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LABIRINTI E METAVERSI 🍒🍒

LABIRINTI E METAVERSI 🍒🍒

23 Febbraio 2022 Redazione SoloTablet
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Il labirinto è metafora archetipica, iconografica, primordiale e potente per descrivere i tempi complessi presenti. Richiama la mitologica caverna di Platone, dalla quale forse non siamo mai usciti, gli inferi da cui non si torna (“Lasciate ogni speranza o voi che entrate!”), le danze spiraliformi dionisiache (“E gira intorno la stanza mentre si danza”), i mandala che racchiudono il cosmo e la totalità psichica in miniatura, lo specchio inteso come prigione di vetro dalle innumerevoli porte aperte attraverso le quali «tutto esiste molte volte, infinite volte» (Borges), ma anche i rituali dei tanti labirinti contemporanei che frequentiamo, nella forma di centri commerciali, parchi di divertimento, shopping center e soprattutto piattaforme social. E poi meglio ricordare sempre che labirintica è la nostra mente!

🍒 ESSERE E MUOVERSI NEL LABIRINTO 

Caverna e labirinto sono all’origine della nostra cultura occidentale (labirinti sono stati disegnati sulle rocce anche dai miei antenati Camunni 5000 anni fa) dentro la quale continuiamo a cercarci, a perderci e a ritrovarci (il pensiero stesso è un labirinto, lo è anche il linguaggio diceva Wittgenstein: “[…] labirinto di strade: vieni da una parte e ti sai orientare; giungi allo stesso punto da un’altra parte e non ti raccapezzi più”). La ricerca labirintica ha trovato nell’epidemia da Covid-19 la sua ultima rappresentazione. Nel labirinto ci si trova e ci si muove cercando di arrivare al centro (un viaggio che a me ricorda quello degli argonauti del romanzo di fantascienza Riverworld), poi per cercare una via di uscita, sempre nel tentativo di risolvere il problema del momento, spesso simbolicamente proiettato e vissuto come labirinto. 

Non essendo tutti Teseo e non avendo tutti come amica una Arianna tessitrice, non tutti sanno come muoversi dentro i labirinti nei quali sono imprigionati. D’altronde si sa che non tutti sono eroi, pochi sono i sapienti alla costante ricerca di conoscenza (“mi muovo sulla destra, poi sulla sinistra…provo a fare un giro su me stesso”), meno ancora coloro che hanno voglia di combattere, poco numerosi poi sono coloro che rifiutano di farsi ingannare agendo per smascherare i molteplici inganni che mirano a tenerli prigionieri, meno ancora coloro che operano per ingannare l’inganno, anche quando il labirinto non è presidiato da alcun Minotauro. 

🍒 DENTRO IL LABIRINTO

Nel labirinto si trova anche chi scrive seguendo i labirinti misteriosi e omeostatici della sua mente così come chi legge sentendosi forse obbligato, curioso o interessato a seguire le sinuosità del pensiero del testo che sta leggendo. Nei labirinti, oggi dalla forma di piattaforme spiraliformi e tentacolari, si è afferrati, dominati, poi posseduti, guidati verso verità-non verità che superano l’intelletto per affondare le proprie radici in ciò che non è cosciente (sentire e rilevare non è percepire, tantomeno rappresentare mentalmente), di cui non si è del tutto consapevoli. Si viene avvolti nelle spire della ragnatela di Shelob, quella che cattura momentaneamente Frodo nelle vicinanze di Mordor.  Un ragno che richiama il grifos greco (grifone), un mostro favoloso, metà leone e metà aquila che riesce a bloccare l’intelligenza vivace (la metis greca), una intelligenza pratica, capace di adattarsi alle circostanze per superare le avversità, e di aderire solidamente alla realtà, seppur in modo camaleontico, ambiguo, duttile, umano. 

🍒 IN CERCA DI SÉ STESSI

Penetrare nel labirinto cercando di trovare il filo è un rituale iniziatico, è un viaggio esistenziale alla ricerca del proprio centro (“di gravità permanente”), verso sé stessi (Mircea Eliades). Uscire dal labirinto dopo esservi persi è una esperienza vittoriosa ma la vita non è fatta di un solo labirinto. La vita è un labirinto! Dedalo scappato al Minotauro, rifugiatosi a Cuma in Campania e poi a Camico in Sicilia, piange la morte del disubbidiente Icaro e vive la solitudine dei suoi labirinti interiori in attesa della morte. Tutti vivono dentro i labirinti del linguaggio e della lingua: le spirali, i meandri, i dedali, le circonvoluzioni del labirinto sono metafore, allusioni, giochi di parole, stratificazioni, pura semantica. Come ben sa chi traduce autori come Joyce o chi lo legge, anche in lingua inglese (la mente traduce). Labirinti (maze) moderni sono oggi le piattaforme reticolari, tentacolari che ci accolgono tutti. Tutti i loro punti (nodi) sembrano connettersi tra loro ma nessuno garantisce di essere il centro o la via verso l’uscita. In pratica ci si ritrova intrappolati, soli, circondati da Arianne senza amore e senza fili. Per fortuna ogni labirinto ha il suo Minotauro!

Non tutti i labirinti sono uguali, imparare a conoscerli e capirli è indispensabile, soprattutto perché il labirinto moderno è ibridato tecnologicamente, è diventato digitale e virtuale, cognitivo e psichico. A differenza del labirinto di Cnosso, dal percorso pauroso ma lineare e di quello unicursale che porta a qualche centro o punto cieco, il labirinto digitale non è un’esperienza esistenziale (incontro con il Minotauro, prove da superare, ecc.) ma mediato e condizionato dalla parzialità e limitatezza degli spazi sperimentati che impediscono ogni visione globale. È contagioso, virale, porta alla cecità (leggete Saramago) e quindi a muoversi a tentoni. Per questo è inutile cancellarsi dai social o staccare la spina.

🍒IL LABIRINTO METAVERSO

Il labirinto prossimo venturo sarà il metaverso. Un labirinto diverso, “che ti lascia fare cose che non puoi fare nel mondo fisico” (Mark Zuckerberg) perché non ricostruito da menti umane ma attraverso ologrammi di menti o menti teletrasportate.

Come se una mente ologramma potesse essere paragonabile all’originale, come se sentire, conoscere, percepire, emozionarsi, provare sentimenti e agire fossero tutte esperienze, implicite ed esplicite, traducibili in algoritmi o logiche software.

E nel momento in cui tutto ciò, attraverso il dispositivo tecnologico di accesso al metaverso, permettesse di vivere queste esperienze che ne sarebbe della nostra mente privata del corpo, delle viscere, della pelle, dello sguardo e dei volti? Che ne sarebbe della coscienza, che non può essere spiegata solamente in termini di sistema nervoso e non potrà esserlo domani in termini di algoritmi software?

Come scrive Damasio senza il corpo, che porta in dote la sua fondamentale intelligenza biologica con una competenza non esplicita che governa la vita e si esprime in sentimenti, non esiste coscienza. Un corpo fisico come quello del Minotauro (paura), di Teseo (coraggio), di Arianna (amore), di Dedalo (creatività), e di Icaro (curiosità), ecc.

Corpo e cervello sono tra loro sposati. Davvero qualcuno crede che domani il matrimonio possa essere celebrato attraverso un Metaverso, seppure prodotto da Meta? Se lo pensa lanci qui il suo sasso!

🍒ALLA RICERCA DI UNA VIA DI FUGA

Anche se ne siamo alla costante ricerca, in realtà non esiste alcuna via di fuga. Il labirinto, come scriveva Kerenyi è uno schema antropologico, una condizione di esistenza, un progetto di sopravvivenza, uno schema di auto-rappresentazione che noi chiamiamo appunto labirinto.

Viviamo e danziamo dentro innumerevoli labirinti, nella forma di case-piattaforme-prigioni. Come direbbe Kerenyi il labirinto è metafora assoluta che tiene insieme dimensioni diverse: logica e concettuale, psicologica ed esistenziale, storica e sociologica. Il labirinto è un mito collettivo, declinato in linguaggio, simboli, archetipi, narrazioni e immagini, con cui dobbiamo continuamente confrontarci, anche oggi, nei tanti mondi magici e virtuali che abitiamo e che contribuiscono a costruire il nostro immaginario collettivo.

Il labirinto e il Minotauro si prestano a innumerevoli narrazioni perché sempre collegabili all’irrazionale, all’insolito e agli aspetti non controllabili dell’esistenza e della personalità. I percorsi del labirinto sono meandri nei quali ci si perde, non ci sono mete da raggiungere, è possibile sbattere la faccia contro un mostro, si può finire intrappolati, anche metaforicamente (nel proprio inconscio, nella propria mente, ecc.). Nulla può evitare la sfida con il labirinto. E la sfida non termina con l’uccisione del Minotauro.

La sfida è continua e ci porta sempre a confrontarci con qualche Minotauro, cuore, mistero ed enigma di ogni labirinto. Oggi il Minotauro è psichico, inconscio, digitale, senza di esso quasi non esistiamo. Nelle piattaforme digitali siamo diventati tutti Minotauri, mostri, malati di narcisismo e tanta solitudine, a disagio di fronte allo specchio, solo superficialmente consapevoli di essere ingabbiati, condannati ma pur sempre divorati dal desiderio di essere altro, di essere l’Altro, di essere umani, di poter fuggire (disconnetterci, scollegarci, ecc.) senza essere poi rifuggiti, una volta fuori dal labirinto, per averlo fatto. Possiamo anche uccidere il Minotauro ma non cancelleremo il labirinto dentro di noi. Ucciso il Minotauro il labirinto può crollare ma non cesserà la battaglia contro i labirinti che tiranneggiano il nostro sé.

È così che il mito si alimenta e continuerà ad alimentarsi.

 

Bibliografia

·      Nel labirinto, Karoly Kerèney, Bollati Boringhieri

·      Sentire e conoscere, Antonio Damasio, Adelphi.

·      Dalla parte del mostro: Borges, Dürrenmatt, Cortàzar, Yourcenar nel labirinto del, Erika Filardo

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