Mi metto in vetrina

01 Gennaio 2017 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 libri per una lettura critica della tecnologia è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital 

Codeluppi Vanni - Mi metto in vetrina

 

Scheda libro

Titolo intero: Mi metto in vetrina - Selfie, Facebook, Apple, Hello Kitty. Renzi e altre vetrinizzaioni

Titolo originale: Mi metto in vetrina

Genere: scienze sociali

Listino: 10,00

Editore: Mimesis

Collana: Eterotopie

Pagine: 118

Data uscita: 08/10/2015

Valutazione: **

Commento

Manualetto di rapida lettura per chi vuole esplorare con l'autore le strategie usate dagli utilizzatori di strumenti tecnologici per stare meglio in vetrina, raccontarsi, condividere i propri autoritratti (selfie) ma anche per riflettere sulla vetrinizzazione (termine che ha dato il titolo a un libro precedente di Codeluppi) della società e della politica. Un fenomeno che coinvolge tutti e che trova un testimone potente anche nel presidente del consiglio in carica.

Autore

Vanni Codeluppi è un sociologo impegnato nella ricerca e lo studio dei fenomeni comunicativi presenti nel mondo dei consumi, dei media e della cultura di massa. Ha insegnato presso le sedi di Milano e Feltre dell’Università IULM e nelle università di Modena e Reggio Emilia, Urbino e Palermo. Dal 1990 al 2008 è stato docente presso il “Master in Comunicazione d’Azienda” dell’UPA e dell’Università Cà Foscari di Venezia. Dirige presso l’editore Franco Angeli le collane “Impresa, comunicazione, mercato” e “Comunicazione e società” e presso l’editore Carocci (con Mauro Ferraresi) la serie editoriale “Consumi, comunicazione e cambiamento sociale”. Traduzioni dei suoi saggi sono uscite in Francia, Spagna, Inghilterra, Germania e Giappone.

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 "Con il selfie le persone cercano di costruire e rafforzare la loro identità. Diffondendo le proprie immagini nel Web hanno l'impressione di stabilizzare se stess. Ma si tratta di una illusione, perché vivere all'interno del mondo digitalecontemporaneo determina necessariamente come conseguenza per le persone una situazione che rende difficoltoso distinguere i confini esistenti tra reale e virtuale. Il che aumenta la debolezza e l'incertezza dell'identità individuale..."

 

La lettura di fenomeni sociali come il selfie, il social network di Facebook, il cinguettare di Twitter, la condivisione video di Youtube, il ruolo da status symbol di Brand come Apple e Hello Kitty serve a Codeluppi per illustrare la nuova realtà che si è venuta costituendo grazie ai nuovi media. La pervasività e potenzialità dei nuovi mezzi tecnologici come strumenti di comunicazione moltiplica i messaggi e le informazioni che ciascun individuo produce se stesso, per farsi notare, vedere, mettersi in vetrina e spettacolarizzare ogni sua attività, idea o azione.

Attraverso il racconto delle pratiche emergenti che hanno definito nuovi stili di vita e comportamenti individuali e sociali, Codeluppi illustra la tendenza crescente, a livello individuale così come collettivo, sociale e politico a mettersi in mostra e a far parlare di sé. È una tendenza, già raccontata in un libro precedente, operante da tempo nelle società occidentali come "vetrinizzazione sociale".

La parte più interessante del libro è l'analisi delle vetrinizzazione della politica. Una tendenza e una esigenza di politici ormai privi di partiti e in affanno nel mantenere il consenso degli elettori. Perduto o molto ridimensionato il potere dello strumento partito, ai leader politici non rimane che ricorrere alla comunicazione e al marketing, alla rincorsa di quel consenso che oggi può essere cercato solo attraverso i media. Per comunicare hanno però bisogno di avere qualcosa da raccontare, per calamitare l'attenzione dei media stessi e dei loro spettatori e utilizzatori. Nello scegliere cosa comunicare, il grande evento come l'Expo è meglio di un intervento sull'acquedotto cittadino. Le Olimpiadi scatenano battaglie politiche feroci perché ritenute uno strumento potente di visibilità, di mettersi in vetrina per rimanerci a lungo.

La vetrina non è più soltanto lo schermo del televisore che entra nelle case del cittadino rendendo familiare tutto ciò che presenta ma anche i display di dispositivi mobili e personal computer, da occupare con applicazioni e contenuti personalizzati e contestualizzati. Probabilmente per vincere le elezioni non è sufficiente riempire per giorni il display di uno schermo, come ha dimostrato anche il referendum costituzionale del 2016. Conta certamente, come hanno insegnato anche le recenti elezioni americane, saper creare rappresentazioni simboliche (la camicia bianca di Renzi, la posa statuaria del duce Mussolini) che funzionano perché parlano e sono in risonanza con l'elettorato e le audience di riferimento. L'uso intelligente dello schermo può produrre risultati inaspettati, innanzitutto l'identificazione tra un politico o leader con il suo potenziale elettorato, come ha dimostrato l'elezione di Trump, nonostante il ricorso a molte post-verità e verità false.

Il rischio per i politici in vetrina è di trasformarsi in semplici Marche o marchi di prodotti e come tali di essere percepiti in scadenza o scaduti. Nell'era del Web tutte le marche devono però scendere dal loro piedistallo per dialogare con chi le segue consumando i loro marchi. Così dovrebbero fare anche i politici. I risultati non sono mai facili da ottenere perché mantenere alta la reputazione della propria immagine (brand image) non è semplice così come non è facile mantenere in equilibrio la propria immagine tra posizioni diverse. Nel caso di Renzi ad esempio la sua voglia di leadership europea, manifestata durante l'incontro a tre di Ventotene, e la scelta di Trumpizzarsi populisticamente per provare a vincere il referendum costituzionale. L'eccessiva visibilità offerta dai nuovi media rischia di produrre un eccesso di trasparenza e visibilità, una sovraesposizione che può diventare oscena e produrre un sovraccarico di senso che alla fine diventa impossibile da cogliere. Il risultato finale potrebbe essere la sparizione rapida dalla vetrina, provocata dalla voracità dei media, da audience alla costante ricerca di novità e di facce nuove. Una specie di harakiri (suicidio che si pratica in Giappone, secondo un antico rituale samurai) della politica che vetrinizzandosi ha perso la capacità di agire Politicamente e di fare Politica.

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