Tutto sta cambiando, non solo il clima e la natura ma anche noi stessi, a causa delle nostre abituali frequentazioni tecnologiche e alle molteplici rivoluzioni scientifiche emergenti, dalla biogenetica, alla robotica, dai trasporti all'intelligenza artificiale e molte altre ancora. La paura che sempre genera ogni cambiamento è mitigata dalla capacità della tecnologia di rassicurare e fornire risposte, in qualche caso anche suggerendo le stesse domande (chi frequenta la pagine del motore di ricerca e ne conosce gli algoritmi sa a cosa si fa riferimento) che le pretendono. Delegando a un algoritmo ogni responsabilità si finisce per accettare risposte standardizzate, serializzate. Ubbidienti alle risposte che riceviamo finiamo anche per adottare comportamenti sempre più simili a quelli degli altri e che portano a frequentare gli stessi luoghi, spazi di divertimento o apericene.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
La delega è assegnata ormai a poche realtà, entità multinazionali, tecnologiche e globali, così potenti da assorbire, come piovre gigantesche, tutto ciò che sta loro intorno, prima di tutto ciò che assomiglia a loro o si muove nei contesti da loro frequentati. Facebook, Apple, Microsoft, Google, e Amazon (FAMGA) sono i Signori del Silicio e i protagonisti globali di una rivoluzione che, grazie al potere accumulato attraverso il cloud computing, le piattaforme software, gli algoritmi, i Big Data e le informazioni da essi generate, sta vincolando sempre più le scelte delle persone alla loro offerta, narrazione e visione del mondo.
Affidandosi a loro totalmente si rinuncia alla propria autonomia e, nell'illusione di poter trarre vantaggio dalla mente collettiva e connettiva che stanno alimentando, si finisce per rinunciare a sé stessi e alle proprie capacità, comprese quelle di elaborare pensiero per andare alla ricerca di risposte diverse da quelle della macchina Google. Risposte forse meno certe ma probabilmente più soddisfacenti, capaci di creare equilibrio, soddisfazione e armonia personali.
Immersi nelle numerose rivoluzioni tecnologiche, crediamo di vivere tempi folli (terrific), entusiasmanti e interessanti rinunciando a interrogarci sulla realtà e accontentandoci di quanto ci viene dato: informazioni, prodotti, gratificazioni, cuoricini, stelline e tanti ma tanti MiPiace. Così facendo ci si astiene dal fare delle scelte e dal prendere decisioni ma soprattutto si rinuncia a impegnarsi nella ricerca di qualcosa di meno facile che non una risposta fornita a una semplice domanda posta al motore di ricerca di turno.
Le nuove tecnologie attuali hanno determinato l'emergere di una situazione completamente nuova di cui crediamo di conoscere tutto e che invece è nota solo per l'oscurità e impercettibilità dei numerosi cambiamenti che, con i loro effetti profondi, sta producendo. Una situazione capace però di generare risposte su richiesta, capaci di tranquillizzare e rasserenare, oltre che a risolvere problemi e soddisffare bisogni di conoscenza.
Alla situazione di disordine e precarietà della vita reale corrisponde quella ricca di certezze e di soluzioni della vita virtuale. L'ordine online è dettato dalle piattaforme di social networking e dalle loro regole, le soluzioni sono fornite dagli algoritmi ma soprattutto dalla biblioteca mondiale di Google. Tutti sembrano esserne coinvolti, felici e appagati ma forse bisognerebbe pretendere qualcosa di più. Ad esempio un numero maggiore di futuri possibili e forme nuove di democrazia, meno autoritarie ed eterodirette da forze invisibili ma potenti come quelle che oggi governano la tecnologia. La libertà di porsi delle domande per arrivare alla radice dei problemi, darsi delle risposte semplicemenete facendo lavorare la propria mente e producendo pensiero e concetti. L'accesso a forme di istruzione e informazione meno massificata e meno legata alla livella di Google, che si mostra incapace di favorire la scala sociale e ridurre le disuguaglianze reali. Infine la capacità di pretendere l'impossibile rinunciando al migliore dei mondi possibili che sempre propone il grande fratello Google.