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A proposito di caverne e centri commerciali...da Platone alla Cina.

A proposito di caverne e centri commerciali...da Platone alla Cina.

11 Aprile 2021 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Chi crede che la realtà non sia prevedibile è destinato a doversi ricredere. A volte si tratta di profezie che si auto-avverano e quando questo succede non si è quasi mai completamente felici. Un esempio che merita di essere raccontato è quello del nuovo centro commerciale e luogo di vita (città-Mondo) realizzato in Cina. il New Century Global Center di Schengdu. Anticipato da Josè Saramago, nei suoi potenziali effetti sulle persone e sulle cose, nel suo libro 'A Caverna', scritto nel lontano anno 2000 e da Ballard nel suo libro 'Kingdom Come'.

(Un articolo pubblicato il 9 luglio 2013)


Una premessa e una notizia su cui riflettere

Capita a volte di essere fissati su alcuni argomenti e di farne oggetto costante di letture, di ricerche e riflessioni personali.  A me è capitato di fissarmi sul ruolo che la  proliferazione crescente di centri commerciali sta avendo nella evoluzione della nostra vita individuale e sociale. Questi centri commercali sono sempre più grandi e sempre più capienti, capaci di calamitare migliaia di persone da vicino e da lontano e di diventare centro, piazza e punto di incontro per aree geografiche più o meno estese. il mio  interesse non è casuale, ma nasce da letture antiche ( scolastiche ) come quelle di Platone (La Repubblica e il mito della Caverna), meno lontane come quelle di autori tra i miei preferiti, Josè Saramago ( La Caverna ) e JG Ballard (Kingdom  Come - Regno a venire - il “Venga il tuo Regno” del padrenostro, recitato in inglese) e di notizie più o meno allegre che ci raggungono da luoghi lontani dalla nostra esistenza, in questo caso dalla Cina.

"...il Centro, da perfetto distributore di beni materiali e spirituali qual è, ha finito per generare da se stesso e in se stesso, per pura necessità, qualcosa che, ancorchè ciò possa scioccare certe ortodossie più sensibili, partecipa alla natura del divino......i detrattori del Centro, peraltro sempre meno numerosi e combattivi, sono assolutamente ciechi per il lato spirituale della nostra attività, mentre la verità è che grazie ad essa la vita può acquistare nuov o senso per milioni e milioni di persone che erano infelici, frustrate, abbandonate..." - 'A Caverna' di Saramago

Il centro commerciale è paradigma forte di una evoluzione, non necessariamente intelligente, che indica un futuro fatto di globalizzazione, di spazi faraonici (città dentro la città di cui ne divora gli spazi) nei quali tutto è controllato, sorvegliato e spiato ( Si parla di privacy, si riflette sugli effetti della tecnologia!), di democrazia e di libertà manipolate e ridotte al semplice consumismo e all'approprazione di merci e di relazioni umane sempre più condizionate da contatti superficiali di conoscenza e prive di legami e vera comunicazione.

L'occasione di questa riflessione condivisa nasce da un articolo pubblicato su la Repubblica di venerdì 5 luglio 2013 nel quale il corrispondente dalla Cina, Giampaolo Visetti, racconta l'inaugurazione di un complesso residenziale 'monstre' dalle parti di Chengdu nella Cina meridionale e non lontano da Shangai.

Il nuovo complesso, denominato pomposamente in stile imperial-comunista 'New Century Global Center',  è un falansterio ( per citare Fourier e la sua utopia comunitaria) dalle dimensioni impressionanti e, se non si trattasse della Cina, quasi  incredibili. Il nuovo centro ha una dimensione di 50.000 metri quadrati maggiore dell'aeroporto di Dubai, fino ad oggi il complesso residenziale più esteso al mondo.

Il nuovo colosso di cristallo e cemento è stato costruito in soli tre anni (un bel messaggio alle opere faraoniche e mai terminate del Belpaese ) ed è una sorta di città palazzo comprensiva di tutto, completamente auto-sufficiente e capace di assistere le persone che ci vivranno dall'ambulatorio della nascita fino al cimitero.

"Il potere non vive nella città. Non la attraversa, non la calpesta, non si fa contaminare dall'aria che i cittadini normali respirano, ignora della città le strutture, le reti, i luoghi di convegno, i luoghi solitari. Il potere abita il palazzo, chiuso in grandi stanze ermetiche, con porte ma senza finestre, nelle quali il potere riceve" - Pino Varchetta - Le aziende invisibili

Tutto deve e può avvenire all'interno del complesso e senza bisogno alcuno di uscire, a meno che non si possida una delle vllette costruite all'esterno del complesso e ad esso collegate con tunnel sotterranei.

In termini dimensionali e numerici l'edificio città contenuto nel complesso ( presenti musei, parchi e molto altro) è lungo 500 metri, largo 400 e alto 100. La superficie calpestabile è di un milione e settecentosessantamila metri quadrati (1.760.000 mq) con un giardino interno di 400.000.

Questa notizia, poteva finire tra le molte che ormai ci raggiungono dalla Cina senza più meravigliarci. Ma il fatto che un popolo, che ha costruito il suo passato e il suo futuro sul nomadismo e sulla migrazione della sua popolazione, punti oggi a teorizzare una vita completa senza mai uscire di casa è un paradosso ed anche una metafora potente della modernità che viviamo. L'uno e l'altra  meritano una qualche riflessione aggiuntiva che, a partire dall'oriente globalizzato, interessa eccome anche la nostra civiltà occidentale, capitalista e consumista.

All'inizio c'era la Caverna di Platone

Per chi come me ha visitato più volte Las Vegas e la sua realtà raccontata e virtuale ( Piramide e Sfinge, Venice, Moulin Rouge, Ponte di Rialto, ecc.), non dovrebbe sorprendersi delle notizie che arrivano dalla Cina. Il sole elettrico che creerà, per gli abitanti del complesso cinese, albe e tramonti digitali, non è molto diverso dai molti soli e le innumerevoli stelle usate nello shopping center del Cesar's Palace per simulare il passaggio del tempo e il mutare della luce nell'arco della giornata. Non c'è da meravigliarsi neppure del megaschermo da 150 metri per 40 che verrà usato nel New Century Global Center per riprodurre orizzonti virtuali e paradisi più o meno reali. Cose simili sono già presenti in Las Vegas e in molti centri commerciali americani, giapponesi e arabi.

"Strana immagine è la tua - disse - e strani sono quei prigionieri" "Somigliano a noi - risposi "  "What a strange scene you describe, and what strange prisoners. They are just like us." - Platone, Repubblica, Libro VII

Ciò che colpisce è la capacità umana di dare forma ai suoi miti e di renderli costantemente attuali. Il cittadino del complesso cinese, così come quello della Caverna di Saramago e il protagonista del centro commerciale del Kingdom Come (Il regno a venire) di Ballard, assomiglia molto al personaggio progioniero descritto (Libro settimo de La Repubblica) da Platone nel mito della caverna e raccontato da Socrate.

Il mito racconta di alcuni uomini che fin dall’infanzia, vivono legati e immobilizzati all’interno di una caverna in modo da non poter neppure voltare la testa. Alle loro spalle brucia un fuoco perenne che proietta ombre sulla parete di fronte agli occhi dei prigionieri che loro finiscono per considerare come persone reali. Il protagonista del mito è un prigioniero al quale è dato in sorte di venire liberato e che, uscito alla luce del sole, si rende immediatamente conto di come la verità non sia quella costruita dalle ombre nella caverna ma quella della luce, delle stelle, degli oggeiti e persone che vivono fuori.

Al suo ritorno nella caverna, per evitare di essere deriso o ucciso dai compagni di prigionia il nostro protagonista potrebbe fare finta di nulla, ma per Platone chi (il saggio) ha avuto accesso alla verità ha il dovere di illuminare la mente degli altri e di coloro che sono ancora schiavi di convinzioni erronee. E' il compito che in qualche modo assegnano a se stessi Cipriano Algor, il vasaio protagonista del libro di Saramago e il pubblicitario Richard Pearson del libro "Il regno a venire" di Ballard. Entrambi impegnati in una lotta contro la caverna-centro commerciale con l'obiettivo di scoprirne il segreto, inventarsi nuove resistenze e nuove forme di sopravvivenza al di fuori di esso.

Fonte: paolaghione.blogspot.com

 

Cosa non facile visto che in Ballard il centro commerciale è diventato un tempio, all'interno del quale si predica e si celebrano la pubblicità, il consumismo e lo shopping di massa. Un tempio frequentato da masse di fedeli analfabeti e proletarizzati, incoscienti della manipolazione nella quale si trovano coinvolti e alla ricerca di un riscatto attraverso la violenza e lo squadrismo che finisce per trasformali  in vittime e responsabili al tempo stesso della loro situazione di vita. Cosa non facile neppure per Cipriano, il sessantauquatrenne vasaio, obbligato a rinunciare alla sua bottega fuori dal centro commerciale ed a confrontarsi con esso per scoprirne il mistero e per sperimentare i nuovi paesaggi che il centro commerciale ha fatto nascere intorno a sè.

Una specie di gioco delle ombre, non più solo all'interno della caverna ma anche al suo esterno. Ombre di ombre che si riflettono a vicenda creando un gioco di specchi nel quale la realtà non è più quella che sembra ma è solo quella raccontata dal vero protagonista del romanzo: "A Caverna".

Saramago e Ballard e la rivisitazione del mito della Caverna (The Cave)

Nel libro di Ballard “Kingdom  Come” ( intervista con Valerio Evangelisti ), il protagonista ha perso il lavoro e suo padre e si trova ad indagare sulla morte sospetta del genitore avvenuta all’interno di uno shopping Center nella cittadina di Brooklands, in Inghilterra, e poi su avvenimenti razziali e violenti che circondano il centro commerciale stesso.

Il racconto è fosco e paranoico, nello stile di Ballard.  Il suo protagonista presenta sintomi di isteria perché si trova a confrontarsi con la realtà del centro commerciale, sempre più lontana dalla vita reale al di fuori di esso ( dentro non ci sono sedi di partito o club musicali e non esiste alcuna chiesa ma un centro New Age trasformato in Tempio).  Il centro che ricorda i sobborghi di Heathrow è descritto come la ‘vera Inghilterra’. Chi sta fuori viene guardato come snob e animale da zoo e chi sta dentro è dedito ad un consumismo sfrenato determinato dall’assenza di qualsiasi altra cosa da fare. Si consuma per battere la noia e ci si predispone alle manipolazioni future fatte di razzismo, fascismo e violenza.

Il futuro è morto, noi siamo solo sonnambuli all'interno di un incubo. Vedo periferie che si diffondono per il pianeta, la suburbanizzazione dell’anima, vite senza senso, noia assoluta. Una specie di mondo della tv pomeridiana, quando sei mezzo addormentato. E poi, di tanto in tanto, bum! Un evento di una violenza assoluta, del tutto imprevedibile: qualcosa come un pazzo che spara in un supermercato, una bomba che esplode. E’ pericoloso”. - JG Ballard

Mentre nella visione di Saramago, il centro commerciale è un mostro in cui domina il consumismo sfrenato che finisce per distruggere anche le persone che hanno deciso di viverci mantenendo le abitudini tipiche di esseri umani,  nella visione di Ballard tutti sono completamente alienati e piegati alla religione del consumerismo.

Il centro commerciale si trasforma in un tempio dove la divinità è un gigantesco orsacchiotto di peluche.

La religiosità diffusa non deve però trarre in inganno perché ad emergere e a prevalere sarà la irrazionalità, la violenza e la sopraffazione rivoluzionaria. Il racconto è una parodia surreale di una rivoluzione fallita.

La rivoluzione è guidata dal management del centro commerciale che prende in ostaggio i consumatori e fedeli del nuovo tempio e finisce quando si esauriscono le scorte alimentari, si blocca l’aria condizionata e si interrompe l’alimentazione di acqua potabile. Il protagonista e narratore del romanzo sopravvive ma tutti gli altri sembrano destinati alla morte. In ogni caso la vita dopo l’assedio del centro commerciale non è più quella di prima perché tutti rimpiangono il paradiso perduto e la libertà che vi avevano sperimentato. Una conclusione pessimistica che sembra indicare come ormai nulla è quello che è ma tutto è quello che vogliamo che sembri.

Nel libro 'La Caverna' di Saramago il centro commerciale è un complesso immenso, quasi una anticipazione del complesso di Shengdu in Cina, e in continua espansione, fatto di appartamenti (la gente vive ormai nel centro), spazi commerciali, servizi, laboratori artigianli, e attrazioni di ogni tipo finalizzate a far dimenticare la vita esterna descritta come un luogo nel quale dilagano la povertà, la disperazione e la violenza. Come nel Metro Center di Ballard, anche nella Caverna rivisitata da Saramago, il benessere dei suoi abitanti ha un prezzo elevato perchè i loro bisogni e le loro volontà sono costantemente manipolati e piegati al consumismo ma anche ai sistemi di controllo e sorveglianza in uso. Il protagonista Cipriano, così come l'esperrto di Marketing del libro di Ballard e il prigioniero di Platone uscito dalla Caverna, edplora il centro commerciale senza lasciarsi fagocitare ed anzi impegnato alla ricerca del segreto dela nuova caverna.

La critica di Saramago è totale e si scaglia contro una società contemporanea nella quale i bisogni ma anche i comportamenti delle persone sono massificati e che mira a modificare e distruggere l'identità dell'individuo. A essere distrutti sono anche i paesaggi che stanno al di fuori del centro, la Cintura Verde dove sorgono le serre di frutta e ortaggi privi di sapore, la Cintura Industriale con arie pesanti e inquinate e le baraccopoli di diseredati.

Mentre dal libro di Ballard non emerge alcun ottimismo e la visione è sempre cupa, ossessiva e ossessionata dal consumismo dilagante, nella Caverna di Saramago non tutto è dato per definitivamente perduto. Benchè con alterne fortune, il protagonista Cipriano è impegnato in alcune relazioni, con la figlia, il genero e la vedova Magruda che sembrano indicare il terreno di sperimentazione e di coltivazione di nuove forme di legami e di comunicazione, capaci di alimentare speranze e nuove prospettive al di quà e al di là delle mura del centro commerciale.

 

I centri commerciali che verranno

Se le visioni di Saramago e Ballard hanno dato corpo letterariamente a paure e a previsioni semi-apocalittiche sull'evoluzione del genere umano nella società dell'iper-conusmismo, il New Century Global Center di Schengdu ne è la conferma più evidente. Nella realtà cinese attuale, tutta focalizzata a cercare una nuova sostenibilità per un paese da un miliardo e mezzo di persone, è sparita qualsiasi riflessione sulle conseguenze che ne deriveranno per le persone che abiteranno un Centro, grande come una città, nel quale potranno nascere, vivere e morire.

Ma la Cina non è da sola nel cercare nuovi percorsi futuri e il Centro commerciale di Schengdu è solo il punto di arrivo e forse di non ritorno di una evoluzione della filosofia dei centri commercial che ormai vede nuove realizzazioni in tutto il mondo, da Dubai agli Stati Uniti, dalla Cina all'Australia, dalla Turchia al Brasile.

Il New Century Globla Center, il palazzo-mondo, ospiterà 300.000 residenti-consumatori che eleggeranno un loro sindaco.

Dall'agora greca e dal forum romano, molta acqua è passata nello Stige e nel fiume Tevere. Dopo secoli nei quali  gli spazi dedicati al commercio hanno fatto parte dello spazio urbano, i centri commerciali hanno separato i primi dal secondo creando delle vere e proprie enclave completamente finalizzate e dedicate al consumismo e alle attività commerciali.

Questi spazi hanno finito per reinterpretare e simulare la città urbana con la creazione di atmosfere esterne ripensate per nuove ambientazioni indoor. Nel tempo si è andata affermando una nuova forma di ambiente sociale nel quale le persone non solo sono dedite al consumo e agli acquisti ma mangiano, si divertono, dormono, si sposano, studiano, vivono ed ora, nel New Century Global Center, si fanno creanre e tumulare.

Il tutto all'interno dello stesso spazio fisico, circondato da mura, non necessariamente fisiche,  come un castello medievale assediato.

L'integrazione tra centro commerciale e città è diventata oggi sempre più importante e definisce non solo i nuovi spazi commerciali del futuro ma quelli sociali e pubblici. Il Centro-Caverna è il meglio che si possa desiderare, è una rigenerazione costante di tipo funzionale, strutturale e organizzato ma la finalità sembra essere la stessa, proporsi come centro della vita personale e sociale di chi abita nelle sue immediate vicinanze e fare da richiamo per coloro che abitano lontano. Al di fuori del Centro esiste la Realtà esterna, fatta di pericoli, di traffico, di delinquenza e di inquinamento.

Per raggiungere i loro obiettivi i centri commerciali aumentano la loro capacità attrattiva nei confronti dei centri urbani, continuano a rigenerare sé stessi, a strutturarsi come vera e propria città stato, con un proprio management e proprie strategie di espansione, dominio e controllo del territorio circostante. Sulla loro strada non sembrano incontrare alcun ostacolo serio. I Cipriano di La Caverna e i Pearson del Regno a Venire sono rimasti da soli, figure anacronistiche alla ricerca di sé stessi più che impegnati a cercare di affermare una visione diversa della realtà in cui sono loro malgrado immersi. I contesti , nei quali si muovono senza trovare alleati sono sempre più alienati e svuotati di ogni forma umana di esistenza e di resistenza, un Matrix complesso nel quale non si sa più chi ha programmato che cosa e quanto sia ancora possibile trovare una cosciente e salvifica via di fuga.

Alcune considerazioni finali

La caverna di Platone era un piccolo antro con decine di prigionieri, le nuove città-mondo sono caverne ben più grandi, con centinaia di migliaia di persone intente a guardare le ombre di se stessi proiettate su specchi e mega schermi, pieni di indicazioni più o meno subliminali all'acquisto di nuove merci.

Il richiamo del centro commerciale si basa sulla ricchezza di merci in esposizione e sulla libertà di scelta di cui il consumatore può godere. Una libertà che diminuisce nel centro urbano tanto più aumenta quella del centro commerciale. Peccato che per poter scegliere bisogna esseri liberi di scegliere e la libertà di per sè non implichi necessariamente di poter scegliere.

Proprio nel momento in cui il cittadino moderno sembra avere conquistato libertà e capacità di scelta in una misura mai sperimentate prima, l'una e l'altra sono a rischio e il consumatore si trova a fare i conti con una nuova fredda realtà.

Quella manipolata e artificiale del centro commerciale, che nel caso del New Century Global Center di Schengdu assomiglia molto al Metro Center e alla sua spiritualità new age da 'scientology' descritta da Ballard e alla Caverna di Saramago. Una caverna dalla quale il protagonista Cipriano, unitamente ai parenti, decide di scappare, dopo essersi chiesto "..come gli sia stato possibile lasciarsìi rinchiudere per tre settiane senza vedere il sole e le stelle, a meno di non torcere il collo da un trentaquattresimo piano con le finestre che non si potevano aprire.."

Durante il viaggio, forse una vera e propria fuga, i cartelloni del centro commerciale sembrano perdere il loro potere di richiamo e il richiamo ad uno di essi da parte del genero non sembra avere più alcun effetto tanto da non essere neppure ricordato.

"...e allora Marcal (genero di Cipriano ndr.)  disse, come se recitasse "ENTRO BREVE, APERTURA AL PUBBLICO DELLA CAVERNA DI PLATONE, ATTRAZIONE ESCLUSIVA, UNICA AL MONDO, ACQUISTA SUBITO IL BIGLIETTO" 

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