TECNOCONSAPEVOLEZZA /

🍒🍒 ALCUNE PAROLE X IL 2024

🍒🍒 ALCUNE PAROLE X IL 2024

03 Gennaio 2024 Redazione SoloTablet
SoloTablet
Redazione SoloTablet
share
Considerando il 2023 un anno nefasto, avevo deciso di non cimentarmi negli usuali auguri di fine anno. Poi però hanno prevalso la gentilezza e la generosità, oltre alla voglia di continuare a fare il grillo parlante che è in me. La gentilezza è rivolta a tutti, ma in particolare a coloro che continuano a leggermi e forse a trovare interessanti gli spunti che offro in queste attività su Linkedin. Un grazie particolare va a chi interagisce fornendo un feedback. Un grazie anche a coloro che, pur sempre tentati, non si cancellano dalla mia newsletter, magari in attesa di qualcosa di meglio che forse non arriva mai.

Per me il 2023 è stato un anno importante, ho avviato nuovi progetti di vita e soprattutto ho scritto il libro della mia (forse) maturità. Un testo tutto dedicato a quello che ho chiamato NOSTROVERSO, con l’obiettivo di celebrarne le caratteristiche incarnate, di farne il perno per la riscoperta di un umanesimo rinnovato e di condividere alcune pratiche umaniste, utili per resistere attivamente ai tanti metaversi nei quali abbiamo ormai spostato il nostro domicilio esistenziale, forse anche per dimenticare il Reale della realtà che inutilmente rimuoviamo e sempre (ri)emerge. 

Alla base delle mie riflessioni ci sono alcuni temi ricorrenti che si collegano ad alcune parole e concetti che da sempre hanno catturato la mia attenzione, la mia curiositĂ , la mia immaginazione e la mia riflessione. Su alcune di queste parole voglio provare a costruire il mio augurio per un 2024 che sarĂ  complicato, difficile, pieno di crepe e di crisi, un anno forse determinante nel definire gli scenari futuri dei prossimi decenni del genere umano sul pianeta Terra, clima, guerra e populismi vari permettendo.

 

UTOPIA

Nei tempi distopici senza utopie attuali, Auguro a tutti la riscoperta dell’utopia, dell’andare oltre, al di là della realtà, per oltrepassare verso nuovi altrove, perseguendo individualmente nuove idee, sogni, desideri, aspirazioni, chimere, multiversi vari nei quali poter (ri)trovarsi e/a viaggiare. Mai come oggi abbiamo bisogno di esercitare l’immaginazione per dare corpo a nuove (e)utopie. Un modo per reagire a futuri artificiali già previsti, calcolati e raccontati come inevitabili ma percepiti da molti come irreali. 

La prima utopia da perseguire è quella, per dirla con la filosofa Donatella di Cesare, del comprendere, a partire dal nostro presente. Un presente che ha ucciso il passato, facendoci dimenticare il divenire di cui è portatore, che sempre si proietta nel futuro. L’utopia del comprendere nasce dal saper cogliere i fermenti e gli attrattori in azione, le tendenze emergenti e in esse quelle dal carattere corrosivo, anticonformista e utopico. 

Viviamo tempi sbandati pieni di crepe, stiamo angosciati e soli dentro strettoie esistenziali che ci tolgono la parola e il respiro. Comprendere è il primo passo per tornare ad ascoltare, a parlare e a dialogare, a farsi ascoltare, per (ri)tornare a proiettarsi al di fuori e al di là delle tante gabbie virtuali nelle quali ci siamo rinchiusi, per tornare a vivere una vita che sia degna di essere vissuta. L’andare al di fuori potrebbe anche essere un viaggio di ritorno, dentro quello che io ho individuato come NOSTROVERSO, un non-luogo diventato utopico, che in realtà esiste già, ma è posto al limite, è scartato dall’ordine vigente come non conforme e per questo dileggiato. Comprendere è un modo di cercare, cercando, qualcosa si trova. L’augurio che faccio è che nell’impossibilità di trovare quello che si cerca si possa trovare quello che non si cerca, anche se utopico e percepito come impossibile da realizzare. 

REALTA’

Forse è sempre stato così, ma oggi più che mai la realtà sembra non esistere, si è fatta comunicazione e narrazione, semplice storytelling. Insieme alla realtà è scomparsa la verità, la conoscenza si è liquefatta in informazione, l’esperienza è sempre più “virtuale”, la libertà si ritrova ad essere limitata, l’onlife ha preso il sopravvento sull’offlife. Tra la realtà e le sue innumerevoli narrazioni si è insediata la strana percezione, che in alcuni sfocia in problemi psichici, di una grande confusione (caos), nella difficoltà a sentire e a conoscere, a relazionarsi con gli altri e a vivere. 

La confusione nasce dalla semplificazione continua della realtà, trasformata com’è in narrazioni che ne esaltano la sua formalizzazione matematica, in modo da regalarla agli algoritmi, consegnarla ai dati, ai loro a priori e modelli di realtà che tendono a riprodurre verità precostituite. La sofferenza psichica nasce dalla contrapposizione costante tra la realtà vissuta (precarietà, povertà, disuguaglianze ma anche fragilità, vulnerabilità e imperfezione umane) e quella felicitaria, positiva, computazionale e calcolata asserita dalla tecnica. La sofferenza che ne deriva si alimenta dall’impossibilità a urlare che la realtà raccontata non è reale. 

Uscire dalla caverna è quasi impossibile, eppure una soluzione esiste: riportare l’attenzione al contesto esperienziale nel quale si è di volta in volta inseriti. Lo ha scritto anche Francesco Varanini ricordando il pensiero zen di Nishida e l’importanza da esso data al luogo, al topos, al focolare, alla situazione, all’evento, al NOSTROVERSO incarnato, tanti ambiti che abitiamo, fondamentali per la nostra esperienza e umana conoscenza. Per questo auguro a tutti un 2024 ricco di nuove esperienze, possibilmente dentro il proprio NOSTROVERSO. 

TECNOLOGIA

Oggi la tecnica non è più un semplice strumento, una capacità umana (virtù nell’accezione dianoetica aristotelica). La tecnica è diventata un sistema integrato e globale, un apparato impersonale, una divinità, un mondo, che sfugge ormai alla nostra comprensione e al nostro controllo (un esempio su tutto ciò che sta avvenendo nell’industria militare). Tutti parlano di tecnica (tecnologia) ma ai più sfugge che l’essenza della tecnica non ha nulla a che fare con il tecnico, le tecniche e le tecnologie. La tecnica ci pone problemi profondi, non affrontabili in modo superficiale o semplicemente tecnico, chiama in causa ontologicamente la nostra esistenza di esseri umani, il nostro essere(ci), concetti/valori come verità, libertà, democrazia, ecc.

Le risposte dei molti filosofi e teologi pop sulla scena, alle domande della tecnica e sulla tecnica, sfornano risposte narcisistiche in continuazione, ma esse sono per lo più insufficienti, superficiali e insoddisfacenti. Sono tali perché non dicono nulla sulla non neutralità della tecnica. Non lo dicono perché la tecnica è potere, potenza ed è legata al potere di turno. Non è loro interesse mettere in discussione il suo dominio e i suoi timonieri. Meglio alimentare la narrazione delle sorti progressive della tecnica che suggeriscono di accettarne le leggi e le regole, anche quelle (algor)etiche, senza lamentarsi perché la realtà è quella che è e non c’è ragione di cambiarla. Nel fare questo dimenticano però che è tipico dell’umano innovare, trasformare, rivoluzionare, farsi prendere dagli eventi più che dai fatti, resistere, anche umanisticamente, alla riduzione di tutto a semplice risultato computazionale, esercizio statistico e semplice calcolo. 

Questo è ciò che penso e per questo auguro a tutti che il 2024 sia un anno nel quale la riflessione sulla tecnologia e i suoi effetti possa cambiare, unitamente alle sue narrazioni. Il cambio di passo è necessario. Più che la fine della storia determinata dal dominio globale della tecnica, rischiamo di andare incontro alla fine della libertà. Auguro per questo più libertà per tutti! 

INTELLIGENZA

Abituati come siamo diventati a fare affidamento ai dati per non affaticarci nel cercare di capire quello che nei dati è difficile da comprendere, abbiamo dimenticato che i dati non sono oggettivi, ma dipendono dalle loro relazioni, dai desideri, dalle intenzioni e dalle azioni dei soggetti che le compiono. Affidiamo l’analisi all’intelligenza artificiale, che tutto può meccanicamente e computazionalmente fare, ma nulla può in termini di intus-legere (guardare/si dentro, approfondire) e di inter-ligere (prestare attenzione al contesto e alle relazioni che lo caratterizzano). 

Mentre moltitudini di persone acculturate si cimentano nella celebrazione dell’intelligenza artificiale, l’intelligenza umana langue, si atrofizza, si trova in difficoltà, erodendo le fondamenta umanistiche della civiltà occidentale, abituando a comunicare tra chi la pensa uguale, scomunicando tutti gli altri. Tutto ciò è testimoniato dalla scarsa attenzione che l’intelligenza umana sa ormai suscitare, ma anche dalla crisi culturale che (nel mondo occidentale) la interessa, coinvolgendo le università che vedono dilagare la cultura della cancellazione, il politicamente corretto, il pensiero woke nella sua versione ultra-identitaria malata, il conformismo e l’omologazione strisciante, ai dati, ai fatti, alle false notizie e alle narrazioni. 

Siamo tutti diventati esperti di ChatGPT e sempre più poveri di saperi, decantiamo l’IA e umiliamo quella umana. Nel farlo fingiamo di preoccuparci che l’intelligenza artificiale si stia avvicinando a quella umana ma pochi agiscono per impedire che l’umana diventi artificiale. Come ha scritto Caracciolo nell’ultimo numero di Limes l’intelligenza è arte, dunque gioco. L’intelligenza è oggi minacciata dalla religione della tecnologia, un monoteismo intollerante che impedisce nuove invenzioni, mai automatiche. “Follia trionfa, se più dei carmi, il computar s’ascolta” dice Caracciolo citando Leopardi. Nel 2024 torniamo all’arte, al gioco e alla poesia. 

INTERROGARSI

La quantità dei dati a disposizione genera l’illusione di poter trovare tutte le risposte, suggerisce a molti l’illusione di essere in possesso della verità. In questo clima ci si è arresi al pensiero binario, si è smesso di dubitare, di interrogarsi, di procedere per domande e risposte, si è smesso di porsi domande, in particolare quelle intelligenti, si accettano acriticamente tutte le risposte, comprese quelle stupide e sbagliate. 

Non praticando l’arte delle domande si finisce per porsene sempre più spesso di sbagliate. Ma le domande sbagliate sono più dannose e pericolose delle risposte errate, in particolare nell’epoca del vuoto nella quale ci troviamo oggi a esistere. Assuefatti alle risposte facili disponibili stiamo diventando pigri, non prendiamo posizione, non esercitiamo l’immaginazione, ci prepariamo a shock emergenti inevitabili. Il 2024 vi sia ricco di dubbi e di domande! Unico modo per compiere scelte consapevoli e responsabili, per cambiare prospettiva, per elaborare uno sguardo d’insieme, per cambiare il linguaggio, le sue narrazioni, i comportamenti e i modi di pensare, adottando pratiche umaniste, fondate su un’etica umana relazionale. 

NOSTROVERSO

Il 2024 può essere l’anno della (tecno)consapevolezza e della responsabilità. La prima utile per comprendere quali scelte coraggiose e anticonformiste (non omologate) compiere, in modo da determinare un nuovo inizio dentro futuri più umani, sensibili e condivisibili, non solo antropomorfi, ma capaci di contenere altri mondi, altri pluriversi con i quali co-evolvere. La responsabilità si riferisce al farsi carico delle proprie scelte e dei propri comportamenti, in considerazione delle loro conseguenze (etiche) future, sull’ambiente, sull’economia, sulla politica, sulla comunicazione e su tutto il genere umano. L’esercizio della responsabilità richiama tutti ad agire per salvaguardare l’umano dalla prepotenza della macchina, l’umanità dalla tecnica. Più che preoccuparsi di dare un’etica alle intelligenze artificiali serve (ri)elaborare una nuova etica umana valutando le potenziali conseguenze catastrofiche dell’agire umano, ad esempio nello sviluppo sbagliato di tecnologie come le IA e non solo. Elaborare una nuova etica obbliga a ripensare concetti fondamentali: essere umano, natura, bene, valore, dovere, progresso, ambiente, ecc. Lo spazio dove esercitare tecnoconsapevolezza e responsabilità è quello del NOSTROVERSO, fisico, incarnato, empatico, emozionale e relazionale, fatto di corpi che si toccano, di volti e di sguardi che si accarezzano, di respiri e di parole. Il mio augurio per il 2024 è che molti possano tornare a seguire la stella polare della loro coscienza in modo da smascherare la trappola tecnologica riscoprendo l’unico “universo” sul quale valga la pena di investire il proprio vissuto.

LIBRO NOSTROVERSO

 

 

 

comments powered by Disqus

Sei alla ricerca di uno sviluppatore?

Cerca nel nostro database