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Lo sapevi che il Cloud è pesante?

Lo sapevi che il Cloud è pesante?

26 Aprile 2021 Redazione SoloTablet
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Si parla sempre di dati, di Big Data, di estrattività di dati. Li si tratta per quello che sono, entità digitali, eteree, leggere, anche perchè distribuite su superfici vaste e anch'esse distribuite. Si dimentica sempre di riflettere su quanto questa leggerezza sia in realtà possibile solo grazie alla pesantezza di una infrastruttura pervasiva che sta colonizzando, anche fisicamente, molte parti della Terra. Molti componenti tecnologici richiedono l'impiego di materiali rari che devono essere estratti. Alla estrattività dei dati si affianca l'estrattività delle terre rare, meglio non dimenticarlo.

La parola CLOUD è entrata nel linguaggio di ogni persona dotata di uno strumento tecnologico. Molti non sanno neppure cosa sia, dove sia collocato, a cosa serva. La percezione è di qualcosa di etereo così come etere sono le nuvole a cui la parola fa riferimento. Ciò che sfugge ai più è la realtà che rende possibile il cloud computing. Una realtà fisica fatta di attività estrattive minerarie. Le attività estrattive di cui si parla nello strytelling legato alla tecnologia sono quelle dei dati (Big Data). Bisognerebbe parlare di più di quelle fisiche, attività che suggeriscono quanto all'eterea consistenza del cloud andrebbe sostituita la sua pesantezza.

👩‍🚒️Leggerezza e pesantezza della tecnologia


La leggerezza è quella del gesto, dello scorrimento veloce sul display, del tocco sull'icona MiPiace, dell’interazione con la superficie magnetica e riflettente del dispositivo.

La pesantezza è quella delle nuvole cariche di hard disk che, collegati tra loro e appesantiti dalle informazioni che contengono, intiepidiscono il permafrost di zone disabitate e gelate in Islanda, Alaska o Nuova Zelanda e ora del mare. E’ quella dei BigData che con Silos/Data Center hanno cementificato territori immensi solo per facilitare analisi di dati e comportamenti. E’ quella di milioni di chilometri di cavi sotterranei/sottomarini che attraversano deserti e oceani per garantire le ricerche in tempo reale di Google e Facebook. Pesante è il traffico dell'intero universo tecnologico e digitale.

Chi naviga leggero non sa quasi nulla della pesantezza tecnologica. Forse non è interessato a saperlo.
Non conoscendo dà tutto per scontato, non si interroga sull’impatto della pesantezza sull’ambiente, su dove e come vengono assemblati i prodotti, sulle disuguaglianze che produce, sui modelli di business che impone.

Greta Thunberg ha suggerito di interrogarsi sui problemi ambientali. E se lo facessimo anche sul mondo materiale della #tecnologia?

👩‍🚒️ Tecnologia e effetti collaterali

L’evoluzione tecnologica di questi anni ha rivoluzionato la vita di tutti. L’accelerazione della tecnologia è continua e richiede il ricorso a risorse infinite, comprese quelle delle persone che ormai non possono più fare a meno dei dispositivi tecnologici che utilizzano. L’impatto di questo sviluppo tecnologico sull’ambiente è enorme, spesso invisibile, non percepito o inconsapevolmente e irresponsabilmente negato.

La pesantezza della tecnologia è misurabile nel consumo di energia elettrica, spesso generata dall’uso di carbone fossile responsabile dell’innalzamento della temperatura e dell’aumento dell’inquinamento atmosferico. Il consumo di cui tutti siamo consapevoli è quello collegabile ai dispositivi in possesso che richiedono una ricarica ostante. Rimane sottotraccia invece il consumo elevato collegato alla infrastruttura fisica che rende possibile il funzionamento dei dispositivi digitali: server, cloud, cavi, datacenter, hard disk, Big Data, digital coin mining, sistemi di raffreddamento, ecc. ecc.

La pesantezza negata è anche quella estrattiva collegata ai numerosi materiali rari necessari per far funzionare i dispositivi tecnologici. Una attività estrattiva che fa ricorso ad armi chimiche altamente inquinanti come piombo e mercurio e che viene svolta principalmente in paesi poveri economicamente ma ricchi di risorse naturali.

Nonostante i molteplici richiami a prestare attenzione ai cambiamenti globali in corso che potrebbero mutare per sempre le sorti del pianeta e nonostante una realtà fatta di risorse non infinite, la coscienza ambientale continua a essere scarsa, se non inesistente, anche nelle classi dirigenti del mondo. Quando la consapevolezza esiste ai governanti manca la determinazione per imporre cambiamenti strategici significativi. La consapevolezza manca anche nella società, composta da moltitudini di consumatori abituati a poter disporre di qualsiasi cosa e a non fare a meno di alcunché. Incapaci anche di pochi piccoli gesti che potrebbero fare la differenza: ricambi dei dispositivi dilatati nel tempo, rifiuto di device costruiti con materiali inquinanti, ricorso alla pratica del riciclo, ecc. La consapevolezza è rigettata soprattutto da molte aziende che per il profitto non hanno alcun interesse a preoccuparsi di problemi ambientali. E per questo non adottano strategie e politiche marketing e commerciali diverse quali la riparabilità maggiore dei dispositivi, l’abbandono della pratica dell’obsolescenza (suicidio del dispositivo).

In questo contest è responsabilità di tutti adottare approcci sostenibili finalizzati a consumi ridotti e a richiedere politiche commerciali e marketing più attente nell’uso di risorse nelle varie fasi di packaginf, vendita e delivery dei prodotti tecnologici. La politica da sostenere è quella delle 3 R: Ridurre, Riutilizzare e Riciclare. Bisognerebbe spingere per l’utilizzo di energie rinnovabili, rifiutare prodotti i cui componenti sono stati costruiti con terre e materiali rari che generano sfruttamento e inquinamento, premiare le aziende (Marche) che hanno strategie verdi e attente all’ambiente, promuovere una cultura diversa fatta di tanta consapevolezza, attenzione e rispetto per l’ambiente.

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