Amante da sempre della fantascienza di qualitĂ ho letto il libro di Bradbury (del 1953) molti anni fa, così come i libri di George Orwell e di Aldous Huxley. Questi autori con i loro libri distopici hanno per molti anticipato la realtĂ attuale. Una realtĂ nella quale la libertĂ dell’individuo è stata sostituita dalla percezione di essere liberi: si crede di esserlo anche quando non lo si è.Â
Dentro prigioni dalle pareti trasparenti e invisibili siamo target e vittime di una manipolazione cognitiva e mentale persistente che viaggia attraverso varie forme di comunicazione, di racconti e di narrazioni. Siamo ben oltre la fabbrica del consenso di Chomskyana memoria. La retorica dei dati e del “tutto è informazione” va ben oltre la fabbrica del consenso. Anche perchĂ© oggi il consenso non va neppure ricercato, molti sono sempre pronti a consentire e a omologarsi alla narrazione di turno!Â
Messaggi ripetuti all’infinito, narrazioni conformistiche, non facilitano la consapevolezza, tanto meno favoriscono molteplicitĂ e pluralitĂ . Ancora piĂą complicato è sviluppare il senso critico. PiĂą facile che il surplus informativo in cui siamo sommersi ci porti a una adesione acritica ai memi e alle mode del momento, ad abbracciare e a partecipare alle narrazioni piĂą gettonate e con maggiori MiPiace, accettando passivamente una manipolazione costante e subdola che ci spinge a non fermarci un attimo per pensare, a rilevare le molteplici contraddizioni che pure caratterizzano molta della nostra realtĂ .Â
Senza senso critico, senza una riflessione critica sui fatti, emergono e si diffondono l’indifferenza e l’inerzia, il cinismo e il nichilismo. Il tutto facilitato dall’individualismo egoarchico che tanto ha segnato e segna l’era tecnologica. La passivitĂ che oggi caratterizza moltitudini di persone, porta molti a fare da semplici spettatori, a non prendere posizione preferendo stare a guardare, a vivere serenamente dentro bolle virtuali come se il mondo di fuori non esistesse, a sposare atteggiamenti descritti come inevitabili anche se così non sono. A dimenticare che c’è sempre la possibilitĂ di fare una scelta diversa perchĂ© tutti noi siamo diversi dai nostri avatar e profili digitali. Sempre si presenta l’occasione di intervenire concretamente e attivamente sui fatti, non tutto è delegabile ad altri, neppure al proprio fato o destino. Tanto meno a un influencer o a un tuttologo in vetta alle classifiche dei MiPiace.Â
🍒 NON SIAMO TUTTI UGUALIÂ
🍒🍒 RIFLESSIONE A LATERE
La forza delle aggregazioni online che hanno (con)fuso, in un unico melting pot terminologico reti e comunitĂ , gruppi e tribĂą, masse e moltitudini, è diventata tale da rendere gregaria ogni forma di appartenenza. Lo si vede nella predisposizione di molti a rinunciare alla propria identitĂ e autonomia per non sentirsi esclusi e/o per non venire estromessi: se non sei connesso non esisti, se non hai MiPiace non sei nessuno, se non sei un influencer sei un fallito, ecc.Â
Per non correre rischi e venire (sentirsi) esclusi si è disposti a tutto, a mentire, a adeguarsi al politicamente corretto, a far finta di nulla, ad accettare prevaricazioni o pensieri inaccettabili e culture di cancellazione varie, a perdere la propria memoria. E questa forse è la cosa piĂą grave!Â
Ma non tutti sono così. Io non mi sento così e so di essere insieme a molti che si sentono allo stesso modo, fuori dalla folla e da standardizzazioni varie. Senza moltitudini, incapaci e forse inadatti a farsi massificare, ma pur sempre alla ricerca di affinitĂ elettive, di fare gruppo e comunitĂ , di percorsi da fare in compagnia di altri con cui sentirsi liberi di compiere le proprie scelte. Anche quando sono trasgressive, radicali, fuori corrente, e continuare a farle pur avendo la sensazione o la consapevolezza che tutto possa comunque essere una grande illusione.Â
🍒 ALL’ANTICAÂ
La consapevolezza di essere diversi può portare a ricercare l’anonimato. O semplicemente a sognare un mondo diverso, all’antica, non ancora governato dalle macchine e dalla loro pervasiva penetrazione nella vita di ogni giorno.Â
Ecco che allora, mentre tutti ormai sognano Metaversi mirabolanti, ChatGPT dall’attrattiva e ambigua parlantina, c’è chi si ritrova a sognare mondi all’antica, abitati da diversi, persone solitarie, amanti della solitudine e dell’isolamento, refrattari a ogni forma di celebrazione e visibilitĂ online, persi dentro libri di filosofia, in ascolto di Arvo Part, Leonard Cohen, David Darling e Jan Garbarek.Â
Persone gentili (donne e uomini dabbene e di cui potersi fidare diceva Leopardi), dalle abitudini percepite come strane perchĂ© desuete, non conformi alle consuetudini prevalenti del momento, legati alle loro memorie, siano esse umane, ambientali, intellettuali. Persone garbate e tolleranti, piacevoli da sentire e premurose verso gli altri, dai modi di vivere, gusti, valori, inclinazioni e maniere diversi, che non hanno timore di essere percepiti fuori dal tempo anche perchĂ© quasi mai lo sono, che amano dialogare senza mai essere offensivi, con le parole giuste e le forme del linguaggio che servono per facilitare ascolto, comprensione e conoscenza.Â
Persone che si sentono all’antica per scelta volontaria, mai modaiola. Persone che non hanno bisogno di macchine del caffè smart che misurano i chicchi per fare un caffè perfetto (compreso il riferimento?), che non sanno cosa farsene di un frigorifero intelligente che fa la spesa al posto loro, che ancora preferiscono i negozi di prossimitĂ e li frequentano per evitarne la chiusura, che agli amici invia ancora lettere scritte a mano.Â
Persone annoverabili tra i lettori forti che frequentano librerie di quartiere (Il covo della ladra a Milano ad esempio) ma soprattutto leggono, leggono, leggono e quindi hanno meno tempo di navigare. E quando navigano, in mare aperto e di bolina, se ci riescono leggono! Essere all’antica significa godere della realtĂ incarnata, in termini di bellezza, convivialitĂ , comunitĂ , solidarietĂ e socialitĂ . Significa sapersi voltare indietro, non perdere i ponti con il passato, antidoto potente al male di vivere del presente, senza indulgere in nostalgia (un po' di nostalgia però fa bene all’anima!), avere rimorsi o restare immobili e passivi nel presente. Significa infine perseguire conoscenza e saggezza. Non per sĂ© ma come arte di vivere che non nuoce agli altri, anzi ne coltiva la relazione.Â
Essere all’antica non significa che non si usino le nuove tecnologie ma che lo si fa con conoscenza e intelligenza, attenzione, capacitĂ critica ben al di lĂ delle tante funzionalitĂ disponibili, con lentezza, linguaggio appropriato e sensibilitĂ verso gli altri.Â
E voi quanto vi sentite diversi e all’antica?