2017 - 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) /

La tua vita ha una durata maggiore della batteria del tuo smartphone

La tua vita ha una durata maggiore della batteria del tuo smartphone

01 Ottobre 2017 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

La tua vita ha una durata maggiore della batteria del tuo smartphone, mantieni sempre la carica

 

Molti anni fa mi capitò di incontrare Nicholas Negroponte a un convegno organizzato a Madrid. Durante il suo intervento l'autore di Being Digital raccontò un divertente aneddoto che descriveva un manager, in transito da un aeroporto, impegnato in una corsa sul posto per caricare la batteria del suo cellulare. Quella che era una delle numerose previsioni eruttanti decenni fa dalla testa creativa di Negroponte, oggi è diventata realtà con scarpe da ginnastica dotate di tecnologie e sensori capaci di caricare un dispositivo wearable e Mobile. 

La realtà che racconta di una batteria, potenziata e caricabile correndo, mai potrà essere assimilata alla vita del suo proprietario. La vita, anche fuor di metafora, ha una potenza maggiore e una durata che non è solo quantitativa ma di qualità. Molti sondaggi indicano che la batteria e la sua durata sono le due principali caratteristiche più gettonate nella scelta di acquisto di un dispositivo mobile. Sono al tempo stesso la preoccupazione principale e un problema reale. Tanto importanti da far dimenticare il ruolo e l'importanza delle batterie vitali di cui ognuno è dotato. Batterie che richiedono tempo e cura, dedizione e attenzione, e una grande amicizia per sé stessi (citazione dal libro di Wilhem Schmid). 

Le batterie della vita non hanno bisogno di alimentatori o connessioni wireless ma di tanta cura di sé, una cura che può rivelarsi angosciante dovendo fare i conti con la relazione conflituale che ognuno coltiva con sé stesso e con l'alter ego da cui, non a caso, probabilmente è fuggito insediandosi sui social network. Dedicare tempo a sé stessi significa conoscersi meglio psicologicamente e riuscire, per quanto sia possibile, a decifrare la propria anima, trovando le tracce di sé nel proprio inconscio, nelle sue angosce e nei traumi che lo abitano, ma anche nella componente hardware della vita rappresentata dal cervello, dai suoi neuroni, compresi quelli a specchio, e dalle sue infinite sinapsi. 

Significa prendersi cura del proprio corpo (il soma o contenitore della vita), ben oltre le attività di Pilates o dei massaggi Shiatsu. La cura di sè è un punto di partenza fondamentale per stabilire rapporti relazionali con gli altri corpi che abitano il mondo ma anche per non averne paura, per capire il proprio corpo, comunicare con esso e appropriarsene a partire dalla percezione che se ne ha. Significa infine fare i conti con le proprie idee personali del mondo e i significati che associamo ai concetti con i quali ne interpretiamo le realtà nella nostra vita quotidiana. Ad esempio con le nostre idee consolidate sulla vita tecnologica e online che oggi, senza che ce ne rendiamo conto, tanto ci influenzano fornendoci costantemente le risposte e le gratificazioni delle quali siamo sempre alla ricerca. 

A prendersi cura di sé devono essere giovani, adulti e anziani ma in particolar modo i primi che, più degli altri, sembrano avere perso il significato di parole come vita, felicità, Sé,  dono, solidarietà, senso delle cose e relazione. Sono loro a dover ricordare che, mentre i dispositivi tecnologici di cui sono dotati, possono essere ricaricati a qualsiasi fonte di energia elettrica, le batterie della loro Vita richiedono una quantità di energia introvabile sul mercato, perché individuale, psichica, personale, privata e sempre legata alla volontà di trovare la carica continuando a porsi la semplice domanda del come vivere. 

È l'approccio usato secoli fa dal filosofo Montaigne e che, prima di Blog e cinguettii, portò alla produzione di una immensa riflessione condivisa e ancora oggi molto letta che aveva come unico e fondamentale obiettivo il vivere bene. Una vita corretta e onorevole, pienamente umana, appagante e prospera. Chissà come il filosofo francese avrebbe raccontato la Vita artificiale e online di oggi e la sua costante necessità di ricaricarsi (letteralmente) per riuscire a sopravvivere  vivere bene. Probabilmente non con un Blog!

 

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