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Pensare nei tempi e negli spazi dei social network

Pensare nei tempi e negli spazi dei social network

04 Ottobre 2012 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Per ALBERT-LÁSZLÓ BARABÁSI gli esseri umani hanno sempre vissuto in un mondo interconnesso, solo che per molti anni non ne hanno avuto alcuna coscienza. Abbiamo sempre saputo di essere interdipendenti da e con il nostro habitat quotidiano e non siamo mai stati completamente indipendenti dalle persone che vivono intorno a noi. Per anni non abbiamo realizzato che queste connessioni potessero essere quantificabili, descrivibili, misurabili e valutabili sia quantitativamente che qualitativamente. Tutto ciò negli ultimi dieci anni è completamente cambiato. Viviamo e contribuiamo ad una rivoluzione in atto, che passa attraverso le tecnologie sociali e l'uso che ne facciamo.

ALBERT-LÁSZLÓ BARABÁSI è uno scienziato che studia la complessità nonchè autore di due libri noti ( Burst e Linked) a tutti coloro che, come il sottoscritto, prima ancora che scoppiasse la moda e la voglia di frequentare i social network, studiavano le teorie della complessità, i sistemi complessi e la loro organizzazione, i social e professional network, la teoria delle reti ( non solo reti sociali ) e i principi matematici e fisici che ne determinano struttura, forma e funzionamento.

La maggiore consapevolezza di tanti fenomeni che ci coinvolgono deriva dall'evoluzione tecnologica che ci ha permesso di pensare e riflettere sulle forme di collegamento esistenti. Tecnologie come il Web (ora 2.0) che ha creato una rete di informazioni planetaria, Internet che ha collegato i dispositivi e gli oggetti, tecnologie wireless, e poi Yahoo, Google e i motori di ricerca, Facebook e i social network. Oggi il termine network è diventato un termine di moda che interessa milioni di persone che frequentano, abitano e vivono nei social network di Facebook, Google+, Youtube, Pinterest, Twitter e altri.

Per comprendere la novità di questo fenomeno e quanto esso sia antico è utile riprendere alcune riflessioni di Barabasi che in alcuni scritti recenti si pone alcune domande elementari, tutte applicabili al modo con cui oggi molte persone vivono la loro vita parallela online all'interno di reti sociali più o meno estese. Le stesse domande sarebbero state applicabili anche alle reti sociali nelle quali abbiamo vissuto in passato, prima della vita online e delle tecnologie che hanno reso evidenti e leggibili i meccansimi che governano una parte importante della nostra vita sociale.

Il potere delle reti e loro utilità

Le domande che Barabasi suggerisce sono semplici e forse ovvie, ma non è detto che interessino il vasto mondo dei frequentatori dei social network online:

  • cosa significa far parte di una rete o di una rete sociale?
  • cosa significa pensare e ragionare in termini sociali e comunitari di rete
  • cosa significa trarre vantaggio dai collegamenti e dalle connessioni che in una rete si determinano e la alimentano?
  • come fare a raccogliere informazioni e dati utili a misurare la validità delle connessioni in rete e delle relazioni che ne derivano?
  • che importanza hanno le risposte a queste domande per persone che vivono in molte reti sociali, non solo online?

Il percorso compiuto fino ai social network e alla percezione che delle reti oggi abbiamo è stato lungo, ha impiegato numerosi anni a compiersi e impegnato molti ricercatori, studiosi e scienziati. Il punto di partenza, dieci anni fa, è stato pensare ad alcuni fenomeni in termini di rete. Ciò ha dato origine alla scienza delle reti che negli anni ha orientato la sua ricerca alla raccolta di dati utili a verificare e confermare l'esistenza di strutture a rete e a misurarle.

La raccolta dei dati è stata resa particolarmente semplice e ricca di informazioni e conoscenze grazie ad Internet e al web. A partire dai dati e dalle informazioni raccolte sono nate numerose teorie e dalle teorie sono nati strumenti utili all'analisi delle reti e a prevederne l'evoluzione così come  i comportamenti dei nodi che le costituiscono. Le ricerche e le analisi hanno permesso nel tempo di conoscere cose molto importanti relative ai collegamenti e ai nodi interconnessi ma anche sul come, il quando e la durata delle interazioni tra i nodi della rete.

Applicate alle scienze sociali le teorie delle reti sono servite in questi anni a studiare e a descrivere i comportamenti delle persone che frequentano o fanno parte di una rete. Le analisi sono state condotte con metodi tradizionali quali interviste,  conversazioni e osservazioni empiriche ma anche con strumenti tecnologici software di SNA (Social Network Analsysis) ed ONA (Organizational Network Analysis). Oggi grazie ai molti dispositivi mobili di cui ognuno di noi dispone e le molte attività che con essi facciamo, le numerose informazioni relative alle nostre interazioni e azioni all'interno di una rete sociale sono più facilmente registrabili, valutabili e misurabili.

Teoria delle reti e strumenti per studiarle

I dati raccolti attraverso strumenti SNA/ONA e registrati attraverso l'uso che ognuno di noi fa di strumenti tecnologici ( smartphone, tablet, telefoni cellulari, Google e motori di ricerca, Facebook, Twitter, Linkedin, Blogging ecc.) sono dati reali ( non quelli percepiti o cognitivamente manipolati durante le interviste)  che descrivono in maniera oggettiva cosa facciamo, quando lo facciamo, con quale periodicità e intensità, da dove lo facciamo e in alcuni casi anche le motivazioni e le emozioni che ci spingono a farlo.

Tutti questi dati disponibili e gli strumenti tecnologici utiizzati per raccoglierli hanno rappresentato un salto di qualità nella ricerca e nello studio delle reti sociali, esattamente come il telescopio servì a Copernico e a Galilei per elaborae una nuova teoria astronomica e visione del mondo.

I dati sono così numerosi dall'aver fatto nascere ambiti di ricerca diversi finalizzati a dare un senso ai dati raccolti ma anche ad organizzarli meglio, ad usarli per analisi di tipo predittivo, a verificarne l'utilizzabilità per controllare meglio comportamenti e persone, a prevedere evoluzione e criticità di sistemi complessi (finanza, economia e non solo).

L'evoluzione a cui abbiamo assistito negli ultimi anni ha portato alla applicazione pratica delle teorie delle reti e dei principi ad esse associati in ambiti lavorativi e organizzativi e di business. Sono nate aziende che usano strumenti per mappare le loro organizzazioni, startup che hanno creato strumenti di analisi delle reti sociali applicabili a comunità di business, alla salute delle organizzazioni, aziende come Linkedin per il professional networking e come Facebook per il social networking. Ma le stesse teorie vengono molto utilizzate anche nella ricerca medica e biologica e in fisica.

Il concetto della rete e le reti online sono diventate realtà concrete che occupano la nostra vita e il pensiero di ogni giorno. Viviamo in reti sociali e pensiamo in termini di network perchè siamo coscienti di esserci dentro, perchè appiamo di poterne trarre vantaggio e di non poterne più fare a meno.

Le reti hanno regole, principi, schemi, meccanismi e automatismi

Ciò che sfugge ai più è che le reti non sono realtà solo caotiche. Le reti hanno delle loro regole interne e manifestano alcune regolarità.

Chi frequenta reti sociali come Linkedin sa bene quanto non sia casuale il numero di connessioni più o meno elevate di un nodo e il ruolo che nella rete giocano gli hub, ossia i nodi con un numero elevato di collegamenti.

Non è casuale neppure la loro evoluzione (hubness), la perdita di collegamenti, il modo con cui nascono i collegamenti con nodi vicini (prossimità e betweenness), come si formano le comunità e i circoli (Google+), come appaiono agli sterni e come crescono in numero di membri e densità, quali sono i percorsi e i comportamenti che le determinano ecc. Tutti questi fenomeni seguono regole precise, documentabili e misurabili.

Tutto ciò è oggi noto e usato da scienziati ma anche da aziende e apprendisti stregoni per far crescere le reti ma anche per trarne vantaggio e benefici concreti, sia personali che professionali.

Alcune delle regole che sorreggono il funzionamento di sistemi complessi come le reti sono estrememente semplici. Google ha costruito il suo successo sulla semplicità dell'algoritmo del Page Rank. Google non ha fatto molto di diverso da quanto faceva ad esempio Altavista ma ha prodotto un algoritmo migliore. L'algoritmo non garantiva risultati della ricerca migliori ma una migliore capacità nell'identificare le pagine utili e in grado di soddisfare una ricerca. Se l'algoritmo non fosse stato coerente con la struttura della rete e il suo funzionamento non avrebbe avuto il successo che ha avuto.

l WWW non è una rete random come si potrebbe pensare ma un sistema complesso che si auto-organizza (scale-free state) e che manifesta alcune caratteristiche universali che come tali sono osservabili e misurabili . La rete del World Wide Web  e la distribuzione dei collegamenti segue la legge di potenza, una indicazione della natura scale-free della rete internet. La possibilità di mappare e dare un forma topologica alla rete permette di determinare la distanza tra nodi diversi, il diametro, la densità, la prossimità, ecc. e di ipotizzare alcuni modelli da usare per spiegare i meccanismi della rete studiata.

Google e Facebook hanno capito la legge di potenza

Dopo Google, chi ha tratto il vantaggio maggiore dalla conoscenza della natura e delle regole delle reti è stata Facebook.

Con i suoi algoritmi e le sue applicazioni ha fornito agli utenti di Internet la migliore implementazione e opportunità di sperimentazione delle regole che tengono insieme una rete sociale.

Il successo di facebook è una conseguenza diretta della capacità dimostrata nel comprendere e usare i meccanismi e i principi che animano ogni topologia di rete complessa e che determinano il modo con cui i nodi interagiscono tra loro.

Secondo Barabasi le reti sono governate da alcune regole:

  • grado di distribuzione dei nodi

n_{k\ell}=\frac{4\left(\ell-1\right)}{k\left(k+1\right)\left(k+\ell\right)\left(k+\ell+1\right)\left(k+\ell+2\right)}+\frac{12\left(\ell-1\right)}{k\left(k+\ell-1\right)\left(k+\ell\right)\left(k+\ell+1\right)\left(k+\ell+2\right)}. n_{k\ell}=k^{-3}\ell^{-3}

  • distribuizone logaritmica dei nodi
    P\left(k\right)\sim k^{-3} \,
  • scale-free (reti ad invarianza di scala)
  • i nodi (Google, Amazon, Yahoo, Facebook ecc.) con un numero maggiore di connessioni crescono più radidamente (hubness)
  • legge di potenza (insieme a molti eventi piccoli coesistono pochi eventi straordinariamente grandi) che obbliga a tenere conto degli eventi rari e lontani dalla media ( quando un fenomeno è governato da una legge di potenza, possiamo sempre contare sulla presenza di casi anomali e di un andamento a 'raffiche')
  • gradi di separzione (Erdős–Rényi (ER) model)

    Le reti sono capaci di sorprenderci

    La natura delle reti è tale da continuare a sorprendere. Lo fa con chi partecipa ad una o più reti sociali come Facebook ma anche con chi le studia come Lazlo Barabasi. Ciò che sorprende l'autore di Linked è come ogni persona percepisca le reti in modo diverso e come riesca ad utilizzarle in modo creativo applicandole sia alle proprie realtà personale come a quelle professionali e aziendali.

    A sorprendere sono anche gli utilizzi che oggi aziende come Facebook. Google, Amazon e quelle che producono soluzioni, dispositivi e servizi Mobile. Queste aziende dispongono oggi della più grande quantità di informazioni mai raccolte sul comportamento dei consumatori (persone) e sono diventate interessanti per ricercatori e scienziati delle reti interessati a verificare la validità delle regole fin qui scoperte e a confermare caratteristiche e natura delle reti (legge di potenza, ecc.).

    L'esempio fatto si riferisce alla tecnologia e ad Internet ma lo stesso fenomeno riguarda altri ambiti quali l'economia, la medicina (progetto genoma), la finanza e la fisica (Barabasi stesso è un fisico).

    Sorprendente anche il fatto che, nonostante la pervasività della tecnologia e il fatto che viviamo ormai come cyborg perchè dotati di telefoni cellulari, smartphone, tablet, personal computer, internet ecc. non ha cambiato fondamentalmente il nostro modo di vivere e di rapportarci gli uni agli altri.

    Non sono cambiate le regole e le modalità con cui interagiamo tra di noi anche se grazie alle nuove tecnologie digitali ci muoviamo di meno e facciamo più cose senza un contatto visivo diretto. Ciò che però non è mutato è la durata di 24 ore di una giornata e la tipologia dei nostri bisogni primari da soddisfare (piramide di Maslow).

    Addio anonimato, ciao ciao privacy e riservatezza

    Ciò che è realmente cambiato è la quantità di dati che mettiamo a disposizione dei nuovi strumenti tecnologici e quanta informazione e conoscenza su di noi permettiamo a realtà come Google, Facebook ma anche alla nostra banca e/o assicurazione di raccogliere, memorizzare e utilizzare. I dispositivi mobili che riempiono la nostra vita tracciamo tutto quello che facciamo, lasciano tracce temporali e spaziali delle nostre attività, trasformano l'anonimità della rete nella visibilità di Facebook ( non a caso si chiama il libro delle facce).

    Ciò che succede nel mondo occidentale non è assolutamente diverso da quanto succede in Asia o Africa. Ovunque si diffonda un social network i comportamenti delle persone non cambiano, I dati possono essere meno accurati a causa degli strumenti tecnologici in uso ma abitudini e comportamenti degli utenti nell'interagire tra di loro all'interno di una rete sociale non evidenziano particolari differenze.

    Alcune conclusioni

    Lo spunto della riflessione è nato dalla lettura di un testo di Barabasi. Cosa c'entra con un portale che parla di tablet? C'entra perchè social, mobile, cloud e internet sono tutte tecnologie che ci hanno permesso di vivere la realtà interconnessa attuale e di comprenderne meglio i meccanismi.

    I dati degli studiosi ma anche quelli che si possono raccogliere con strumenti SNA/ONA forniscono informazioni mozzafiato. La nostra vita sociale è guidta da leggi, schemi e meccanismi che in quanto a riproducibilità e capacità predittiva uguagliano quelli individuati nelle scienze naturali. La validità di queste leggi spiega il successo miliardario di realtà come Google e Facebook e di tutte le aziende che hanno costruito il loro modello di business sulla mappatura e conoscenza del comportamento umano online. Se prima il modello avrebbe fatto ricorso a psicologi e sociologi oggi lo strumento principale è tecnologico, matematico e informatico.

    Secondo Barabasi "la nostra nudità di fronte alla crescente diffusione delle tecnologie digitali crea un immenso laboratorio di ricerca che supera per dimensioni, complessità e dettaglio tutto ciò che la scienza ha incontrato finora". Ciò che scopriremo è che i ritmi che cadenzano la nostra vita (reale e online) sono segni di un ordine più profondo che caratterizza il nostro comportamento. Questo rodine può essere esplorato, studiato, previsto e sfruttato.

    Esattamente quello che stanno facendo oggi Facebook, Google, Amazon, Micorsoft, Yahoo e molti altri.

    Forse non riusciremo ad impedire quanto sta avvenendo ma capire che le nostre azioni non sono eventi discreti, casuali e isolati ma fanno parte di una rete magica e interallacciata di dipendenze ci potrà aiutare a capire come la nostra storia è all'interno di altre storie e che l'ordine come la casualità emergono ovunque dove meno ce lo aspetteremmo.

    "Smettiamo di pensare al lancio dei dadi e alle scatole di cioccolatini come metafore delle vita. Pensiamoci come un robot sognante guidato dal pilota automatico e saremo molto più vicini alla verità"  -   Lazlo Barabasi

     

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