Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Smetti di agitarti disorientato rincorrendo l'attimo fuggente, non è più tempo di accelerazioni e fughe ma di riflessioni, frenate e rallentamenti
La tecnologia che sta cambiando il mondo è descritta da molti come una forza dotata di volontà di potenza e in continua accelerazione. Accelerati sembrano anche i tempi di coloro che dei prodotti di questa tecnologia fanno uso quotidiano. Sono tempi il cui ritmo è dettato dall'urgenza della risposta, dalla sincronizzazione circolare dei messaggi, dalla volatilità dei cinguettii, dall'azione attrattiva delle immagini che popolano i mondi virtuali e dalla necessità di essere sempre all'erta, sul pezzo e in anticipo rispetto agli altri.
Alla continua ricerca narcisistica del proprio Sé si dimentica che il tempo può essere vissuto lentamente facendolo durare a lungo, contemplandone la lentezza e gustandone l'essenza, la qualità e l'energia. Infatuati del mezzo tecnologico si cede facilmente al richiamo delle sue applicazioni che determinano comportamenti e stili di vita ma finiscono anche per fissare l'ordine, il ritmo e l'essenza del tempo passato in sua compagnia. Alla rincorsa continua di scadenze multiple (multitasking) che si susseguono in modo imprevedibile e ripetitivo ci si sente costretti a celebrare, senza ritardi, la rapidità di esecuzione, la capacità performativa alla ricerca di continue e gradite gratificazioni e rispecchiamenti.
100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone)
Il tempo dilatato della vita online, vissuto sempre di corsa e nel solo tempo presente, non dà tregua, ci rincorre continuamente con le sue richieste pressanti, togliendoci ogni possibilità di abbracciare il tempo passato, ricco dei nostri ricordi e delle nostre memorie, e di proiettarsi con disponibilità e maggiore tempo verso il futuro. Il risultato è raccontato dalla percezione di riuscire a fare più cose contemporaneamente (Sherry Turkle ad esempio nel suo ultimo libro parla della nuova capacità dei nativi digitali di digitare sui loro dispositivi senza distogliere lo sguardo dall persone vicine) ma anche dalla frammentazione continua del tempo che genera tanti istanti di vita, mai compiutamente conclusi e soddisfacenti perché ogni istante presente è sempre troppo vicino per essere colto nella sua efettiva valenza e qualità.
Il modo sincronico di vivere il tempo virtuale, tutto centrato sul presente, è ciò che caratterizza il vivere tecnologico odierno. È un modo di vivere miope e superficiale che impedisce di cogliere la ricchezza della vita, del mondo, dell'attualità e delle persone nella loro complessità e totalità, delimita lo spazio e l'orizzonte dello sguardo, condiziona lo stesso modo di percepire, vivere e pensare il tempo. In questo orizzonte il tempo scorre senza alcuna direzione apparente. Nella sua corsa impedisce di cogliere i "momenti giusti e buoni" (citazione dal libro Il profumo del tempo di Byung-Chul Han) e il suo consumo febbrile produce nervosismo, inquietudine, ansia da prestazione e da eccessivo clicking, liking e tweetting.
Per parafrasare Lewis Carrol in Alice Attraverso lo specchio, per cercare di arrivare da qualche parte si corre due volte più veloce ma si finisce in realtà per rimanere nello stesso posto (“Che paese lento! - disse la Regina - Qui, invece, vedi, devi correre più che puoi, per restare nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche altra parte devi correre almeno il doppio”) a testimoniare come il mondo biologico continui a tornare al punto di partenza.
L'accelerazione offerta dalla tecnologia è illusoria e ingannevole, "fa agitare la vita da una possibilità all'altra" (vedi cit. precedente di Byung-Chul Han) e tale da suggerire una svolta, un cambiamento di comportamenti e di abitudini, la scelta di fermarsi del tutto, con frenate intelligenti che permettano di cogliere fino in fondo la scelta che si sta facendo e i cambiamenti a cui si sta andando incontro.
Decelarare all'improvviso potrebbe generare choc da rientro dello spazio o da uscita dal tunnel. Meglio predisporre la fermata con intelligenza, lucidità, serenità e calma, ma anche con determinatezza e consapevolezza. Rallentare senza surriscaldare motore e freni serve a un atterraggio morbido, lento, utile per trovare il tempo necessario a una riflessione che farà scoprire quanto la velocità tecnologica, e le sue accelerazioni, abbiano impedito di vedere l'illusorietà utopica delle promesse di progresso della tecnologia.
Le disuguaglianze sono aumentate, la precarietà si è fatta epidemica, le guerre continuano a scoppiare, forse anche come conseguenza imprevista dei rapidi cambiamenti che avvengono. La riflessione sul tema non porterà ad abbandonare la tecnologia ma a viverla in modo diverso e a sviluppare una maggiore consapevolezza della complessità del mondo così come degli effetti della tecnologia sul pianeta, sull'economia e sulla politica, sul mondo del lavoro e sulle persone.