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05 Maggio 2022 Redazione SoloTablet
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Redazione SoloTablet
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Questo post prende spunto da un bellissimo libriccino di Vito Teti: β€œRestanza”. Non conoscevo l’autore. Leggendolo mi sono identificato generazionalmente ma anche per i concetti che esprime, elaborati durante la fase della pandemia che ha tutti a suggerito riflessioni prima forse poco sentite o percepite come non necessarie.

Avendo sempre viaggiato molto (https://lnkd.in/dqUBiqEr) e avendo smesso di farlo (rispetto a prima) per colpa delΒ Coronavirus, ora mi accingo a ripartire. Sempre perΓ² mantenendo solide le radici alla terra da cui provengo. Una terra montanara, da sempre attraversata dalleΒ migrazioniΒ di un tempo (l’uomo di Similaun e molti altri) e dagli eserciti (Annibale, Carlo Magno, Napoleone e molti altri). L’homo sapiens Γ¨ migratore per nascita e per evoluzione ma ha da sempre compreso che fermarsi, restare in un posto, scegliere una localitΓ , non Γ¨ sempre stata una necessitΓ  ma anzi ha costituito una opportunitΓ  di vita e di salvezza.
Β 
NelΒ caosΒ attuale nel quale fingiamo tutti di stare bene e che le crisi riguardino solo gli altri, mentre ci stiamo incamminando verso la liquidazione di una specie, quella umana, un modo per allontanare l’apocalisse incombente potrebbe essere quello di rallentare, guardarsi intorno, diventare stanziale, radicarsi, ritornare alle terre di origine per difenderle, proteggerle, farle (ri)vivere: β€œdimostrando attenzione alla terra, ai boschi, alla memoria, al futuro”.
Β 
Nel libro Teti parla di nostalgia e di solastalgia (crasi di solace – consolazione – e nostalgia). LaΒ nostalgiaΒ Γ¨ l’emozione che si prova nello stare lontani da una terra a cui si Γ¨ sempre richiamati, la consolazione nasce dalla cura (sollecitudine, premura, attenzione, riguardo, ecc.), dal rispetto, dal farsi carico, dal recupero di paesaggi edΒ ecosistemi, dall’azione concreta, da pratiche etiche, dalla capacitΓ  diΒ OLTREPASSAREΒ (https://lnkd.in/eeFqRq5S) il presente per tornare a immaginare futuri possibili, anche utopici.
Β 
Io nel mio piccolo ci provo, anche senza rinunciare a viaggiare!
Β 
β€œπ‘΅π’π’ Γ¨ π’π’†π’„π’†π’”π’”π’‚π’“π’Šπ’ π’π’‚π’”π’„π’Šπ’‚π’“π’† 𝒍𝒂 π’‘π’“π’π’‘π’“π’Šπ’‚ 𝒕𝒆𝒓𝒓𝒂 𝒑𝒆𝒓 π’‚π’‡π’‡π’†π’“π’Žπ’‚π’“π’† π’Šπ’ 𝒗𝒂𝒍𝒐𝒓𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 π’‘π’“π’π’‘π’“π’Šπ’‚ π’„π’“π’†π’‚π’•π’Šπ’—π’Šπ’•Γ . 𝑰𝒏 𝒇𝒐𝒏𝒅𝒐 π’„π’‰π’Š π’…π’†π’„π’Šπ’…π’† π’…π’Š π’—π’Šπ’‚π’ˆπ’ˆπ’Šπ’‚π’“π’†, π’Šπ’ π’Žπ’π’π’…π’ 𝒑𝒖ò 𝒔𝒐𝒍𝒐 π’ˆπ’–π’‚π’“π’…π’‚π’“π’π’, π’Žπ’†π’π’•π’“π’† π’„π’‰π’Š π’Žπ’†π’•π’•π’† π’“π’‚π’…π’Šπ’„π’Š 𝒑𝒖ò π’„π’‚π’‘π’Šπ’“π’† π’…π’Š π’‘π’ŠΓΉ π’Šπ’ π’”π’Šπ’ˆπ’π’Šπ’‡π’Šπ’„π’‚π’•π’ 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒕à 𝒄𝒉𝒆 𝒍𝒐 π’„π’Šπ’“π’„π’π’π’…π’‚, 𝒑𝒖ò π’Šπ’π’•π’†π’“π’‘π’“π’†π’•π’‚π’“π’π’. 𝑺𝒐𝒏𝒐 𝒍𝒆 π’Šπ’…π’†π’† [π’…π’Š 𝑷𝑨π‘ͺ𝑬] 𝒄𝒉𝒆 𝒅𝒆𝒗𝒐𝒏𝒐 π’—π’Šπ’‚π’ˆπ’ˆπ’Šπ’‚π’“π’†, π’‘π’ŠΓΉ 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 π’ˆπ’‚π’Žπ’ƒπ’† π’…π’†π’ˆπ’π’Š π’–π’π’Žπ’Šπ’π’Š.” ( Mario La Cava, Malafarina, 1988)

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