Limita il tempo che dedichi al dispositivo

01 Ottobre 2017 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

Limita il tempo che dedichi al dispositivo e scoprirai quanto è lunga una giornata

 

Secondo molti fisici il tempo non scorre, semplicemente è. Inutile cercare di scandirne i tempi presenti, passati o futuri, il tempo è regolato da meccanismi fisici, bioritmici, intellettuali e sentimentali che ne determinano lo scorrimento, le accelerazioni o i rallentamenti e la sua percezione. 

L'oggettività del tempo e la sua vera essenza è oggetto di studi da parte di fisici, scienziati e filosofi fin dall'antichità senza avere portato ad alcuna visione unitaria condivisa. Ciò che interessa ai comuni mortali è l'esperienza che ognuno fa del tempo e del suo fluire nell'arco di ogni giornata e di ogni attimo della sua vita. È il tempo della nostra mente, incommensurabile ma centrale nell'esperienza della realtà (Claudia Hammond e il suo libro Il mistero della percezione del tempo). Tutti possono fare esperienza della maggiore volatilità dei giorni di vacanza, dell'eternità di quelli passati a letto per una malattia o influenza o della profondità di quelli vissuti appassionatamente e sentimentalmente. Tutti fanno oggi esperienza anche del tempo digitale, della sua dimensione e tirannia. 

Un tempo diverso da quello della televisione e del telefono e che ha rivoluzionato l'esperienza umana. Un tempo virtuale a partecipazione collettiva (Pierre Levy) scandito da interazioni costanti con un display, da notifiche ed email in attesa di essere lette e condivise, da cinguettii e messaggi, attività che vengono agite in pochi secondi ma che, cumulate insieme, ridisegnano i confini temporali così come quelli, personali, sociali e culturali. 

Tutto è presente, tutto deve avvenire subito e può avvenire in parallelo. Nel frattempo il tempo reale scorre e bisogna trovare il modo di raccontarlo per dargli un senso e una direzione, senza perdersi nella molteplicità dei link e nella vastità dell'ipertesto. Da un lato si ha la percezione che il tempo non basti mai, dall'altro che online sia possibile fare tutto.  In realtà perdersi è tanto facile quanto lo è perdere il filo temporale dei mille rimandi circolari dei link. 

Senza Internet o Facebook molte persone possono andare in paranoia e manifestare segni di nomofobia che impediranno loro di vivere bene le loro giornate. Altre, disconnesse e senza Facebook, come i protagonisti dei romanzi di James Joyce (Leopold Bloom), Alexander Dostoevskij (Ivan Denisovič), di Karl Ove Knausgård (lui stesso) o di Proust, potrebbero vedere e godere di giornate dilatate che durano un'eternità. 

Giornate capaci di fermare il tempo, di ricongiungere il passato al presente in tutta la sua vitalità e circolarità, di godere dell'imprevedibilità del futuro così come della superficialità del tempo e della noia. Capaci di facilitare il flusso di coscienza e di dare modo all'io narrante di trovare nuovi spunti di narrazione nelle molteplici esperienze che una giornata dilatata, vissuta intensamente e senza tecnologie ha reso possibili.

 

 

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