Un cigno nero che si palesa all’orizzonte?
Un cambio di paradigma?
Il risultato di un disincanto crescente o di qualcosa d’altro?
Di certo per ora è che siamo testimoni di una crisi, tenuta sottotraccia dai media ma che è in atto da tempo e che si manifesta nel crollo (anche -50%) dei titoli tech (Meta, Amazon, Intel, Twitter, Microsoft, Snap ma anche Stripe, Coinbase e molte altre) quotati in borsa e delle criptomonete, e nell’ondata di licenziamenti che per ora interessano la Silicon Valley e gli Stati Uniti, domani si vedrà.
Per alcuni analisti la crisi è normale, assimilabile a quelle matrimoniali dei sette anni di vita insieme. Colpisce però che possa interessare tutto il mercato. Un fenomeno che ha spinto alcuni ad associare la crisi all’innalzamento dei tassi di interesse della Fed americana, nel tentativo di riassorbire parte dei trillioni di dollari immessi in forma di Quantitative Easing nell’economia americana e di contrastare l’inflazione, mai stata così alta.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
Finiti i dollari facili, molti capitalisti di ventura hanno tirato i remi in barca e hanno spinto molte aziende a far pagare il cambio di rotta della Fed sui dipendenti. Per molti però la crisi racconta solo un riaggiustamento necessario dopo anni di guadagni facili per tutti, di espansione di mercato e di profitti stratosferici per gli azionisti delle Big Tech.
Ma siamo certi che sia questa la spiegazione della crisi?
E se la crisi fosse reale perché una fase è terminata e se ne sta aprendo un’altra? Le anticipazioni di questa fase di transizione la vediamo già negli storytelling che emergono dall’interno della Silicon Valley e dei quali Elon Musk è (unfortunately) certamente il protagonista assoluto?
Quello che è certo è che anche la crisi delle Big Tech sta tutta dentro una crisi più ampia, fatta di tante crisi interconnesse e di continue emergenze. Crisi molto (geo)politiche e che vedono scontrarsi nuovi autoritarismi e democrazie (le azioni di Elon Musk ne sono una testimonianza) generando molto caos e disordine. Per alcuni un incubo, per altri forza distruttiva creatrice di qualcosa che ancora non c’è ma è già in fase di emersione.
Il fenomeno tocca tutti perché tutti siamo più o meno consapevolmente e responsabilmente coinvolti. Basti pensare al dibattito sullo smartworking, alla illusione che dopo la pandemia le persone avrebbero continuato a stare online e ad avere rapporti virtuali, ecc. Un calo di attività di domanda di servizi online ha determinato un calo di inserzionisti e di guadagno. Senza contare poi le nuove legislazioni che in Europa hanno determinato uno shock significativo a tutte le Big Tech.
Non rimane che continuare a innovare.
Ma in quali direzioni?
Metaverso, intelligenza aritificiale, automazione, robotica, spazio sembrano gli ambiti più promettenti.
E i social? E le loro APP e piattaforme? E il software?