Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Se dovete farvi perdonare qualcosa, non inviate un Mi Dispiace digitale
Solitamente si ricorre al perdono, anche per un tradimento subito, come strumento per la guarigione da ferite psicologiche provocate dal comportamento di altri e per poter godere di una vita relazionale più serena e tranquilla, capace di confrontarsi con l'esistenza, la libertà e la differenza dell'altro.
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Perdonare implica una decisione e un gesto altruistico oltre che l'impegno pubblico nel recuperare una relazione empatica con la persona da perdonare. Il perdono è un'arte, faticosa da apprendere e praticare ma che si può imparare. Chiedere scusa non è mai stato facile perché il perdono implica la rivisitazione e la memoria dell'offesa ricevuta o percepita e l'intensificazione delle emozioni di rabbia, risentimento e sensi di colpa che ha provocato.
Oggi il perdono è diventato un'opzione più facilmente praticabile perché, spesso e non a caso, relegata al mondo digitale online e a forme di comunicazione scritte o iconiche che fanno uso del linguaggio e delle funzionalità dei social network e dei media digitali. Inviare un'immagine con una frase ad effetto o una citazione rubata a perdoni letterari è una pratica alternativa al perdono empatico e faccia a faccia e molto diffusa. Il perdono attraverso un SMS o una email ha il grande vantaggio di potere essere fatto attraverso una tastiera o un display tattile di un dispositivo tecnologico. Non comporta la presenza dell'altro, lo sguardo dei suoi occhi che riflettono la verità o la menzogna dei nostri. La presenza dell'altro può impedire a molti la pratica del perdono, la sua distanza può facilitarla, grazie alla semplice pressione del tanto 'invio'.
Il perdono digitale o telefonico non risolve però la sofferenza psicologica legata ai sensi di colpa, alla vergogna, al rancore, al risentimento e alle emozioni forti associate alla decisione di perdonare qualcuno. Offrire il proprio perdono in 140 caratteri con un cinguettio ad effetto può provocare una reazione immediata e altrettanto cinguettante ma senza produrre risultati concreti. L'esercizio del perdono digitale passa attraverso una semplice e rapida esternazione digitale che non prevede necessariamente alcun momento di riflessione per capire il significato del perdono e come ci si sente nel praticarlo, ma anche nessuno sforzo o atto di coraggio. Non è infatti necessario calarsi nella prospettiva dell'altro per comprendere i motivi e le radici dei suoi comportamenti o per cercare di stabilire nuovamente con lui una comunicazione empatica.
Senza riflessione non c'è soluzione al conflitto interiore che sempre accompagna il percorso del perdono, si rinuncia a eleborarlo dislocandolo altrove, dentro un contenitore o canale digitale che può veicolare il pentimento ma senza obbligare a mettersi nei panni degli altri. Una condizione essenziale per ogni forma di perdono che abbia senso se finalizzata a ristabilire una relazione empatica con l'altro e una più tranquilla e serena con sé stessi.
Sherry Turkle nel suo libro recente Conversazioni necessarie ha scritto che "Un MiDispiace elettronico rappresenta un'opportunità mancata, mentre si tratta di un'opportunità che andrebbe subito colta". Il perdono non è cosa da relegare alla realtà tecnologica e digitale, va fatto di persona, fisicamente o telefonicamente. Sentire la presenza dell'altro cambia l'esperienza del perdono così come della comunicazione, permette di percepire cose non percepibili in una comunicazione digitale e contribuisce a alimentare un contesto relazionale empatico e meno conflittuale.