mio e-book 80 profili digitali - Identità, personalità e stili di vita determinati tecnologicamente.