2017 - 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) /

Scegli un'attività all'aperto in zone liberate dalla tecnologia

Scegli un'attività all'aperto in zone liberate dalla tecnologia

01 Ottobre 2017 Redazione SoloTablet
SoloTablet
Redazione SoloTablet
share

Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

Scegli un'attività all'aperto in zone temporaneamente liberate dalla tecnologia

 

In un'era passata, quando Internet e la Rete erano ancora territorio inesplorato e motivo di viaggi immaginari e utopie, Hakim Bay coniò il termine di T.A.Z. (Temporary Autonomous Zone) per indicare zone temporaneamente autonome nelle quali agire come pirati e corsari del diciottesimo secolo ma con altri mezzi. Zone identificabili come isole, nascondigli remoti, comunità, mini-società autosufficienti e intenzionate a rimanere tali, anche se solo per periodi brevi. 

Le T.A.Z. definivano un orizzonte aperto, libero, felice, percepito come illimitato. Oggi questi spazi in Internet si sono ristretti a una manciata di media sociali e piattaforme di social network, mondi chiusi dentro il perimetro delle loro applicazioni software. Poche realtà che hanno rotto la Internet originaria, occupato lo spazio virtuale della Rete definendone il perimetro e le caratteristiche e introducendo forme subdole, intelligenti e pervasive di controllo e di sorveglianza. 

A spasso con il nostro smartphone siamo sempre raggiungibili, da amici bisognosi e partner alla ricerca di una riappacificazione o di una nuova gratificazione ed emozione ma anche da poteri più o meno occulti, Grandi Marche, agenzie di pubblicità e cyber-criminali vari, alla ricerca dei nostri dati per approfittare delle nostre vulnerabilità e distrazioni. Le case cablate dal Wi-Fi non permettono vie di fuga se non quelle virtuali e tecnologiche garantite da una connessione e frequentazione online. Piazze, stazioni e aeroporti, anch'essi cablati e sempre connessi, si offrono alla pigrizia del viaggiatore e alla sua costante ricerca di gratificazioni immediate. Parchi e giardini, cablati con la scusa della sicurezza, impediscono di gioire delle stagioni, dei fiori, delle bambinaie con il passeggino e delle relazioni con le persone che li frequentano. 

Liberarsi da una tecnologia diventata invisibile, pervasiva e onnipresente è impresa difficile. La liberazione forse non è neppure ricercata. Molti cittadini della Rete sono diventati semplici utenti e consumatori, sempre disponibili a cedere qualcosa di sé in cambio di risposte pronte, soluzioni e servizi tecnologici che facilitano la loro vita attraverso un algoritmo, un dispositivo mobile o indossabile, le loro applicazioni e funzionalità. 

Reale e virtuale sono percepiti distinti ma non lo sono, sia come esperienze sia nelle loro conseguenze. Nel reale come nel virtuale si va alla ricerca di spazi di libertà e di autonomia. Lo si fa viaggiando verso mete ancora incontaminate e raggiungibili da pochi come le montagne del Tibet e del Nepal o usando la Rete alla ricerca di spazi ritenuti al di fuori della sorveglianza diffusa come quelli del Deep o Dark Web. Esiste però un terza possibilità, la ricerca e l'esperienza di spazi non ancora tecnologici, non ancora connessi e nei quali sperimentare la libertà degli spazi liberi e incontaminati come quelli a cui andavano incontro gli esploratori inglesi dell'800. 

Nell'impossibilità di prendere un aereo per raggiungere le cime vulcaniche del Deserto di Atacama, il deserto del Sahara nel Ciad, le desolate dune del Namib, le Torri del Paine o le montagne dell'Himalaya, il pirata cittadino del terzo millennio può mavigare la Rete alla ricerca di immagini e racconti di viaggio e nella speranza di soddisfare con dei succedanei e placebo un desiderio insoddisfatto. Consapevole della irrealizzabilità del suo sogno di viaggio ma certo di poterlo fare in futuro potrebbe però rinunciare al placebo digitale e  accontentarsi di andare alla ricerca di nuove esperienze reali. Ad esempio esplorando, nella sua città o paese, l'esistenza di zone non cablate, non connesse perché non coperte dalla rete cellulare, prive di Wi-Fi, telecamere, sensori e altri dispositivi tecnologici. 

Trovare spazi di questo tipo sarà un'impresa colossale ma se e quando li troverà potrebbe sperimentare sia l'entusiasmo e il piacere dei primi grandi esploratori della Terra, sia quello più recente e anarchicamente felice delle T.A.Z. di Hakim Bay, zone momentaneamente invisibili e invulnerabili, umane, sociali, lontane dal vuoto e dalla artificialità dei social network e, come tali, obbligatoriamente utopiche.

 

 

comments powered by Disqus

Sei alla ricerca di uno sviluppatore?

Cerca nel nostro database