Homo pluralis

01 Gennaio 2017 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 libri per una lettura critica della tecnologia è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital


De Biase Luca - Homo pluralis

 

Scheda libro

Titolo intero: Homo pluralis - Essere umani nell'era tecnologica

Titolo originale: Homo pluralis

Genere: scienze sociali

Listino: 12,00

Editore: Codice Edizioni

Collana:

Pagine: 220

Data uscita: 19/02/2015

Valutazione: ***

Commento

Un testo rivolto a chi non ha rinunciato all'apertura mentale e alla capacità di ampliare il proprio sguardo oltre l'orizzonte conformistico dei media moderni. Un invito a essere umani nell'era tecnologica in modo attivo, continuando a porsi quelle domande che le macchine non sono capaci di porsi, a mettere in discussione il sistema dell'informazione nel quale si è immersi, a elaborare pensiero critico  coltivarndo una sana autonomia di giudizio sui sistemi di personalizzazione, trasparenza e filtraggio di Google e Facebook ma anche su se stessi e sul modo con cui si intergisce con la tecnologia.

Autore

Luca De Biase è un giornalista e scrittore, editor di innovazione per il Sole 24 Ore e dell'inserto Nova24 del quale è stato fondatore e responsabile (2''5-2011 e dal 2013). Insegna nei master di diverse università e progetta piattaforme civiche. Tra i suoi libri più recenti: Economia della felicità (2007), Cambiare pagina (2011) e I media civici (2013).

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"Questo libro è dedicato ai costruttori del futuro, quelli che sono concentrati non sull'apparenza ma, appunto, sulla sfida ai limiti del possibile. Le pagine che state per leggere indagano sulle narrazioni che ingabbiano l'immaginazione e sembrano obbligare l'umanità a scegliere tra il fdeismo tecnofilo e il conservatorismo dell'allarme post-umano."

 

 

 

In un periodo che vede la pubblicazione di numerosi testi che esprimono posizioni sul rapporto con la tecnologia tra loro contrastanti, Homo Pluralis propone un approccio che mira a superare la contrapposizione tra visioni ottimistiche di tipo tecnofilo e posizioni allarmistiche, tecno-fobiche e luddiste. 

Preso atto di contesti sociali, economici e personali sempre più mediati da oggetti e flussi informativi tecnologici, da dispositivi che agiscono come protesi digitali e da macchine capaci di sostituirsi all'essere umano in mille attività, da algoritmi capaci di apprendere mentre raccolgono, organizzano e analizzano miliardi di dati ma anche di prendere decisioni finanziarie ed economiche, è diventato sempre più urgente sviluppare maggiore consapevolezza di queste nuove realtà tecnologiche e digitali. L'imperativo a farlo deriva dalla necessità di mantenere attiva la creatività umana, l'intelligenza e il senso etico per conquistare una dimensione umana più autentica, pur in contesti ibridati dalla tecnologia e con esperienze che si svolgono in universi tra loro indistinguibili di reale e virtuale.

La consapevolezza dovrebbe andare di pari passo con gli investimenti nel settore dell'istruzione e nella progettazione di nuove tipologie di piattaforme digitali, più civili e sostenibili, meno invasive e rispettose delle prerogative umane. Il progresso, associato da tanti all'evoluzione tecnologica, ha cambiato il mondo e le sorti di tutti gli ambiti di vita umana, ma è stato anche sfruttato da speculatori finanziari, tecnologici e mediatici che hanno trasformato il mondo della Rete in uno spazio nel quale viene coltivata l'accettazione acritica di ciò che succede, per favorire l'acquisizione di vantaggi puramente commerciali ed economici.

Lo strumento usato dall'autore, per suggerire la riflessione critica necessaria per affrontare le sfide della tecnologia, si chiama narrazione, quella che è servita da sempre agli esseri umani per raccontare e interpretare i fatti in base ai racconti di cui sono capaci, e quella della Rete e di Internet. Per capire cosa ci sta succedendo è necessario partire, più che dalla Internet fisica fatta di nodi e connessioni, dalla sua narrazione e dalle visioni di chi la frequenta interpretandola e che si articola in mille racconti e conversazioni. Queste visioni, che trovano espressione in narrazioni, sono strettamente legate al modo con cui viene vissuto il rapporto con la tecnologia, sono gabbie mentali, dei data-occhiali che hanno conseguenze nel determinare la percezione della realtà e l'azione, l'organizzazione del presente così come la previsione e spiegazione del futuro, attraverso i segnali emergenti e le sonde utilizzate per coglierli. Dalle narrazioni dipendono anche i limiti della visione così come le possibilità che si possono trarre dall'interazione con la tecnologia.

Capire in che modo sviluppiamo le nostre visioni attraverso narrazioni è il primo passo per uscire dalla gabbia e rifondare l'approccio che ha dato loro origine. Lo si può fare attraverso una pratica nella quale gli umani sono ancora insuperabili dalle macchine: porre domande usandole per aprire nuove prospettive ed avviare nuove narrazioni capaci di correggere le tendenze collettive e globali. Un'impresa che sembra impossibile ma che per De Biase al contrario è un percorso realizzabile perché "l'impossibile non è eterno".  Se spostare i limiti del possibile è realizzabile, per farlo bisogna sviluppare un approccio critico e una pratica esperienziale che mirino a prevedere il futuro inventandolo. Allargare lo sguardo adottando un approccio critico è reso complicato dalle visioni e dalla retorica dominanti che tendono a enfatizzare le potenzialità del mondo digitale facendo dimenticare l'incubo della sorveglianza, del controllo, della personalizzazione tarata sulle preferenze degli utenti e della trasparenza che elimina ogni forma di privacy.

Una maggiore consapevolezza della realtà tecnologica attuale potrebbe generare atteggiamenti tecnofobici o di fideistica adesione alle evoluzioni future post-umane con relative narrazioni. Invece di sposare queste narrazioni è possibile esercitare la capacità di fare domande, cercare di comprendere le dinamiche delle strutture e delle piattaforme tecnologiche e soprattutto sviluppare nuove narrazioni. Non per descrivere le doti salvifiche o quelle demoniache della tecnologia ma per andare alla ricerca delle forme ancora inespresse, delle possibilità di futuro diverso e per continuare a porre domande. Cambiando narrazione si può adottarne una più umana, sostenibile, ecologica, plurale, comune e irriducibile alle narrazioni che caratterizzano molte delle narrazioni online come quelle che si esprimono attraverso cinguettii o MiPiace

La narrazione non è l'unico strumento da usare ma mutandola è possibile cambiare significati e possibilità, interpretazioni dei fatti, scelte, decisioni e azioni. Tutti possono mutare la narrazione. Farlo significa riuscire a cogliere ciò che è importante distinguendolo da ciò che è solo interessante e contribuire a un salto culturale non solo individuale o collettivo ma plurale. Ognuno può farlo, insieme ad altri e con un approccio ecologico ai media tecnologici, "perché, anche se i computer vanno più veloci, gli umani possono andare più lontano".

 

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