Le cronache giornalistiche che hanno raccontato i risultati delle elezioni spagnole si sono tutte soffermate sul cambiamento di Podemos e del suo leader. Un cambiamento che ha portato a molto tatticismo (scelta vincente) e ora, sempre nel segno del cambiamento, a evocare ‘un compromesso storico’. E’ la nascita di un nuovo conformismo in politica, questa volta al di fuori dell’Italia? Se conformisti diventano anche i rivoluzionari come salvarsi dal conformismo? In Italia lo spettacolo è già stato rappresentato e viaggia ora su migliaia di cinguettii, essi stessi sintomatici del conformismo del cinguettare (chi non cinguetta è out).
Come scriveva Dorfles il conformismo nasce spesso dall’insicurezza del proprio giudizio e dalla necessità di adeguarsi all’opinione pubblica e ai costumi comuni, perché praticati dalla maggioranza. La cosa interessante è che nell’adottare questo tipo di atteggiamenti nessuno si sente catalogato o appartenente alla categoria dei conformisti. Si cinguetta perché si è moderni, si conoscono le tecnologie, si è rapidi nella comunicazione, si è dotati di strumenti tecnologici e perché lo fanno tutti. Chi non lo fa non è anti-conformista o snob ma è uno che non vuole o non ha gli strumenti per cambiare.
“Il conformismo è peggio del fanatismo, dell’esibizionismo, del populismo, del laicismo e del misticismo. O forse, in un certo senso, li comprende tutti.” Gillo Dorfles, Conformisti
Conformisti sono oggi molti laici e cattolici che hanno sposato il CheGuevarismo (cristianesimo) di Papa Francesco e lo usano per poter continuare a fare quello che hanno sempre fatto ma all’insegna della rivoluzione della misericordia e del cambiamento. Poco importa se, mentre il papa insiste nel suggerire gesti anti-conformisti e non comuni come quello rivolto ai preti delle parrocchie affinchè aprano le porte ai migranti, le porte delle parrocchie rimangono nella stragrande maggioranza ermeticamente chiuse.
🐞🐞 Adamo, Eva e paradisi terrestri digitali
Conformisti sono i giornalisti e i politici che fanno costante uso di anglicismi, costruzioni linguistiche e terminologie inglesi. Così fan tutti e nel mondo globalizzato non si può non mutare forme di linguaggio. Spesso la pronuncia è sbagliata così come lo è il contesto, nel quale il termine viene usato, ma ciò che conta è dare sfoggio di modernità e di capacità di cambiare le forme del linguaggio arricchendole di nuovi vocaboli.
Se poi il destinatario del messaggio o della narrazione non ha gli strumenti per comprendere, la responsabilità non è dell’uso di terminologie straniere ma dei soliti anti-conformisti che si intestardiscono a voler usare una lingua morta che può essere resuscitata solo con l’iniezione di nuove parole e di modi di dire (sorry, idioms…). E’ così che il pubblico diventa audience, l’austerità austerity, la Marca Brand, gli affari business, i contanti cash, allenatore coach, il pettegolezzo gossip, negozio store, centro commerciale shopping center, tendenza trend , servizi di assistenza customer service corriera pullman.
Conformisti sono gli italiani, sempre pronti a vestire nuove divise, non conta quale sia il suo colore, stile o significato. E’ un conformismo dei comportamenti che illustra molto bene la capacità camaleontica ad adottare nuove mode, riti e forme cerimoniali e a farlo in un lampo con l’obiettivo di compiacere il potente di turno. Chi vorrebbe oggi appartenere alla categoria dei gufi? Meglio trasformarsi in portatori di novità e di cambiamento, spinti da un ottimismo ostentato, necessario per guardare al futuro. L’ironia della situazione è che conformisti sono anche i gufi che coltivano la loro piccola comunità con prese di posizioni spesso contrarie a tutto e a chicchessia. Tutti gli altri, leopardi, gazzelle, leoni e tacchini, costituiscono la maggioranza conformista, compatta e unita nell’avere difficoltà a elaborare e manifestare una qualche forma di pensiero critico.
Nonostante l’individualismo che caratterizza ogni italiano, nei comportamenti l’adesione a ciò che fa il gruppo è sempre molto alta. E’ così che si spiegano le festività natalizie passate a Cortina o a St. Moritz, la partecipazione attiva ai riti dei centri commerciali e delle vie dello shopping, le numerose abitudini e i gesti ripetitivi che accompagnano le feste di Natale e non solo, la scelta di prodotti, spettacoli, gadget tecnologici che già si conoscono.
Di fronte alle novità che scuotono il mondo e alle urgenze emergenti, ci si appella al senso comune e al buon senso. Nessuno spiega cosa sia l’uno o l’altro ma tutti sembrano concordare sulla loro utilità e validità (in medio stat virtus – aurea mediocritas?). Peccato che i tempi che viviamo sono tempi lacerati da profondi e reali cambiamenti. Il buon senso serve a poco e non aiuta a nessun approdo, soprattutto non aiuta a comprendere il contesto nel quale ci si trova. E oggi saper leggere, comprendere e riflettere sul contesto è diventato essenziale oltre che urgente. Riflettere e capire serve ad agire e chi se ne frega se l’azione intrapresa è anti-conformista o malvista dai vecchi e nuovi conformisti
Di queste azioni non conformiste ha bisogno il Natale 2015 e ancor più l’anno in arrivo, un anno bisestile (“anno bisesto, anno funesto") che dovrebbe suggerire maggiore conformismo e di non prendere iniziative. Per non cedere al catastrofismo e al pessimismo (molti terremoti sono avvenuti in anni bisestili…) al contrario è meglio pensare che l’anno nuovo non arriva in solitaria, ma dopo anni che hanno suggerito la necessità di agire e di farlo con scelte e comportamenti non convenzionali, tradizionalisti o semplicemente conformisti. Se non si vuole rimanere indietro rispetto al passo della Storia e tagliati fuori dal nuovo che avanza. La sua direzione non è ancora determinata. Le nostre azioni possono cambiare percorso, destinazione, viaggio, obiettivi, significati e risultati!