Ci si trova così in mezzo al guado!
Come in ogni epoca di cambiamento si vive l’euforia della presenza e l’esaltazione di ciò che capita di sperimentare, insieme alla insicurezza e alle insidie che sempre accompagnano fasi di rottura e grandi trasformazioni. Molti percepiscono che il cambiamento avviene in modo silenzioso, sottoterra o sotto traccia, che ciò che è visibile non è necessariamente vero o importante, che ciò che viene raccontato è spesso una semplice cortina fumogena. Quando si dirada la narrazione si svela per quella che è, falsa, non veritiera, irreale.
Tablet paradigma di una rivoluzione tecnologica
La realtà conformistica del momento è testimonianza concreta di una indifferenza sociale e politica che si regge sulla accettazione afasica, cinica e apolitica di un dominio quotidiano che impone come verità oggettiva una serie di copioni che hanno a che fare più con le sceneggiature teatrali che con il racconto della realtà.
Il tutto si traduce dentro l’immersione in una palude paludosa impraticabile nella quale ognuno è alla ricerca di un suo ruolo e una sua parte nello spettacolo che coinvolge i più. Ma non tutti sono moltitudine, non tutti si muovono come massa, alcuni sono diversi, estranei, devianti, mutanti, cyborg a modo loro. Sono pochi, tutti alla ricerca di una loro identità e alterità, non sono in cerca di visibilità e gratificazioni da MiPiace, amano agire nei sotterranei, sottoterra, lontani dalle rappresentazioni artificiali imposte dallo storytelling vincente.
Più che gli storyteller a cui le piattaforme tecnologiche ci hanno abituato, sono questi pochi a determinare gli scenari futuri e a farli emergere come futuri possibili, di liberazione ed emancipazione. Lo fanno anche con linguaggi e parole differenti, diversi, capaci di guidare e dare corpo a comportamenti diversi, altri, in grado di sostenere la rifondazione di un nuovo soggetto capace di liberarsi dai condizionamenti a cui oggi è costantemente sottoposto.