Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Smetti di accumulare dati e memorizzare eventi e narrazioni, dimenticare fa bene alla memoria e alla salute mentale
La nostra epoca è caratterizzata da un grande entusiasmo per il cervello, i suoi neuroni e sinapsi. Dopo decenni di sforzi scientifici e innumerevoli ricerche l'unico punto certo è che al momento non ne sappiamo praticamente nulla, o quasi. Nel frattempo però continuiamo a pensare ad esso come a un computer e come tale lo utilizziamo, sia per studiarne funzioni e capacità, sia per accumulare dati e informazioni, incuranti del sovraccarico informativo e cognitivo al quale lo stiamo sottoponendo e incuranti delle conseguenze.
Smetti di cinguettare, impara a pensare in modo complesso e profondo
Il sovraccarico informativo odierno deriva dall'essere sempre connessi ed esposti a una miriade di sollecitazioni e informazioni diverse. Quello cognitivo dalla quantità di tempo disponibile e da come lo impieghiamo, cercando di combinare insieme dati e informazioni, racconti frammentati e narrazioni per cercare di aggregarle in qualcosa di nuovo e di utile. Mentre le memorie dei computer, i server del Cloud Computing e dei Big Data sembrano godere di una espandibilità illimitata, il nostro cervello è fatto per dimenticare. Una caratteristica che sembra andare nella direzione opposta di quella delle memorie digitali smentendo l'idea che i processi di codifica, memorizzazione e recupero delle informazioni siano le uniche fondamentali per il funzionamento del cervello.
Mentre i Big Data sono costantemente attivi alla ricerca delle innumerevoli combinazioni esistenti tra i dati, il nostro cervello si dedica costantemente alla memorizzazione ma anche alla cancellazione di ricordi, di dati e di informazioni ritenuti inutili. Un'azione resa necessaria dalla necessità di continuare ad adattarsi a situazioni mutate, che richiedono nuovi dati e informazioni per rendere possibili nuovi processi decisionali, l'elaborazione di nuovo pensiero e scelte esistenziali.
Le informazioni ritenute superflue per la pianificazione di nuovi comportamenti o inadeguate all'ambiente in cui si svolge l'azione vengono rese non accessibili a livello cosciente per non limitare la flessibilità cognitiva e garantire l'efficienza della produzione di pensiero e dei processi decisionali. Alla capacità di storage infinita del Big Data, il cervello risponde con quella limitata della sua memoria, capace di conservare una grande quantità di informazioni nel tempo ma anche di dimenticare cose superflue e non necessarie.
Se le ultime ricerche scientifiche che hanno evidenziato queste caratteristiche del cervello umano sono veritiere significa che non è solo importante ricordare ma anche dimenticare. I grandi Data Center contengono milioni di server, tutti virtualizzati in modo da garantirne espandibilità, disponibilità e sicurezza. Il cervello non ha bisogno di Data Center perché ricorre a meccanismi neuronali per gestire in modo ottimale la sua memoria, l'ingresso di dati e informazioni, per indebolirne o eliminarne il ricordo attraverso una sovrascrittura che non elimina definitivamente le informazioni ma le rende meno accessibili e difficili da riportare a galla.
Se è così perché non aiutarlo? Certamente non nel modo con cui lo hanno fatto Joel e Clementine, i protagonisti del film Se mi lasci ti cancello, rivolgendosi a Lacuna, una società tecnologica capace di intervenire con strumentazioni tecnologiche per rimouovere e rimappare i circuiti neuronali della memoria associata ai ricordi. Il nostro cervello non è un semplice computer e noi non siamo necessariamente il nostro cervello. Almeno questo è quello che pensano alcuni scienziati e studiosi! E allora aiutamolo anche a dimenticare.