Che cosa consente a una regione, un paese, all’Europa di costruire uno sviluppo che sia stabile nel tempo e accresca il bene comune? La risposta – si legge nel Manifesto di Portnoff e Sérieyx – l’ha data, cinque secoli fa, la Serenissima, diventando la capitale mondiale dell’editoria, inventando con Aldo Manuzio il libro moderno, perché soddisfaceva quattro condizioni: era lo Stato più accogliente d’Europa per gli stranieri, garantiva la massima libertà di espressione, aveva i governanti più istruiti e più impegnati contro la corruzione. Quattro condizioni che sono, ancora oggi, più che necessarie per lo sviluppo creativo di un territorio.
Per salvare la democrazia e il futuro del pianeta, “Allarme cittadini!” chiama a praticare una democrazia contributiva, basata su cittadini attivi. È realistico e sufficiente oggi, quando l’autoritarismo dei governi e le spinte sovraniste sono in aumento in molti paesi?
Il destino della democrazia e quello del pianeta sono legati. Il sacco del Campidoglio a Washington è emblematico. Questa aggressione contro un simbolo della democrazia è stata provocata da un Trump negazionista dei problemi climatici; gli insorti estremisti, tutti senza mascherine anti-Covid, adepti di tesi da fantascienza, rifiutano sia la democrazia che le conoscenze scientifiche che dimostrano l’urgenza ecologica. Non per niente gli integralisti islamici fanno saltare le scuole. La conoscenza, necessaria per salvare la pianeta, è da sempre il nemico degli estremisti. Prima della pandemia, c’è chi sosteneva che problemi gravi come quelli ambientali potessero essere risolti solo da una dittatura mondiale, perché i cittadini sono troppo ottusi ed egoisti: un discorso che intendeva giustificare l’ascesa delle onde populiste e autoritarie. Ma le derive nazionaliste impediscono, invece, di risolvere problemi come quello dell’ambiente, che richiedono soluzioni globali e, quindi, accordi sovranazionali.
E la pandemia da Covid-19 ha dimostrato che le dittature possono nascondere un’epidemia ma assolutamente non fermarla. Dobbiamo difendere i valori democratici e lo Stato di diritto; per questo, chiediamo alla classe politica di fare maggiore affidamento sulle iniziative dei cittadini. La democrazia rappresentativa può trarre forza da una maggiore collaborazione con la cittadinanza attiva; lo Stato e i suoi rappresentanti ricostruiranno la fiducia dei cittadini mobilitandone l’intelligenza collettiva, coinvolgendoli nel processo decisionale. Questo vale anche nelle amministrazioni e nelle aziende. Occorre adottare metodi, come l’Analisi del Valore, che coinvolgono tutti i dipendenti interessati in alcune decisioni, generando trasparenza, quindi fiducia, decisioni più pertinenti e più facilmente applicabili, risparmi a miliardi. Non dimentichiamo, inoltre, che ognuno di noi ha, nella propria vita privata, professionale e sociale, potere d’iniziativa.
...l'intervista è disponibile a questo indirizzo