
🍒UOMO E TECNICA
Come direbbe il filosofo l’uomo è ontologicamente tecnico. Lo è da sempre, fin da quando ha sviluppato il pollice opponibile (che oggi si sta atrofizzando o modificando visto l’uso che ne viene fatto sullo schermo), e si è attrezzato con infiniti estensioni nella forma di protesi tecnologiche: aratri e trattori, armature e armi, locomotive e razzi, smartphone e metaversi vari, intelligenze artificiali e robot. La tecnica fa parte da sempre dello sviluppo umano sulla terra, rientra nel normale rapporto che l’uomo ha con l’ambiente, ha permesso all’uomo di esistere sul pianeta Terra e di esplorare l’universo in cerca di altri pianeti.Â
Questo essere ontologicamente tecnico ha però i suoi prezzi da pagare. Da strumento la tecnica ha perso la sua neutralitĂ , si è fatta potere, ha preso direzioni diverse sull’onda della sua forza di accelerazione e volontĂ di potenza. Sta oggi trasformando l’umano, la sua funzione e la sua esistenza, l’organizzazione sociale sulla Terra, condizionando la vita individuale e sociale, dando forma a scenari futuri nei quali all’uomo si affiancheranno robot umanoidi in grado di competere con lui e di superarlo. La singolaritĂ della macchina che si avvicina (per chi ci crede), la diffusione di intelligenze artificiali capaci di apprendere, di creare (IA generative) e di agire con capacitĂ intellettive proprie, pone grandi problemi come la libertĂ e la libertĂ di scelta. LibertĂ intese come libere da condizionamenti, anche cognitivi, capaci di resistere alle forze che oggi vorrebbero dirigerle, manipolarle (siamo tutti diventati consumatori, trattati come merci) o annullarle (un esempio: il popolo degli Uiguri).Â
Nulla di nuovo visto che da sempre la tecnica è servita a migliorare l’agricoltura o l’industria, ma anche a sviluppare armi micidiali (pensate ai droni attuali), pensate per dominare altri uomini e a imporsi in modo estrattivo e con uno sfruttamento antropocentrico predatorio nei confronti della natura (che oggi si sta vendicando o esprimendo il suo malessere profondo) e delle sue risorse. Di fronte a questo scenario tutti siamo chiamati a darci una prospettiva etica, necessaria per poter dare una prospettiva etica anche alla tecnica/tecnologia. Le due prospettive viaggiano insieme ma, per i tempi che corrono, la prioritĂ andrebbe posta alla prima, in modo assoluto, prioritario, perchĂ© stiamo tutti assistendo e contribuendo alla sparizione dell’etica.Â
Come altro giudicare il silenzio (ir)responsabile e disumana sulle migliaia di bambini morti a Gaza? Come altro vagliare la passivitĂ che sembra avere colpito come un virus moltitudini di persone, privandole di qualsiasi responsabilitĂ ? Come altro pronunciarsi sul diffondersi di comportamenti populisti, razzisti, omofobi e sul fenomeno dei femminicidi che, soprattutto in Italia, evidenziano una malattia psichica diffusa, di cui sembrano colpiti soprattutto individui di genere maschile? Come restare indifferenti all’innalzamento della temperatura sulla terra pensando alle nuove generazioni che con i suoi effetti dovranno drammaticamente fare i conti?Â
🍒TECNICA E SVILUPPO
Se ci assumiamo tutti il peso di una responsabilitĂ etica, il cosa fare potrebbe apparire quasi ovvio:Â
- lavorare per la pace,
- per modelli economici alternativi a quelli attuali,
- per l’ambiente a protezione della natura,
- per un lavoro non precario,
- per ridurre disuguaglianze e povertĂ ,
- per superare il consumismo attuale che divora la Terra,
- per chiedere con forza una tecnologia diversa dall’attuale, fondata sull’ontologia dell’esistenza umana, orientata di più all’umano e meno al profitto e al dominio sull’uomo e sulla terra,
- per impegnarsi politicamente, da cittadini che hanno ritirato la delega a politici che non sanno piĂą operare per il bene pubblico e in modo da ricostruire insieme bene comune e societĂ .
🍒 🍒 IN VIAGGIO ALLA RICERCA DI AUTENTICITA’
Le azioni necessarie per impegnarsi su questi obiettivi richiedono innanzitutto di considerare la condizione umana odierna come mal definita, soprattutto in termini etici e morali. La tecnologia ha cambiato ogni contesto e ci obbliga a ripensare i presupposti alla base del nostro agire umano, oggi pesantemente condizionato dalla tecnologia, a ridefinirne l’etica, tenendo sempre presente le molte cose tremende che l’uomo è capace di compiere, contro altri umani, contro la natura, mediante il linguaggio e il pensiero, la civiltà , ecc. Senza mai dimenticare la sua superficiale presunzione mortale e quindi illusoria di potere dominare la Terra, il mondo e la immutabile natura delle cose. Una presunzione che porta immancabilmente a scoprire la limitatezza dell’umano, oggi anche nei confronti degli artefatti tecnologici da lui prodotti.
Con una differenza sostanziale. La techne del passato (con alcune eccezioni) era eticamente neutrale, non aspirava al suo progresso illimitato e non rivestiva il ruolo e l’importanza che ha conquistato oggi. L’etica si concentrava sul rapporto tra uomo e uomo (“Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”, “Ama il tuo prossimo come te stesso”), dell’uomo con sé stesso e sulle sue azioni, che sempre erano relegate in ambiti locali, (de)limitati. Oggi tutto è cambiato, l’uomo è chiamato, per citare Jonas, a nuove responsabilità , che non si limitano al rispetto dell’Altro ma interessano la natura, il clima, l’ambiente, l’ecologia, la tecnologia Queste responsabilità chiamano tutti a nuove forme di agire, prestando attenzione a effetti e conseguenze, ridefinendo diritti e doveri, preoccupandosi della sorte della specie umana sulla Terra, sapendo che il destino umano è collegato ad altre specie e al benessere stesso della biosfera. Tutto però deve avvenire senza cedere alle sirene della tecnologia che ci vogliono convincere del progresso illimitato e del controllo totale sulle cose, e sull’uomo.
La tecnologia non può essere il fine dell’uomo, neppure la sua vocazione, deve sempre essere valutata, con responsabilitĂ anche temporale, nei suoi effetti e nelle sue conseguenze sul genere umano nella sua totalitĂ e la condizione complessiva della natura e delle creature che anche in futuro è destinata ad ospitare. Compito oggi reso complicato dal cinismo e nichilismo diffusi derivati da ignoranza, nessuna umiltĂ (individualismo e narcisismo docet) e scarsa saggezza, perdita di valori e di scopi, fuga dalla veritĂ e privazione oggettiva della libertĂ .   Serve una responsabilitĂ saggia basata sulla capacitĂ conoscitiva, serve (tecno)consapevolezza, serve perseguire fini non utilitaristici ma indirizzati al bene comune e al rispetto dei diritti delle persone, serve riscoprire una qualche forma di un umanesimo rifondato, serve operare per un’etica capace di mettere ordine alle azioni umane e a regolarne l’agire.Â
🍒 LO SPAESMENTO
Per citare l’ultimo libro di Umberto Galimberti, viviamo tempi di spaesamento, tempi allo sbando (Bauman), tempi nei quali l’etica si fa incerta fino a sparire. PerchĂ© non siamo piĂą capaci di dare un senso alle cose e di riflettere sulla nostra vita, di trovare criteri e valori di riferimento con cui valutare le nostre idee e le nostre azioni, i nostri pensieri e i nostri comportamenti, di coltivare la solidarietĂ come elemento caratterizzante un’etica umana. Questa incapacitĂ si rivela nel vivere nel presente, nel ricercare continuamente la novitĂ dell’evento, della notizia, del messaggio, porta a interrogarsi se un’etica nella nostra epoca sia ancora possibile. L’attenzione rivolta all’etica delle macchine e la scarsa attenzione verso quella umana sembra confermare la sua impossibilitĂ . Meglio allora affidarsi alla tecnica, capace di risolvere il problema della condizione umana e della convivenza tra gli uomini e per questo una tecnica etica, che proprio perchĂ© dettata dalla tecnologia odierna può aspirare a essere ma migliore delle etiche (morali) mai esistite prima nella storia dell’umanitĂ . Peccato che, come scrive Umberto Galimberti”:Â
“La tecnica non è neutrale, perché crea un mondo con determinate caratteristiche che noi non possiamo evitare di abitare e. abitandole, finire con il contrarre abiti e abitudini. La tecnica è il nostro mondo.”
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BibliografiaÂ
- Umberto Galimberti, L’etica del viandante, Feltrinelli, Milano 2023
- Hans Jonas, Il principio responsabilitĂ . Un'etica per la civiltĂ tecnologica, Einaudi, Torino 2009
- Carlo Mazzucchelli, Tecnoconsapevolezza e libertĂ di scelta, Delos Digital, Milano 2019
- Carlo Mazzucchelli, Nausica Manzi, Oltrepassare – Intrecci di parole tra etica e tecnologia, Delos Digital, Milano 2022
- Miguel Benasayag, Corpi viventi. Pensare e agire contro la catastrofe, Feltrinelli, Milano 2022
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