Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Scordati i profili algoritmici e digitali e rammenta di avere anche un corpo
Impegnati nel creare, aggiornare e mantenere il proprio profilo online, semplice trasposizione e organizzazione di dati nella Rete ma anche estensione del corpo replicabile all'infinito, ci si dimentica di avere un corpo fisico, di prendersene cura e di usarlo. È una realtà palese, sotto gli occhi di tutti, ma che non si vuole vedere e della quale spesso non ci si rende conto. Neppure quando gli effetti si manifestano in forme di obesità più o meno accentuate e patologiche o in comportamenti hikikomori che portano alla reclusione e all'inattività prolungata dentro le quattro mura di una stanza.
Non accontentarti delle risposte rassicuranti di Google
Le piattaforme tecnologiche di social networking hanno prodotto un livellamento di massa generalizzato, favorito dalla proliferazione di profili digitali, uguali nella forma, nella composizione e nella destinazione d'uso. Da queste piattaforme l'altro, il diverso da noi finisce con lo sparire e volatilizzarsi nell'uniformità della simulazione dei corpi virtuali, della digitalizzazione delle relazioni e della virtualizzazione delle emozioni.
A sparire però non è soltanto l'altro, sempre più contatto e meno amico, semplice collegamento per conversare e interagire sulla distanza, più simulacro e maschera che individuo e persona. Sparisce anche il corpo, la sua fisicità e collocazione territoriale. Un corpo che diventa fastasmatico ed evanescente, destinatario indiretto delle nostre relazioni perché tutte operate in spazi digitali che prevedono interconnessioni e interazioni virtuali. Al corpo abbiamo sostituito l'account, alla carta d'identità il profilo digitale, all'incontro e allo scambio faccia a faccia le credenziali di accesso e l'interazione bidimensionale e a distanza.
Invece di spostare il corpo (spostarsi), navighiamo il mondo con avatar digitali, percorrendo gli spazi infiniti della Rete ma in realtà rimanendo fermi di fronte al display di uno schermo, prolungamento e protesi delle nostre mani o indossato nella forma di casco di Realtà Virtuale o dispositivo tecnologico indossabile. Quella che ne consegue è una duplice mutazione, una digitale che interessa l'alias con cui ci si è metamorfizzati online, la seconda reale che interessa il corpo fisico, il suo benessere e futuro.
Nella vita online ritoccare esteticamente, abbellire e ritoccare il profilo incorporeo della maschera scelta per rappresentarsi e raccontarsi online, diventa sempre più facile. La scorta di botulino per il lifting digitale non si esaurisce mai ed è disponibile per il self-service individuale e gratuito. Nella vita reale operare sul corpo fisico richiede ben altro impegno. Il corpo, a differenza del profilo digitale, è vivo e caldo, impiantato nell'ambiente di cui occupa uno spazio reale, provoca reazioni imprevedibili, genera emozioni e reazioni a catena e mantiene con chi lo possiede un rapporto sempre conflittuale. Mai facile perché legato al processo identitario e di costruzione del Sé, a sua volta dipendente dall'incontro e dall'interazione con altri corpi, essi stessi vivi, caldi, emozionalmente attivi e che non si offrono a relazioni schematizzate e confezionate dentro involucri digitali e contesti algoritmici.
Può darsi che quando la Realtà Virtuale avrà reso possibile sostituire i profili digitali con i corpi virtuali (vedi l'ologrammaproagonista di Blade Runner 2049) non si sentirà neppure più la necessità di avere una realtà corporea e fisica. Con quelli abiteremo mondi virtuali e paralleli, percepiti come reali e non reali allo stesso tempo e nel farlo muteremo la nostra stessa percezione di cosa siamo, anche come entità dotate di un corpo. Nel frattempo e in attesa della trasformazione futura in cyborg digitali, sussiste ancora la possibilità di sperimentare il corpo biologico di cui si è dotati offrendogli opportunità di benessere fisico, affettivo, culturale e psicologico, regalandogli attività fisiche e sportive, pratiche che ne preservino bellezza e salute, permettendogli di esprimersi nel suo linguaggio in incontri faccia a faccia, emotivamente coinvolgenti, e riportandolo al centro dell'essere nel mondo.
Può darsi che l'esigenza di ridare importanza al corpo appartenga solo alle generazioni di immigrati digitali, poco propensi a considerare il corpo come integrabile o annullabile in una macchina cyborg. I nativi digitali, consci di una trasformazione inevitabile verso il transumanesimo e l'ibridazione uomo-macchina o uomo-uomo digitale, hanno al contrario la possibilità di sperimentare esperienze forse irripetibili in un futuro dominato dalla sparizione del corpo e dall'affermarsi del corpo virtuale e del cyborg. Ciò che conta è non dimenticarsi mai di possedere anche un corpo!