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Auguri per un 2016 ricco di vorrei…

Auguri per un 2016 ricco di vorrei…

24 Dicembre 2015 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Vorrei ma non posso o più semplicemente vorrei, per mantenersi allenati al desiderio, all’attesa e al futuro. Se poi ciò che si vorrebbe non arriverà, pazienza almeno si è sognato. E facendolo si sono aperte nuove porte e si è imparato a farlo. Una volta l’erba nasceva solo nei giardini dei Re, oggi rischia di non crescere proprio, se non si interviene sul clima... Sognare prati verdi non è reato e poi i Re non ci sono più o comandano di meno! Buon Anno 2016!

Se è vero che il mondo attuale è ricco di diseguaglianze e che solo l’1% può permettersi qualsiasi cosa mentre il rimanente 99% fa i conti con qualche forma di scarsità, allora il miglior augurio per il 2016 può essere quello di realizzare, almeno in parte, alcuni Vorrei….

 

Provando a mettermi nei panni dei visitatori fedeli di SoloTablet e cercando quelle che potrebbero essere le affinità intellettuali ed emotive che mi accomunano a loro ho provato a comporre un elenco di desideri, tutti al condizionale, ma non per questo meno realizzabili:

  • Vorrei una nuova stagione fatta di entusiasmo e felicità e non solo di rassegnazione e ricerca di serenità. Con l’entusiasmo si potrebbe tornare a sognare e ipotizzare nuove città utopiche e alternative al presente attuale, essendo felici si potrebbe ridare slancio alla creatività e alla voglia di futuro. Con entrambi si uscirebbe dai mondi virtuali per abbracciare nuove esperienze personali e socializzanti nel reale, senza abbandonare i mondi paralleli tecnologici che oggi abitiamo alla ricerca di felicità.
  • Vorrei fare nuove amicizie ma non sul muro delle facce e nei vari social network che oggi abito saltuariamente come via di fuga dal mondo. Amicizie fatte di conversazioni lunghe e dialoghi intensi e non di cinguettii o messaggini, di sguardi negli occhi e comunicazioni non verbali e non di autoscatti condivisi via Instagram o WhatsApp.
  • Vorrei non assistere e non vergognarmi più della strage degli innocenti (le immagini del 2015) che sta avvenendo nel Mare Nostrum che poi è anche loro. Anzi forse sempre più loro, visto che è ormai popolato dai fantasmi di migliaia di migranti che forse in fondo al mare hanno trovato la pace che una Europa ricca ma incapace di guardare al futuro non è in grado di offrire loro. E pensare che basterebbe esser umani!
  • Vorrei che si smettesse di parlare, parlare, parlare di unioni civili e si decidesse come dare concrete risposte a milioni di persone che hanno già fatto le loro scelte, in alcuni casi anche dolorose, ma che non possono ancora avere gli stessi diritti e soprattutto manca loro il diritto fondamentale, quello alla felicità.
  • Vorrei poter ripartire dall’inizio e ripercorrere, evitando alcune trappole e sbagli già sperimentati, quanto fin qui fatto. E’ un desiderio che non nasce dalla nostalgia e neppure dalla ricerca di sfuggire a quello che il destino di tutti. La voglia di tornare è per provare a sperimentare cose diverse, dare forma a percorsi capaci di portare a destinazioni diverse da quelle in cui oggi ci troviamo. Tornare non implica il ringiovanimento ma potrebbe contribuire ad allungare la vecchiaia, soprattutto se, come nella macchina del tempo, si fosse riusciti a raddrizzare quello che è andato storto.
  • Vorrei che i giovani di oggi trovassero la capacità, con gli strumenti di cui dispongono, di riflettere su se stessi e sulla realtà in modo critico. Una riflessione utile all’azione, finalizzata alla trasformazione e al cambiamento, ma anche a uscire dall’individualismo per ritrovare la socialità e la forza dell’azione collettiva. Ad esempio per aggredire il problema della precarietà del lavoro e dei diritti e per progettare un futuro diverso, anzi molti futuri alternativi e diversi.
  • Vorrei che rinascesse l’Italia del Rinascimento, quella del fare e non del chiacchierare, quella del realizzare e non del comunicare, quella del progettare e non del tirare a campare, quella del pensare e non del cinguettare, quella del crescere e migliorare e non del misurare (il PIL) e infine quella del guardare al futuro e non del raccontare di volerlo fare.
  • Vorrei che tutti potessero ritrovare la loro dignità: prima di tutto gli esodati vittime di una riforma frettolosa e colpevolmente sbadata, poi gli operai vittime della più lunga crisi dal dopoguerra, i giovani precari e tutti quelli che sono pagati con voucher, i pensionati, i truffati dalle Banche che si colpevolizzano e si suicidano, gli insegnanti che hanno dovuto digerire #labuonascuola e il preside manager, gli studenti che continuano a frequentare scuole fatiscenti ma che però hanno il tablet in classe, i senza reddito obbligati a sperare che passi una legge sul reddito di cittadinanza, i migranti e gli extracomunitari che contribuiscono alle pensioni degli italiani ma devono confrontarsi ogni giorno con narrazioni e affermazioni non proprio benevole, e infine un po’ tutti che anche loro la dignità l’anno persa per strada perché impegnati in una lotta continua e dura per affrontare le difficoltà di ogni giorno e in condizioni impossibili o complicate.

Al termine di questo elenco e se siete arrivati fin qui potrebbe venirvi la voglia di obiettare che Vorrei è un condizionale e lascia molto a desiderare. Forse sarebbe meglio trasformare il verbo in Voglio e fare in modo che quello che potrebbe anche non arrivare si avveri perché si è contribuito a farlo accadere.

La mia generazione è legata al messaggio del maggio francese “Voglio l’impossibile”, oggi l’impossibile non è molto realizzabile ma questo non impedisce di proporlo come il miglior Augurio per il 2016. Continuare a sognarlo (Vorrei) ma soprattutto impegnarsi nel realizzarlo (Voglio) potrebbe (può) cambiare tutto dando forma a nuove realtà che nell’anno nuovo potrebbero (possono) regalare nuova felicità.

 

Buon Anno a tutti da SoloTablet

Carlo

La foto è mia, in Tanzania!


* Spunti per il testo tratti dalla rivista Alfabeta2

** Immagini di Banksy

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