Alcune indagini, condotte in paesi nei quali il bullismo digitale è ampiamente diffuso (Verso la demenza digitale, lo dice Manfred Spitzer) come gli Stati Uniti, hanno rilevato nel 2016 un aumento esponenziale dei casi di bullismo digitale, principalmente originati dalla vita scolastica dei ragazzi. Le percentuali indicano aumenti del 300% ma molti insegnanti indicano che i dati veri sono ancora più alti. Dati non rilevati perchè molti ragazzi preferiscono non parlarne e non ammettono che il fenomeno sia così diffuso per non dover affrontare l'urgenza di una riflessione critica dell'uso che fanno dei nuovi strumenti tecnologici.
La maggior parte dei casi di cyberbullismo digitale scolastico non sono classificabili ma la maggioranza di essi come elemento scatenante la discriminazione razziale o sessuale. La vigilanza crescente degli adulti e degli insegnanti non sembra essere sufficiente a impedire un fenomeno che è strettamente legato alla quantità di tempo che i ragazzi passano attaccati ai loro dispositivi tecnologici (Suggerimenti ai minori per un uso consapevole delle nuove tecnologie). Vere e proprie protesi con cui hanno un'interazione immediata e quasi mai mediata da una riflessione critica su ciò che stanno facendo, da una rilettura attenta e consapevole di quanto hanno scritto s/o stanno condividendo, da una valutazione più consapevole sulle potenziali conseguenze della pubblicazione di una fotografia o immagine online.
Il fenomeno del cyberbullsimo digitale (Cyberbullismo o bullismo digitale) a scuola cresce ovuque nel mondo producendo effetti negativi rilevanti. Negli Stati Uniti ad esempio sono 160.000 gli studenti che negli ultimi cinque anni hanno abbandonato la frequenza scolastica per avere subito atti di bullismo digitale. Un numero inaccettabile ma considerato ancora basso per la difficoltà a registrare il fenomeno a causa della mancanza di informazioni dirette, considerando che le vittime di bullismo tendono a non raccontare apertamente le loro esperienze personali. Analisi più attente hanno rilevato che negli Stati Uniti quasi un milione di ragazzi si assentano almeno una volta al mese dalle lezioni per paura di rimanere vittima di bullismo o perchè si sentono insicuri per esserne già stati vittima.
Nativi digitali tecnorapidi e nuove tecnologie
La giornata del Safer Internet Day (7 febbraio) deve essere l'occasione per tutti, adulti, istituzioni scolastiche e istituzioni per riflettere sul cyberbullismo scolastico e le sue conseguenze ma soprattutto su quali azioni intraprendere per prevenirlo (10 modi per contrastare il cyberbullismo scolastico)
In alcuni paesi come l'Inghilterra il ministero dell'istruzione stanzia fondi cospicui per affrontare quella che è considerata una piaga virale in costante espansione. In altri paesi, in assenza di investimenti e programmi, la prevenzione è relegata nelle mani di insegnanti, genitori e adulti che, sensibili al problema e consapevoli dei suoi effetti, si attivano con buone pratiche ma anche con la produzione di guide, documentazione (Bibliografia sul cyberbullismo e il bullismo digitale) e iniziative finalizzate a far crescere la consapevolezza del fenomeno e a favorire l'emergere di nuove buone pratiche diffuse.
Una pratica su tutte dovrebbe diventare bagaglio di ogni persona adulta, la conoscenza del fenomeno e la capacità di ascoltare i ragazzi, quello che hanno da dire e da raccontare, in modo da cogliere eventuali situazioni di disagio o di rischio per prevenirle e/o per suggerire ai ragazzi gli strumenti di difesa da usare. Suggerimenti possono essere forniti anche alla scuola facilitando l'intervento di dirigenti scolastici e insegnanti nell'erigere barriere di difesa adeguate al cyberbullismo scolastico e nel predisporre momenti educativi appositi nei quali al fenomeno vengono dedicati approfondimenti, testimonianze e racconti finalizzati alla presa di coscienza del fenomeno e a bloccare sul nascere molti tti di bullismo.
Le numerose buone pratiche messe in campo in questi anni da genitori tecnovigili e adulti consapevolmente critici degli effetti della tecnologia sono oggi l'antidoto più importante al diffondersi del cyberbullismo scolastico. A questo impegno, che nasce spesso dall'assenza di azioni istituzionali, dovrebbero accompagnare una forma corale di protesta politica e di dissenso sulle politiche fin qui adottate.
La semplice segnalazione del problema e l'impegno personale per cercare di neutralizzarlo o curarlo non è più sufficiente. Servono interventi istituzionali, organizzati e pianificati e servono azioni politiche collettive per obbligare la classe politica a farsi carico di un problema reale che richiede una presa di coscienza collettiva e il diffondersi di una nuova cultura politica, tecnologica, scolastica, didattica, familiare e sociale.