Le mancate risposte dipendono, forse, dalla percezione che, proprio nel momento in cui tutti abbiamo bisogno di pensiero, critico, libero, non convenzionale, sperimentale, radicale, ecc., il pensiero sia in una fase abulica, passiva, stia semplicemente soffocando.
La percezione può essere sbagliata, e spero proprio che sia sbagliata, nasce dall’osservare due fenomeni tra loro collegati, le forme del dialogo e quelle dello scrivere.
Il dialogo in apparenza è sempre attivo ma coinvolge principalmente esperti, che nel dialogare fanno sfoggio delle loro presunte conoscenze e celebrate abilità, usando spesso il dialogo per sopprimere la voce di chi dialoga con loro. La scrittura è praticata da tutti, è alla base della documanità di Ferraris, si manifesta in mille forme, ma è anche responsabile della standardizzazione e omogenizzazione del pensiero in corso, una standardizzazione che opera anche sul passato e sulla memoria.
Questa omologazione del pensiero ha una rilevanza particolare nel momento in cui ci troviamo tutti, come esseri umani, a confrontarci con temi come l’autoritarismo crescente, il fanatismo mai morto, il catastrofismo apocalittico diffuso, la fede cieca nella forza salvifica della tecnologia, le guerre in corso destinate a diffondersi se solo pochi parlano di pace, la crisi (per alcuni la disfatta in atto) della nostra civiltà. La standardizzazione del pensiero si evidenzia nel modo binario con cui si affrontano queste tematiche, condannando o celebrando, mentre servirebbe reagire con coraggio, radicalità, non rinunciando alla libertà, impegnandosi a migliorare le condizioni di vita più che le narrazioni online.
Per sfuggire all’omologazione del pensiero e alla standardizzazione è pur sempre possibile, basta volerlo. E’ sufficiente partire dal proprio vissuto (esperienza singolare) e praticare la scrittura come forma di trasformazione, un modo di essere e di vivere. Nella scrittura non possono esserci standard, perché la scrittura nasce dalla riflessione su sé stessi, dalla necessità di trasformarsi modificando il proprio modo di essere, di vivere.
È per questo che io continuo a scrivere, aiutato dalle molteplici letture che pratico e abito. Letture che mi spingono ad interrogarmi e a dubitare, a cospirare direbbe la filosofa Marina Garcès, a porre e a pormi delle domande, a non dare nulla per scontato, tantomeno per standardizzato perché condiviso dai più. La scrittura non è per me semplice esercizio teorico, comunicativo e narrativo, è strumento di comprensione della realtà, mia e del mondo, è fondata nella corporeità, nelle emozioni, non ha alcuna strumentalità, mira al dialogo, a praticare il pensiero, a apprendere ad apprendere, a “imparare a pensare”,
Carlo Mazzucchelli
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Alla domanda su dove andare per trovare pensieri non convenzionali, non saprei come rispondere. A chi mi chiedesse di indicare piattaforme o canali liberi da slogan politico-commerciali e da semplici opinioni, non farei alcun nome.