I lettori forti, quelli seriali, quelli che non possono farne a meno, lo sanno molto bene. Leggere è faticoso. Richiede attenzione e concentrazione. I muscoli (organi) coinvolti (cervello, occhi, ecc.) si affaticano, provocando stanchezza che può portare al sonno ristoratore o rendere impazienti e ansiosi. Soprattutto se si sta leggendo un saggio che richiede uno sforzo cognitivo e un livello elevato di concentrazione (Che biblioteca!).
Si fa fatica a leggere perché leggere è impegnativo ma anche perché oggi sembrano essere sparite le motivazioni forti a farlo. La pratica della lettura prevalente è quella che vede coinvolti display di vari natura e dita più o meno snelle e veloci nello sfogliare pagine e pagine di testi che non vengono quasi mai letti ma solo molto guardati e fatti scivolare via. Si fotografa il titolo di un testo, si focalizza la fovea sull’immagine a esso associata, si scorre velocemente l’occhiello o la descrizione che l’accompagna a si passa oltre. Al limite si condivide quello che si è visto o si appone un MiPiace, non sempre motivato, anzi spesso reso meccanico e automatizzato da movimenti e gesti taylorizzati.
Imparare a leggere è un modo per allenare il cervello e la memoria, per favorire analogie, categorizzazioni e catalogazioni, di concetti e significati, aiutando in questo modo la comprensione che aumenta il piacere della lettura e ne suggerisce la buona pratica continuativa nel tempo. Un messaggio forte per tutti coloro che in Italia non aprono mai un libro o non provano neppure a leggerlo (la percentuale di quanti non leggono neppure un libro all’anno è sempre superiore al 50%). Un messaggio che forse non basta a creare una motivazione interna forte a leggere. Anche perché la vera motivazione a leggere nasce dopo avere sperimentato il piacere della lettura e lo si vuole replicare per sentirsi appagati, contenti, rilassati, incuriositi e coinvolti.
Affrontare la fatica della lettura è un modo per contribuire, in modo consapevole, al ricablaggio del cervello, che sempre avviene nel tempo grazie agli strumenti che la specie umana (Homo Sapiens) nel tempo della sua evoluzione ha saputo sviluppare. Il linguaggio e la lettura sono due di questi strumenti. Capaci di modificare i circuiti del nostro cervello e di plasmare il nostro pensiero, strumento potente di interpretazione e interazione con il mondo. Ogni nuovo libro che leggiamo cambia il nostro modo di pensare, modifica le forme della cognizione e la nostra cultura.
Senza memoria non c’è conoscenza
Il cervello è destinato a modificarsi anche per l’assenza della lettura o per l’esercizio prevalente di quella digitale, cinguettante, frammentata, veloce e basata sulla interazione con un display illuminato (La fatica della lettura in digitale). Il cambiamento è già in atto e in fase di accelerazione, lo segnalano studiosi come la neurologa Maryanne Wolf, l’italiana Anna Maria Testa, ma anche molti insegnanti impegnati in una lotta impari a far comprendere ai loro alunni che leggere va ben oltre la lettura dei testi scolastici o delle sequenze continue di messaggini e cinguettii, così come oltre le immagini e una lettura sempre più visuale che favorisce l’emisfero destro del cervello rispetto a quello sinistro.
Imparare a leggere, persistere nel farlo è un modo per dare una direzione all’evoluzione in corso e favorire la capacità di dare un senso a ciò che è nuovo e ignoto ma sempre a partire da ciò che già si conosce e si è appreso (2019: alla ricerca di un posto di lavoro e di senso). La lettura favorisce questo passaggio e collegamento, aiuta a scoprire la ricchezza illimitata di testi, dizionari e parole così come quella dei significati ad essi associabili. Il nostro povero cervello è nel caos, assediato da mille impulsi, prevalentemente digitali, tutti a caccia di attenzione e feedback e costantemente impegnato a cercare di capire cosa succede e di dare un seno alle cose. Operazione complicata che genera resistenze e la ricerca continua di ancoraggi cognitivi familiari da cui trarre quanto serve per dare ordine al caos, orientarsi, analizzare, capire, scegliere e decidere cosa fare. Una sequenza di azioni che oggi è spesso gestita da potenti algoritmi esterni che lasciano poco spazio al cervello per una azione autonoma e indipendente. Leggere può essere un modo per attrezzare il cervello a resistere meglio, a rifocalizzare l’attenzione e a ritrovarne la qualità, a riflettere lentamente, ad ascoltare, a sentirsi libero di creare nuove analogie, categorizzando e catalogando concetti in modo creativo e libero, a comprendere le emozioni, a cambiare prospettiva e punto di osservazione, a elaborare nuove idee e nuovi pensieri e ad esercitare la capacità critica (“il pensiero critico non si manifesta mai per caso” Maryanne Wolf).
Se non si è convinti non rimane che provare, leggendo! Anche un e-book!
Sul tema della lettura SoloTablet ha pubblicato numerosi articoli, eccone alcuni:
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