Non sei obbligato a lavorare in mobilità

01 Ottobre 2017 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

 

Non sei obbligato a lavorare in mobilità sfruttando te stesso per la tua impresa

 

La rivoluzione digitale sta distruggendo molti più posti di lavoro di quanti sia capace di crearne, ma sta dando origine anche ad altre distorsioni, dalle tendenze potenzialmente distopiche.

Una è riconducibile alla filosofia della gratuità della Rete. Una realtà oggi caratterizzata da una oligarchia di pochi colossi informatici che fanno il pieno di fatturati e di profitti, e da moltitudini eterogenee di produttori di contenuti, idee, informazioni e conoscenze ("contenuti per tutti, guadagni per pochi") che prestano il loro lavoro praticamente in forma gratuita, dopo avere perso qualsiasi potere e forza contrattuale per ottenere forme diverse di monetizzazione e di guadagno.

Un'altra distorsione, per alcuni ritenuta un'opportunità, è rappresentata dalla mobilità diffusa che ha rimodellato la vita dalla personalità portatile delle persone e il loro modo di lavorare. Una mobilità capace di esercitare sugli individui nuove pressioni, di riorganizzare psichicamente la loro mente e di rendere possibili nuove forme di vita mobile in termini di esperienza quotidiana, di interazione sociale e lavorativa. La rivoluzione più profonda della mobilità ha interessato il mondo del lavoro ridisegnando modalità, tempi, agende, organizzazione e relazioni di quanti lavorano.

 

I lavoratori mobili, dotati di smartphone aziendale e personale, di tablet e di personal computer sono i protagonisti di una ipermobilità caratterizzata da pratiche di lavoro non più determinate da regole aziendali ma dall'iperattività a cui sono chiamati da flussi continui di messaggi e comunicazioni che reclamano urgenti feedback e risposte. Un'iperttività che non si ferma al di fuori del posto di lavoro, in viaggio o sulla soglia di una camera da letto e non ha alcun rispetto degli orari, del giorno o della notte. La mobilità tecnologica sta sfumando i confini che separano la vita personale e sociale da quella lavorativa, aumentando al tempo stesso l'intensità, la velocità e gli effetti negativi per tutte e tre le realtà.

Essere sempre disponibili, in qualche modo sotto il ricatto continuo di un'applicazione o comunicazione aziendale Mobile che obbliga a lavorare a ogni ora della giornata, può aumentare il rischio di stress, ansia e burnout psichico. Nessuno mette in discussione i numerosi benefici che derivano dal lavoro Mobile in termini di maggiore flessibilità, riduzione del turn-over, autonomia, libertà, organizzazione del tempo, efficienza e produttività ma è necessario che ognuno svolga una riflessione seria sulle nuove situazioni mobili che si trova a sperimentare e su chi sia a trarre vantaggio dagli aspetti positivi della rivoluzione mobile.

Per il lavoratore mobile, il lavoro in mobilità comporta una quantità elevata di lavoro maggiore, la sovrapposizione continua di attività pagate con vita personale e tempo libero e in genere un'intensificazione dei ritmi e delle attività lavorative. Il lavoro in mobilità è stato completamente ridisegnato dai nuovi dispositivi mobili, dando forma a modelli lavorativi presto sposati da milioni di colletti bianchi e blu, dipendenti pubblici e privati. Una scelta dettata dall'entusiasmo per la tecnologia, le sue semplificazioni e gratificazioni ma che forse ha sottovalutato alcuni rischi come quello di perdere sé stessi, di sconvolgere vite personali e familiari, di sentirsi più soli e isolati, per la sparizione degli spazi fisici del posto di lavoro, di vedere diminuire la forza contrattuale e sindacale nei confronti delle aziende, di subire la dipendenza dal mezzo tecnologico e del controllo da parte delle aziende. 

Non riflettere su questi e altri effetti negativi della mobilità del lavoro significa essersi arresi alla tecnologia e alla tecnocrazia ma soprattutto avere rinunciato all'autonomia individuale e collettiva.

Non si è obbligati a lavorare in mobilità e se necessario bisognerebbe chiedere di essere retribuiti di più per il lavoro straordinario offerto. Se il riscontro fosse negativo, lo smartphone aziendale andrebbe silenziato o spento, a casa, in viaggio, al cinema, al concerto, in camera da letto, in compagnia dei figli, ecc. ecc.

  

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