TECNOCONSAPEVOLEZZA /

🍒🍒 A PROPOSITO DI ETICA E DI TECNICA

🍒🍒 A PROPOSITO DI ETICA E DI TECNICA

31 Ottobre 2023 Redazione SoloTablet
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Si parla tanto di algoretica e di etica delle macchine ma a me l’unica etica che veramente mi interessa è quella dell’essere umano. Un essere umano che, come vivente, ha bisogno di orientare le proprie azioni per continuare a vivere, in modo (tecno)consapevole (mio neologismo) e responsabile, cercando di evitare qualsiasi azione che lo priverebbe della vita portandolo a non essere, a non esistere. Oggi poi, questa etica dovrebbe andare oltre la visione antropocentrica, che ha guidato l’evoluzione umana nella modernità, per abbracciare il mondo intero, fatto di altri esseri viventi (animali e vegetali), non viventi (natura) e tecnologici (postumani, transumani, robot, ecc.), dando forma a nuove epistemologie utili a ridefinire in modo critico il nostro essere fluido sulla Terra e nell’Universo mondo. Un mondo in profonda crisi, precipitato nel caos, per il quale è diventato necessario agire (nel senso dato alla parola da Miguel Benasayag), intervenire, impegnarsi, anche sul linguaggio usato, con visioni alternative, nuovi valori (giustizia, carità, solidarietà, partecipazione, collaborazione, gentilezza, generosità, benevolenza, compassione, ecc.) e nuovi progetti sociali per l’intera umanità.

🍒UOMO E TECNICA

Come direbbe il filosofo l’uomo è ontologicamente tecnico. Lo è da sempre, fin da quando ha sviluppato il pollice opponibile (che oggi si sta atrofizzando o modificando visto l’uso che ne viene fatto sullo schermo), e si è attrezzato con infiniti estensioni nella forma di protesi tecnologiche: aratri e trattori, armature e armi, locomotive e razzi, smartphone e metaversi vari, intelligenze artificiali e robot. La tecnica fa parte da sempre dello sviluppo umano sulla terra, rientra nel normale rapporto che l’uomo ha con l’ambiente, ha permesso all’uomo di esistere sul pianeta Terra e di esplorare l’universo in cerca di altri pianeti. 

Questo essere ontologicamente tecnico ha però i suoi prezzi da pagare. Da strumento la tecnica ha perso la sua neutralità, si è fatta potere, ha preso direzioni diverse sull’onda della sua forza di accelerazione e volontà di potenza. Sta oggi trasformando l’umano, la sua funzione e la sua esistenza, l’organizzazione sociale sulla Terra, condizionando la vita individuale e sociale, dando forma a scenari futuri nei quali all’uomo si affiancheranno robot umanoidi in grado di competere con lui e di superarlo. La singolarità della macchina che si avvicina (per chi ci crede), la diffusione di intelligenze artificiali capaci di apprendere, di creare (IA generative) e di agire con capacità intellettive proprie, pone grandi problemi come la libertà e la libertà di scelta. Libertà intese come libere da condizionamenti, anche cognitivi, capaci di resistere alle forze che oggi vorrebbero dirigerle, manipolarle (siamo tutti diventati consumatori, trattati come merci) o annullarle (un esempio: il popolo degli Uiguri). 

Nulla di nuovo visto che da sempre la tecnica è servita a migliorare l’agricoltura o l’industria, ma anche a sviluppare armi micidiali (pensate ai droni attuali), pensate per dominare altri uomini e a imporsi in modo estrattivo e con uno sfruttamento antropocentrico predatorio nei confronti della natura (che oggi si sta vendicando o esprimendo il suo malessere profondo) e delle sue risorse. Di fronte a questo scenario tutti siamo chiamati a darci una prospettiva etica, necessaria per poter dare una prospettiva etica anche alla tecnica/tecnologia. Le due prospettive viaggiano insieme ma, per i tempi che corrono, la priorità andrebbe posta alla prima, in modo assoluto, prioritario, perché stiamo tutti assistendo e contribuendo alla sparizione dell’etica. 

Come altro giudicare il silenzio (ir)responsabile e disumana sulle migliaia di bambini morti a Gaza? Come altro vagliare la passività che sembra avere colpito come un virus moltitudini di persone, privandole di qualsiasi responsabilità? Come altro pronunciarsi sul diffondersi di comportamenti populisti, razzisti, omofobi e sul fenomeno dei femminicidi che, soprattutto in Italia, evidenziano una malattia psichica diffusa, di cui sembrano colpiti soprattutto individui di genere maschile? Come restare indifferenti all’innalzamento della temperatura sulla terra pensando alle nuove generazioni che con i suoi effetti dovranno drammaticamente fare i conti? 

🍒TECNICA E SVILUPPO

Se ci assumiamo tutti il peso di una responsabilità etica, il cosa fare potrebbe apparire quasi ovvio: 

  • lavorare per la pace,
  • per modelli economici alternativi a quelli attuali,
  • per l’ambiente a protezione della natura,
  • per un lavoro non precario,
  • per ridurre disuguaglianze e povertĂ ,
  • per superare il consumismo attuale che divora la Terra,
  • per chiedere con forza una tecnologia diversa dall’attuale, fondata sull’ontologia dell’esistenza umana, orientata di piĂą all’umano e meno al profitto e al dominio sull’uomo e sulla terra,
  • per impegnarsi politicamente, da cittadini che hanno ritirato la delega a politici che non sanno piĂą operare per il bene pubblico e in modo da ricostruire insieme bene comune e societĂ .

Le azioni necessarie per impegnarsi su questi obiettivi richiedono innanzitutto di considerare la condizione umana odierna come mal definita, soprattutto in termini etici e morali. La tecnologia ha cambiato ogni contesto e ci obbliga a ripensare i presupposti alla base del nostro agire umano, oggi pesantemente condizionato dalla tecnologia, a ridefinirne l’etica, tenendo sempre presente le molte cose tremende che l’uomo è capace di compiere, contro altri umani, contro la natura, mediante il linguaggio e il pensiero, la civiltà, ecc. Senza mai dimenticare la sua superficiale presunzione mortale e quindi illusoria di potere dominare la Terra, il mondo e la immutabile natura delle cose. Una presunzione che porta immancabilmente a scoprire la limitatezza dell’umano, oggi anche nei confronti degli artefatti tecnologici da lui prodotti.

Con una differenza sostanziale. La techne del passato (con alcune eccezioni) era eticamente neutrale, non aspirava al suo progresso illimitato e non rivestiva il ruolo e l’importanza che ha conquistato oggi. L’etica si concentrava sul rapporto tra uomo e uomo (“Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”, “Ama il tuo prossimo come te stesso”), dell’uomo con sé stesso e sulle sue azioni, che sempre erano relegate in ambiti locali, (de)limitati. Oggi tutto è cambiato, l’uomo è chiamato, per citare Jonas, a nuove responsabilità, che non si limitano al rispetto dell’Altro ma interessano la natura, il clima, l’ambiente, l’ecologia, la tecnologia Queste responsabilità chiamano tutti a nuove forme di agire, prestando attenzione a effetti e conseguenze, ridefinendo diritti e doveri, preoccupandosi della sorte della specie umana sulla Terra, sapendo che il destino umano è collegato ad altre specie e al benessere stesso della biosfera. Tutto però deve avvenire senza cedere alle sirene della tecnologia che ci vogliono convincere del progresso illimitato e del controllo totale sulle cose, e sull’uomo.

La tecnologia non può essere il fine dell’uomo, neppure la sua vocazione, deve sempre essere valutata, con responsabilità anche temporale, nei suoi effetti e nelle sue conseguenze sul genere umano nella sua totalità e la condizione complessiva della natura e delle creature che anche in futuro è destinata ad ospitare. Compito oggi reso complicato dal cinismo e nichilismo diffusi derivati da ignoranza, nessuna umiltà (individualismo e narcisismo docet) e scarsa saggezza, perdita di valori e di scopi, fuga dalla verità e privazione oggettiva della libertà.   Serve una responsabilità saggia basata sulla capacità conoscitiva, serve (tecno)consapevolezza, serve perseguire fini non utilitaristici ma indirizzati al bene comune e al rispetto dei diritti delle persone, serve riscoprire una qualche forma di un umanesimo rifondato, serve operare per un’etica capace di mettere ordine alle azioni umane e a regolarne l’agire. 

🍒 LO SPAESMENTO

Per citare l’ultimo libro di Umberto Galimberti, viviamo tempi di spaesamento, tempi allo sbando (Bauman), tempi nei quali l’etica si fa incerta fino a sparire. Perché non siamo più capaci di dare un senso alle cose e di riflettere sulla nostra vita, di trovare criteri e valori di riferimento con cui valutare le nostre idee e le nostre azioni, i nostri pensieri e i nostri comportamenti, di coltivare la solidarietà come elemento caratterizzante un’etica umana. Questa incapacità si rivela nel vivere nel presente, nel ricercare continuamente la novità dell’evento, della notizia, del messaggio, porta a interrogarsi se un’etica nella nostra epoca sia ancora possibile. L’attenzione rivolta all’etica delle macchine e la scarsa attenzione verso quella umana sembra confermare la sua impossibilità. Meglio allora affidarsi alla tecnica, capace di risolvere il problema della condizione umana e della convivenza tra gli uomini e per questo una tecnica etica, che proprio perché dettata dalla tecnologia odierna può aspirare a essere ma migliore delle etiche (morali) mai esistite prima nella storia dell’umanità. Peccato che, come scrive Umberto Galimberti”: 

“La tecnica non è neutrale, perché crea un mondo con determinate caratteristiche che noi non possiamo evitare di abitare e. abitandole, finire con il contrarre abiti e abitudini. La tecnica è il nostro mondo.”

 

Bibliografia 

  • Umberto Galimberti, L’etica del viandante, Feltrinelli, Milano 2023
  • Hans Jonas, Il principio responsabilitĂ . Un'etica per la civiltĂ  tecnologica, Einaudi, Torino 2009
  • Carlo Mazzucchelli, Tecnoconsapevolezza e libertĂ  di scelta, Delos Digital, Milano 2019
  • Carlo Mazzucchelli, Nausica Manzi, Oltrepassare – Intrecci di parole tra etica e tecnologia, Delos Digital, Milano 2022
  • Miguel Benasayag, Corpi viventi. Pensare e agire contro la catastrofe, Feltrinelli, Milano 2022

 

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