
Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Non stare sempre incollato allo schermo, crea e implementa progetti, programma per evitare di essere programmato
Programma o sarai programmato ha scritto Douglas Rushckoff, l'autore di Cyberia e Presente Continuo, uno studioso che con le sue opere sta contribuendo da tempo a una riflessione critica sulla tecnologia.
Rushkoff suggerisce di premere il tasto pausa per rimanere umani, perché "Un’intera società che considerava Internet un percorso verso interconnessioni positivamente articolate e nuove metodologie per la creazione di significato, si ritrova invece disconnessa al suo interno, priva di riflessioni profonde e svuotate di valori duraturi. […] Siamo di fronte a un futuro in Rete che sembra privilegiare la distrazione rispetto alla concentrazione, le reazioni automatiche ai danni di quelle ponderate e quanti esprimono contrarietà anziché compassione. È tempo di premere il tasto pausa”.
Lo smartphone ti fa sentire libero ma sei sempre ad esso sottomesso
Il rischio di finire per essere programmati da Internet, dal software, dagli algoritmi e dalle piattaforme social è tanto più alto quanto maggiore è il tempo ad essi dedicato. È come avere esternalizzato e ceduto ad altri il pannello di controllo delle proprie vite ma anche della civilizzazione, sempre più dominata dalla cultura tecnologica che sta plasmando il mondo e le menti. Reagire al predominio tecnologico e costruire nuove forme di collaborazione con la tecnologia è ancora possibile, bisogna però dotarsi di nuovi linguaggi e alfabeti scegliendo di non farsi programmare.
Un primo passo è la riduzione del tempo passato connessi e online, per vivere la vita offline come persone in carne e ossa e non semplici profili o simulacri di sé stessi. Riuscire a ridurre questo tempo è un primo tentativo di riprogrammazione del tempo scandito dal tic tac digitale di zero e uno per passare a quello, molto più importante, che esiste tra i tic e i tac digitali.
Recuperare tempo significa guadagnare quella forza ed energia che online è solitamente dedicata a replicare in modo compulsivo a messaggi e notifiche che ci lasciano esausti ed esauriti. Significa confrontarsi con persone vere, con un corpo, non necessariamente affini ma vicine fisicamente e con loro programmare e progettare in libertà, senza l'assillo costante dell'urgenza, della fretta e del tempo reale a cui la tecnologia ci ha alfabetizzato e abituato. Significa guardare le cose nella loro complessità e superare la semplificazione binaria tipica del mondo tecnologico e dei suoi modelli di interpretazione del reale e del mondo. Significa rinunciare alle risposte certe e chiare di Google Search per praticare l'attenzione discriminante e la riflessione critica in grado di produrre letture, analisi e studi approfonditi che vadano oltre la semplice informazione e l'uniformità che caratterizza la pretesa globalizzante della tecnologia.
Molti progetti e programmi nascono oggi dall'uso della tecnologia, dei suoi modelli e linguaggi. Ciò che oggi servirebbe è al contrario il ritorno all'artigianalità che da sempre ha caratterizzato il genere umano in termini di buon lavoro, arte e creatività, intelligenza, sapienza manuale e conoscenza. Bisognerebbe tornare all'uomo artigiano descritto da Richard Sennet, un uomo dotato di maestria, di immaginazione e le cui abilità derivano dalla pratiche corporee. Un artigiano capace di costruire con le mani e produrre cose materiali ma al tempo stesso di apprendere "informazioni su di sé attravero le cose che fabbrica", in grado di far comunicare bene tra di loro le mani e la testa, le pratiche concrete e il pensiero e di acquisire nuove "abitudini che nascono dal movimento ritmico tra soluzione e individuazione dei problemi".