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Complessità, semplicità, semplessità

Complessità, semplicità, semplessità

16 Novembre 2015 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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La complessità è quella delle nuove tecnologie, in apparenza semplici ma in realtà molto complesse e il risultato di un’evoluzione che dura da anni. La semplicità è quella delle interfacce tecnologiche e della facilità di utilizzo. La semplessità è un modo di vivere con il proprio mondo, quello moderno e tecnologico che ci circonda.

Siamo così simbioticamente legati alla tecnologia dal considerarla parte integrante della nostra vita. Nel farlo diamo tutto per scontato e tendiamo a negare la sua complessità per la sua facilità e semplicità di utilizzo. Nella realtà le tecnologie sono diventate sempre più complesse, ricche di oggetti intelligenti, di milioni di righe di codice software e di ambienti come Internet e il Web, il Cloud, i Data Center, i Big Data che richiedono competenze specializzate e conoscenze sempre più patrimonio di una casta numerosa ma ristretta di persone.

La distinzione tra complessità tecnologica e semplicità di utilizzo è nota da tempo in azienda e nelle organizzazioni dotate di infrastrutture informatiche e di dipartimenti appositi incaricati di nascondere la complessità all’utente e di renderla trasparente nell’attività di tutti i giorni. La semplicità non è solo quella dell’utente finale ma anche del tecnico che si trova a operare sulla infrastruttura IT ma anche nelle strutture di supporto (customer service) agli utenti. La complessità viene nascosta dalla semplicità delle interfacce, da nuove applicazioni, da piattaforme di sistema operativo con interfacce utente più intuitive e da dispositivi con display di tipo tattile e interfacce sensoriali.

La semplicità d’uso delle tecnologie è un’esperienza diffusa soprattutto a partire dalla rivoluzione Mobile e dalla diffusione dei nuovi dispositivi mobili con le loro nuove interfacce e assistenti personali come Siri, Cortana e Google Now. Le nuove tecnologie mobili hanno reso possibile la personalizzazione e la semplificazione delle esperienze utente in tutti gli ambiti della vita, eliminando quasi completamente dalle stesse ogni forma di complessità sottostante. Il quasi si riferisce all’emergere di problemi legati alla difficoltà di configurazione, ai download e agli aggiornamenti, alla gestione e utilizzo delle APP.

La complessità crescente della tecnologia dipende dall’integrazione e dalla convergenza di un numero crescente di componenti, prodotti, protocolli, applicazioni, reti, dispositivi, ecc. E’ una convergenza e uno sviluppo frutti di continua innovazione e implementazione di nuove funzionalità. L’obiettivo finale è di fornire sempre di più, garantendo risultati prestazionali di qualità, stabilità delle piattaforme e crescente semplicità di utilizzo.

Le aziende più lungimiranti hanno dunque capito che i propri utenti cercano tecnologie complesse dal punto di vista delle funzioni ma semplici nell’utilizzo quotidiano, ed hanno tentato di orientare lo sviluppo dei propri prodotti verso una reale semplicità di utilizzo.

La semplicità è ricercata dall’utente e resa necessaria da abitudini e comportamenti diffusi e praticati da tutti, come ad esempio la difficoltà esistenziale a sfogliare, leggere e seguire le istruzioni di libretti di istruzioni che nessuno ha più voglia di usare. Non è un caso che tanta attenzione venga oggi posta dai produttori nel costruire esperienze utente facilitate da procedure di installazione, configurazione, personalizzazione e manutenzione efficaci e semplici da seguire e completare.

Allargando lo sguardo dalla tecnologia all’era temporale e sociale che essa caratterizza, non si può non notare quanto sia diffuso l’uso della parola complessità. Complesso è il mercato, complessa è l’economia ma anche la vita nelle metropoli, complesse sono molte realtà e sistemi la cui comprensione potrebbe permettere di  capire la loro evoluzione e il perché della stretta interconnessione di molti fenomeni. Famosa e nota a tutti è la metafora del battito di ali di una farfalla in Patagonia che potrebbe essere all’origine di un terremoto in Giappone.

La percezione crescente della complessità, che caratterizza molti fenomeni e realtà umane, ha dato forma alla proliferazione di metodi pensati per semplificare. Ne sono derivate molte soluzioni capaci di aiutare il cervello delle persone a non farsi schiacciare dal surplus informativo e cognitivo dell’era della complessità ma anche molte teorie e pratiche che di semplice hanno solo la facilità con cui  riescono a ingannare le persone. Un esempio su tutti è quello dei numerosi modelli matematici che società finanziarie o semplici trader truffaldini propongono e che finiscono per provocare solo drammi individuali, familiari e sociali.

L’offerta di semplicità, nella forma di tecnologie digitali, processi automatizzati, dispositivi di calcolo, continua a crescere perché elevato è il bisogno di semplificare in ogni ambito di attività e vita umana. Non sempre la semplicità è però la risposta adeguata ai bisogni dell’uomo moderno. Non sempre la semplicità è il concetto più adeguato per interpretare e spiegare i comportamenti e gli atti umani. Molte delle nostre abilità nel ridurre la complessità non derivano dalla capacità di semplificare ma di trovare soluzioni alla complessità decifrandola. E’ una abilità per la quale Lain Berthoz, autore del libro La Semplessità, ha ridefinito il concetto di Semplexity, usato fin dagli anni cinquanta in vari ambiti come il design, l’architettura, la geologia e l’economia.

La semplessità, secondo Berthoz, riprende anche nel nome il termine complessità e come essa è una proprietà degli organismi viventi e biologici. La nostra originalità come esseri umani sta nella nostra complessità e al tempo stesso capacità di trovare soluzioni per semplificarla dando un senso alle nostre azioni. Queste soluzioni servono a ridurre il numero o a complessità dei processi permettendo di elaborare rapidamente informazioni e situazioni, tenendo conto delle esperienze passate e presenti e cercando di anticipare il futuro.

Come esseri umani lo abbiamo sempre fatto e continuiamo a farlo. Ieri con strumenti semplici e tecniche più o meno evolute, oggi con strumenti tecnologici sempre più complessi, avanzati e potenti, con i quali abbiamo anche trovato il modo di ibridarci e di collaborare. La complessità non viene ridotta a semplicità ma risolta grazie a soluzioni che derivano da principi semplificativi, dalla capacità di selezionare, collegare tra di loro fenomeni e situazioni diverse, di immaginare possibili evoluzioni future e di farlo in relazione all’ambiente naturale e sociale con cui si interagisce. La semplicità d’uso che deriva dalle interfacce tecnologiche è una delle soluzioni create per nascondere la complessità dei dispositivi tecnologici che oggi utilizziamo ma non spiega completamente la nostra capacità di interagire con essi. Contano di più abilità quali la capacità di separare e scegliere funzioni diverse, la rapidità con cui facciamo queste scelte e la tranquillità con cui le facciamo che deriva dall’esperienza, la flessibilità e la capacità adattativa, la capacità di memorizzare i nostri gesti e di replicarli quando servono.

Pensare di essere semplessi, mentre si sta interagendo con l’interfaccia semplice e intuitiva di un iPhone o di un dispositivo Android, può risultare complicato. In realtà è ciò che siamo. E’ grazie alla semplessità che il nostro cervello prende decisioni rapide e ricorsive, si adatta plasticamente a situazioni nuove cambiando punto di vista e definisce strategie miste che lo rendono libero dalla complessità. Ne deriva una grande flessibilità e capacità innovativa nel creare vie di fuga alla complessità e, grazie alle nuove tecnologie, costruire nuovi mondi per godere dell’illusione di sfuggirvi. La realtà continuerà a essere complessa ma la semplessità ci offre valide alternative per navigare la complessità. E la navigazione non è solo quella sulla pagina Web, attraverso i link (semplificazione e visualizzazione dell’atto della ricerca) di Google, o sulle superfici tattili del display di un dispositivo Mobile.

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