Per me il 2023 è stato un anno importante, ho avviato nuovi progetti di vita e soprattutto ho scritto il libro della mia (forse) maturitĂ . Un testo tutto dedicato a quello che ho chiamato NOSTROVERSO, con l’obiettivo di celebrarne le caratteristiche incarnate, di farne il perno per la riscoperta di un umanesimo rinnovato e di condividere alcune pratiche umaniste, utili per resistere attivamente ai tanti metaversi nei quali abbiamo ormai spostato il nostro domicilio esistenziale, forse anche per dimenticare il Reale della realtĂ che inutilmente rimuoviamo e sempre (ri)emerge.Â
Alla base delle mie riflessioni ci sono alcuni temi ricorrenti che si collegano ad alcune parole e concetti che da sempre hanno catturato la mia attenzione, la mia curiositĂ , la mia immaginazione e la mia riflessione. Su alcune di queste parole voglio provare a costruire il mio augurio per un 2024 che sarĂ complicato, difficile, pieno di crepe e di crisi, un anno forse determinante nel definire gli scenari futuri dei prossimi decenni del genere umano sul pianeta Terra, clima, guerra e populismi vari permettendo.
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UTOPIA
Nei tempi distopici senza utopie attuali, Auguro a tutti la riscoperta dell’utopia, dell’andare oltre, al di lĂ della realtĂ , per oltrepassare verso nuovi altrove, perseguendo individualmente nuove idee, sogni, desideri, aspirazioni, chimere, multiversi vari nei quali poter (ri)trovarsi e/a viaggiare. Mai come oggi abbiamo bisogno di esercitare l’immaginazione per dare corpo a nuove (e)utopie. Un modo per reagire a futuri artificiali giĂ previsti, calcolati e raccontati come inevitabili ma percepiti da molti come irreali.Â
La prima utopia da perseguire è quella, per dirla con la filosofa Donatella di Cesare, del comprendere, a partire dal nostro presente. Un presente che ha ucciso il passato, facendoci dimenticare il divenire di cui è portatore, che sempre si proietta nel futuro. L’utopia del comprendere nasce dal saper cogliere i fermenti e gli attrattori in azione, le tendenze emergenti e in esse quelle dal carattere corrosivo, anticonformista e utopico.Â
Viviamo tempi sbandati pieni di crepe, stiamo angosciati e soli dentro strettoie esistenziali che ci tolgono la parola e il respiro. Comprendere è il primo passo per tornare ad ascoltare, a parlare e a dialogare, a farsi ascoltare, per (ri)tornare a proiettarsi al di fuori e al di lĂ delle tante gabbie virtuali nelle quali ci siamo rinchiusi, per tornare a vivere una vita che sia degna di essere vissuta. L’andare al di fuori potrebbe anche essere un viaggio di ritorno, dentro quello che io ho individuato come NOSTROVERSO, un non-luogo diventato utopico, che in realtĂ esiste giĂ , ma è posto al limite, è scartato dall’ordine vigente come non conforme e per questo dileggiato. Comprendere è un modo di cercare, cercando, qualcosa si trova. L’augurio che faccio è che nell’impossibilitĂ di trovare quello che si cerca si possa trovare quello che non si cerca, anche se utopico e percepito come impossibile da realizzare.Â
REALTA’
Forse è sempre stato così, ma oggi piĂą che mai la realtĂ sembra non esistere, si è fatta comunicazione e narrazione, semplice storytelling. Insieme alla realtà è scomparsa la veritĂ , la conoscenza si è liquefatta in informazione, l’esperienza è sempre piĂą “virtuale”, la libertĂ si ritrova ad essere limitata, l’onlife ha preso il sopravvento sull’offlife. Tra la realtĂ e le sue innumerevoli narrazioni si è insediata la strana percezione, che in alcuni sfocia in problemi psichici, di una grande confusione (caos), nella difficoltĂ a sentire e a conoscere, a relazionarsi con gli altri e a vivere.Â
🍒🍒BUONE VACANZE CON TECNOCONSAPEVOLEZZA
La confusione nasce dalla semplificazione continua della realtĂ , trasformata com’è in narrazioni che ne esaltano la sua formalizzazione matematica, in modo da regalarla agli algoritmi, consegnarla ai dati, ai loro a priori e modelli di realtĂ che tendono a riprodurre veritĂ precostituite. La sofferenza psichica nasce dalla contrapposizione costante tra la realtĂ vissuta (precarietĂ , povertĂ , disuguaglianze ma anche fragilitĂ , vulnerabilitĂ e imperfezione umane) e quella felicitaria, positiva, computazionale e calcolata asserita dalla tecnica. La sofferenza che ne deriva si alimenta dall’impossibilitĂ a urlare che la realtĂ raccontata non è reale.Â
Uscire dalla caverna è quasi impossibile, eppure una soluzione esiste: riportare l’attenzione al contesto esperienziale nel quale si è di volta in volta inseriti. Lo ha scritto anche Francesco Varanini ricordando il pensiero zen di Nishida e l’importanza da esso data al luogo, al topos, al focolare, alla situazione, all’evento, al NOSTROVERSO incarnato, tanti ambiti che abitiamo, fondamentali per la nostra esperienza e umana conoscenza. Per questo auguro a tutti un 2024 ricco di nuove esperienze, possibilmente dentro il proprio NOSTROVERSO.Â
TECNOLOGIA
Oggi la tecnica non è più un semplice strumento, una capacità umana (virtù nell’accezione dianoetica aristotelica). La tecnica è diventata un sistema integrato e globale, un apparato impersonale, una divinità , un mondo, che sfugge ormai alla nostra comprensione e al nostro controllo (un esempio su tutto ciò che sta avvenendo nell’industria militare). Tutti parlano di tecnica (tecnologia) ma ai più sfugge che l’essenza della tecnica non ha nulla a che fare con il tecnico, le tecniche e le tecnologie. La tecnica ci pone problemi profondi, non affrontabili in modo superficiale o semplicemente tecnico, chiama in causa ontologicamente la nostra esistenza di esseri umani, il nostro essere(ci), concetti/valori come verità , libertà , democrazia, ecc.
Le risposte dei molti filosofi e teologi pop sulla scena, alle domande della tecnica e sulla tecnica, sfornano risposte narcisistiche in continuazione, ma esse sono per lo piĂą insufficienti, superficiali e insoddisfacenti. Sono tali perchĂ© non dicono nulla sulla non neutralitĂ della tecnica. Non lo dicono perchĂ© la tecnica è potere, potenza ed è legata al potere di turno. Non è loro interesse mettere in discussione il suo dominio e i suoi timonieri. Meglio alimentare la narrazione delle sorti progressive della tecnica che suggeriscono di accettarne le leggi e le regole, anche quelle (algor)etiche, senza lamentarsi perchĂ© la realtà è quella che è e non c’è ragione di cambiarla. Nel fare questo dimenticano però che è tipico dell’umano innovare, trasformare, rivoluzionare, farsi prendere dagli eventi piĂą che dai fatti, resistere, anche umanisticamente, alla riduzione di tutto a semplice risultato computazionale, esercizio statistico e semplice calcolo.Â
Questo è ciò che penso e per questo auguro a tutti che il 2024 sia un anno nel quale la riflessione sulla tecnologia e i suoi effetti possa cambiare, unitamente alle sue narrazioni. Il cambio di passo è necessario. PiĂą che la fine della storia determinata dal dominio globale della tecnica, rischiamo di andare incontro alla fine della libertĂ . Auguro per questo piĂą libertĂ per tutti!Â
INTELLIGENZA
Abituati come siamo diventati a fare affidamento ai dati per non affaticarci nel cercare di capire quello che nei dati è difficile da comprendere, abbiamo dimenticato che i dati non sono oggettivi, ma dipendono dalle loro relazioni, dai desideri, dalle intenzioni e dalle azioni dei soggetti che le compiono. Affidiamo l’analisi all’intelligenza artificiale, che tutto può meccanicamente e computazionalmente fare, ma nulla può in termini di intus-legere (guardare/si dentro, approfondire) e di inter-ligere (prestare attenzione al contesto e alle relazioni che lo caratterizzano).Â
Mentre moltitudini di persone acculturate si cimentano nella celebrazione dell’intelligenza artificiale, l’intelligenza umana langue, si atrofizza, si trova in difficoltĂ , erodendo le fondamenta umanistiche della civiltĂ occidentale, abituando a comunicare tra chi la pensa uguale, scomunicando tutti gli altri. Tutto ciò è testimoniato dalla scarsa attenzione che l’intelligenza umana sa ormai suscitare, ma anche dalla crisi culturale che (nel mondo occidentale) la interessa, coinvolgendo le universitĂ che vedono dilagare la cultura della cancellazione, il politicamente corretto, il pensiero woke nella sua versione ultra-identitaria malata, il conformismo e l’omologazione strisciante, ai dati, ai fatti, alle false notizie e alle narrazioni.Â
Siamo tutti diventati esperti di ChatGPT e sempre piĂą poveri di saperi, decantiamo l’IA e umiliamo quella umana. Nel farlo fingiamo di preoccuparci che l’intelligenza artificiale si stia avvicinando a quella umana ma pochi agiscono per impedire che l’umana diventi artificiale. Come ha scritto Caracciolo nell’ultimo numero di Limes l’intelligenza è arte, dunque gioco. L’intelligenza è oggi minacciata dalla religione della tecnologia, un monoteismo intollerante che impedisce nuove invenzioni, mai automatiche. “Follia trionfa, se piĂą dei carmi, il computar s’ascolta” dice Caracciolo citando Leopardi. Nel 2024 torniamo all’arte, al gioco e alla poesia.Â
INTERROGARSI
La quantitĂ dei dati a disposizione genera l’illusione di poter trovare tutte le risposte, suggerisce a molti l’illusione di essere in possesso della veritĂ . In questo clima ci si è arresi al pensiero binario, si è smesso di dubitare, di interrogarsi, di procedere per domande e risposte, si è smesso di porsi domande, in particolare quelle intelligenti, si accettano acriticamente tutte le risposte, comprese quelle stupide e sbagliate.Â
Non praticando l’arte delle domande si finisce per porsene sempre piĂą spesso di sbagliate. Ma le domande sbagliate sono piĂą dannose e pericolose delle risposte errate, in particolare nell’epoca del vuoto nella quale ci troviamo oggi a esistere. Assuefatti alle risposte facili disponibili stiamo diventando pigri, non prendiamo posizione, non esercitiamo l’immaginazione, ci prepariamo a shock emergenti inevitabili. Il 2024 vi sia ricco di dubbi e di domande! Unico modo per compiere scelte consapevoli e responsabili, per cambiare prospettiva, per elaborare uno sguardo d’insieme, per cambiare il linguaggio, le sue narrazioni, i comportamenti e i modi di pensare, adottando pratiche umaniste, fondate su un’etica umana relazionale.Â
NOSTROVERSO
Il 2024 può essere l’anno della (tecno)consapevolezza e della responsabilità . La prima utile per comprendere quali scelte coraggiose e anticonformiste (non omologate) compiere, in modo da determinare un nuovo inizio dentro futuri più umani, sensibili e condivisibili, non solo antropomorfi, ma capaci di contenere altri mondi, altri pluriversi con i quali co-evolvere. La responsabilità si riferisce al farsi carico delle proprie scelte e dei propri comportamenti, in considerazione delle loro conseguenze (etiche) future, sull’ambiente, sull’economia, sulla politica, sulla comunicazione e su tutto il genere umano. L’esercizio della responsabilità richiama tutti ad agire per salvaguardare l’umano dalla prepotenza della macchina, l’umanità dalla tecnica. Più che preoccuparsi di dare un’etica alle intelligenze artificiali serve (ri)elaborare una nuova etica umana valutando le potenziali conseguenze catastrofiche dell’agire umano, ad esempio nello sviluppo sbagliato di tecnologie come le IA e non solo. Elaborare una nuova etica obbliga a ripensare concetti fondamentali: essere umano, natura, bene, valore, dovere, progresso, ambiente, ecc. Lo spazio dove esercitare tecnoconsapevolezza e responsabilità è quello del NOSTROVERSO, fisico, incarnato, empatico, emozionale e relazionale, fatto di corpi che si toccano, di volti e di sguardi che si accarezzano, di respiri e di parole. Il mio augurio per il 2024 è che molti possano tornare a seguire la stella polare della loro coscienza in modo da smascherare la trappola tecnologica riscoprendo l’unico “universo” sul quale valga la pena di investire il proprio vissuto.
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