Il nostro cervello non è nato per leggere ha scritto Maryanne Wolf nel suo bel libro Proust e il calamaro (consiglio anche Lettore vieni a casa). Apprende a farlo nel tempo, con gli strumenti tecnologici disponibili nei contesti temporali del vissuto di ognuno: i rotoli, i papiri, la stampa e oggi lo schermo. Le neuroscienze, secondo Jean-Pierre Changeux, hanno permesso di superare la tragica separazione platonica tra mente e cervello mostrando che il culturale deve essere pensato con il biologico, che il cerebrale non esiste senza un potente condizionamento ambientale (epigenetico), oggi molto tecnologico. Ma soprattutto le neuroscienze hanno permesso di scoprire l’eccezionale plasticità del nostro cervello, il ruolo del linguaggio (generativo?) e della scrittura (da non confondere con la cultura) nell’evoluzione della coscienza umana e dell’apprendimento. Secondo Stanilas Dehaene (I neuroni della lettura), dietro ogni lettore si nasconde un meccanismo neuronale che può essere studiato per spiegare come le nostre reti di neuroni imparino a leggere. Oggi anche attraverso schermi e piattaforme di ogni tipo!
🍒LIBRO CARTACEO O SCHERMO?
In un contesto dominato dalla tecnologia e dalle nuove conoscenze delle neuroscienze e della psicologia cognitiva interrogarsi sul ruolo della lettura nello sviluppo del nostro cervello e nell’apprendimento può essere un viaggio utile e pieno di sorprese. Immersi dentro il surplus informativo della nostra epoca tecnologica e digitale, il rischio è di vedere messa in crisi l’emergenza della conoscenza e l’apprendimento, ma soprattutto la capacità della lettura profonda. Una modalità di lettura che deriva da un cervello che legge dando forma, nel tempo, a una plasticità neuronale che fa da impalcatura allo sviluppo di molte abilità intellettuali complesse legate alla nostra capacità (processi mentali?) “inferenziale, analogica, empatica e di analisi critica” (Wolf). Sempre dentro contesti definiti, condizionati dall’intenzionalità del lettore, dalle sue motivazioni e finalità, anche pragmatiche, di lettura, dagli strumenti scelti per farlo. Contesti nei quali siamo immersi come i pesciolini di Foster Wallace lo sono nell’acqua in cui sono nati e nuotano da sempre, contesti nei quali è diventato urgente domandarsi quanto siano oggi importanti i nuovi strumenti di lettura che utilizziamo, compresi quelli uditivi e visivi (immagini), ai fini del linguaggio, della comprensione e dell’apprendimento.
🍒MA LA LETTURA COS’E’?
La domanda se l’è posta Naomi Baron nel primo capitolo del suo libro Come leggere (un libro ricco di dati ma per me non paragonabile ai libri della Wof). Tutti dovremmo ormai aver capito che leggere online è un’esperienza diversa dalla lettura di un libro stampato e che lo strumento utilizzato per leggere determina anche il nostro atteggiamento mentale (metacognizione) nel farlo. Online a prevalere sono la scansione veloce del testo (si fa anche con i testi stampati ma in lentezza) e la navigazione più che la lettura lineare che porta ad andare a fondo, ad arrivare alla fine. Anche di testi lunghi. Online la lettura intensiva è resa complicata dall’urgenza bulimica di alimentarsi della quantità di informazioni disponibili e dalle innumerevoli distrazioni generate da abili algoritmi impegnati nel catturare l’attenzione rubandone tutto il suo tempo.
Alla (iper)lettura a cui lo schermo ci ha abituati servirebbe lentezza, maggiore attenzione a una lettura critica del testo, una lettura profonda che il ronzio digitale di fondo fatto di continue interruzioni (molte fantasma, solo percepite) rende quasi impossibile. Interrogarsi sulla lettura non interessa solo i lettori ma tutti perché saper leggere (anche scrivere) è parte fondamentale dell’alfabetizzazione che serve per capire come funziona il mondo, per comprendere sé stessi e la realtà, per agire da cittadini.
Nella vita digitale, come ho scritto nel libro OLTREPASSARE – Intrecci di parole tra etica e tecnologia, si sperimenta la sparizione del corpo, ma la lettura è attività incarnata (pensate a quanto conta la lettura ad alta voce dei genitori nell’infanzia dei loro figli), cinestetica, fatta di sensi in agitazione. Almeno finora e per quello che sappiamo a partire dalla nostra storia umana, prima della rivoluzione tecnologica attuale. Le nuove tecnologie sembrano in alcuni casi favorire la comprensione e le motivazioni alla lettura, ma la lettura digitale è ancora nella sua infanzia. Tra cento anni forse si parlerà della lettura su carta come di un ricordo romantico e archeologico del passato. Oggi abbiamo la fortuna/possibilità di confrontare la differenza che separa la lettura di un testo stampato e quello che scorre sullo schermo di un dispositivo tecnologico. Il confronto può servire all’evoluzione del cervello che legge (ricordandosi che ai bambini lo strumento tecnologico dovrebbe essere dato il più tardi possibile), all’alfabetizzazione ma anche alla comprensione, all’apprendimento e a una maggiore consapevolezza derivante dalla conoscenza.
Ogni lettore è diverso a mamma sua!
Impossibile definire un profilo di lettore, in particolare nel mondo attuale dominato dagli schermi. Conta il genere (perché le donne leggono più dei maschi?), l’età (in edicola ormai si vedono solo anziani, in libreria molti sono i giovani della generazione Zeta, e gli altri?), la motivazione (relax, per imparare, per lavoro, passare il tempo, per piacere, ecc.), il tempo a disposizione, la piattaforma selezionata (libro, libro digitale, iperlettura online, audiolibri, ecc.), lo scopo, le preferenze individuali, le conoscenze pregresse acquisite (a proposito, lo sapete che Google Search non necessariamente sa più di voi? Soprattutto non vede tutta la Rete?), ecc.
Ogni profilo dovrebbe oggi contemplare le molteplici opportunità di lettura offerte dai mezzi a disposizione: libri cartacei e schermi, ma non solo.
Il mio profilo di lettore è tutto sbilanciato verso il cartaceo, ma io sono un Baby Boomer del 1952 che ama possedere una copia di ogni libro stampato acquistato (non leggo tutti i libri che compro ma nessuno resta inattivo e silente sullo scaffale, sempre ci navigo dentro!). È un fatto fisico, emotivo ed estetico (come si vede dalle immagini). Il libro mi sembra più autentico, tiene lontano dall’affollamento visivo tipico dei mondi digitali, produce sensazioni olfattive e tattili, dà un senso profondo alla lettura (online sembra sempre di (s)correre…), permette la lettura di testi complessi e lunghi (provate voi a leggere Il signore degli anelli, i Saggi di Montaigne o Il conte di Montecristo online…), offre sempre una immagine mentale dell’insieme (la pagina e non solo), favorisce la concentrazione e la compartecipazione con gli autori e i protagonisti/argomenti dei loro testi, riempie spazi vuoti della casa dando loro un (dis)ordine, una organizzazione, un senso e una storia.
Nel mio profilo non mancherebbe la componente digitale. Uso Internet dagli anni 80 e sono sempre stato attivo in Rete, anche oggi. Inutile dire che uso la Rete per navigare, cercare, esaminare, scorrere e leggere molteplici testi insieme, ma soprattutto la uso perché offre infinite possibilità di leggere in modi diversi. E non solo, in Rete si lasciano sempre tracce che generano interazioni, apprendimento, curiosità, altre letture…
🍒NON TUTTI SIAMO UGUALI!
Il mio profilo di lettore è uno dei tanti possibili ma mai direi ad altri di prenderlo ad esempio così come mai direi a una persona più giovane “…quando avevo la tua età …”. Siamo in una fase di mezzo nella quale è utile interrogarci su cosa ci attende e su quali possano essere le strategie di lettura (molti al possesso di un libro preferiscono oggi l’esperienza utente online) da adottare, per meglio prepararci a scenari futuri in formazione ma non ancora del tutto definiti. Futuri nei quali a fare la differenza sarà un cervello che legge come strumento di comprensione e apprendimento continuo. Il primo passo che tutti possiamo compiere è di provare a definire il proprio profilo di lettore e poi, volendo, condividerlo online. Su Linkedin la comunità di chi legge è vasta, abitata e molto attiva. Grande è anche il contributo di riflessione sulla lettura, spesso alimentato da chi si occupa, anche professionalmente di #storytelling e di #scrittura.
🍒COSA CI ATTENDE?
In Italia si sente spesso dire che si legge sempre meno (VERO O FALSO?), che aumentano i lettori forti ma diminuiscono le persone che leggono, che i giovani non leggono (FALSO per la generazione Zeta) e preferiscono navigare, che gli ebook stanno aumentando le vendite (FALSO!) e i libri vendono sempre meno (FALSO!), che i bambini siano pronti ad abbandonare la stampa (FALSO!), che stanno scomparendo la lettura profonda e il pensiero critico (VERO ma che cosa sia il pensiero critico forse nessuno lo sa!), che si legge molta spazzatura (mode del momento) e sempre meno letteratura, che la tecnologia non è né buona né cattiva, dipende l'uso che se ne fa, ecc. ecc.
Il sentito dire plasmato dal senso comune e dai pregiudizi può dare forma alla realtà di molti ma non impedisce di insistere sull’importanza della lettura sostenendone la sua importanza, qualunque sia il mezzo utilizzato, la motivazione che la rende possibile e la modalità, lenta o veloce, superficiale o profonda, cartacea o digitale, che la caratterizza.
Se mi avete seguito fin qui, voi cosa ne pensate?
Quanto conta leggere e sviluppare un cervello capace di farlo e nel farlo di OLTREPASSARE sé stesso? In cosa si differenzia la lettura su carta da quella digitale? Ritenete anche voi che l’accelerazione imposta dalla tecnologia, anche nella lettura, sia sempre necessaria? La lettura, come la scrittura, alimenta la coscienza, quanto contano gli strumenti utilizzati per farlo? In che modo la lettura digitale favorisce lo sviluppo cognitivo e facilita la comprensione e l’apprendimento? Quali e quante responsabilità abbiamo nel favorire lo sviluppo e la crescita dei più giovani, soprattutto quelli in tenera età?