Ci si trova così in mezzo al guado!
Come in ogni epoca di cambiamento si vive l’euforia della presenza e l’esaltazione di ciò che capita di sperimentare, insieme alla insicurezza e alle insidie che sempre accompagnano fasi di rottura e grandi trasformazioni. Molti percepiscono che il cambiamento avviene in modo silenzioso, sottoterra o sotto traccia, che ciò che è visibile non è necessariamente vero o importante, che ciò che viene raccontato è spesso una semplice cortina fumogena. Quando si dirada la narrazione si svela per quella che è, falsa, non veritiera, irreale.
👩🚒️👩🚒️ La libertà de(a)llo schermo
La realtà conformistica del momento è testimonianza concreta di una indifferenza sociale e politica che si regge sulla accettazione afasica, cinica e apolitica di un dominio quotidiano che impone come verità oggettiva una serie di copioni che hanno a che fare più con le sceneggiature teatrali che con il racconto della realtà.
Il tutto si traduce dentro l’immersione in una palude paludosa impraticabile nella quale ognuno è alla ricerca di un suo ruolo e una sua parte nello spettacolo che coinvolge i più. Ma non tutti sono moltitudine, non tutti si muovono come massa, alcuni sono diversi, estranei, devianti, mutanti, cyborg a modo loro. Sono pochi, tutti alla ricerca di una loro identità e alterità, non sono in cerca di visibilità e gratificazioni da MiPiace, amano agire nei sotterranei, sottoterra, lontani dalle rappresentazioni artificiali imposte dallo storytelling vincente.
Più che gli storyteller a cui le piattaforme tecnologiche ci hanno abituato, sono questi pochi a determinare gli scenari futuri e a farli emergere come futuri possibili, di liberazione ed emancipazione. Lo fanno anche con linguaggi e parole differenti, diversi, capaci di guidare e dare corpo a comportamenti diversi, altri, in grado di sostenere la rifondazione di un nuovo soggetto capace di liberarsi dai condizionamenti a cui oggi è costantemente sottoposto.