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Irresistibili schermi - Fatti e misfatti della realtà virtuale

Irresistibili schermi - Fatti e misfatti della realtà virtuale

01 Gennaio 2017 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 libri per una lettura critica della tecnologia è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

Pasquinelli Elena - Irresistibili schermi

 

Scheda libro

Titolo intero: Irresistibili schermi - Fatti e misfatti della realtà virtuale

Titolo originale: Irresistibili schermi

Genere: Mass Media

Listino: 22,00

Editore: Mondadori Università

Collana: Scienza e filosofia

Pagine: 326

Data uscita: 13/11/2012 

Valutazione *** 

Commento

Attraverso un'analisi dei numerosi schermi che abitano la nostra vita, Elena Pasquinelli fornisce informazioni e conoscenze utili a trovare le risposte che molti si pongono sui loro effetti sulle persone. L'esposizione eccessiva al display è vista da alcuni come portatrice di dipendenza e generatrice di violenza e aggressività, per altri come un'opportunità per nuove forme di apprendimento e sperimentazione di nuove realtà. L'autrice non sposa nessuna delle due posizioni ma accompagna il lettore in un viaggio dentro le molteplici realtà virtuali che abitano lo schermo, favorendo una comprensione migliore dei meccanismi sottostanti alla interazione con i display tecnologici. Gli ambiti analizzati sono quelli della dipendenza tecnologica, della aggressività, dell'apprendimento, del senso di realtà e la capacità di distingurla dalla finzione. Al termine della lettura sarà il lettore a dare le risposte ai quesiti che hanno reso possibile questo libro.

Autore

Elena Pasquinelli lavora per La main à la pâte, una fondazione patrocinata dalla Académie des Sciences-ENS (Ecole Normale Superieure) Paris-ENS de Lyon, Paris per favorire e migliorare l'insegnamento delle scienze a scuola. È coordinatrice nazionale del Networks of Innovation Sector. Svolge la sua attività di ricerca come Ricercatore associato presso l'Institut Jean Nicod, Deparment of Cognitive studies, ENS, Paris, Direttrice del Master of Cognitive Science, Cognition, Education, and the Brain. Si occupa di scienze cognitive e in particolare dei loro impatti e applicazioni, dal campo dell'educazione a quello dell'interazione  con media e tecnologie, di neuroscienze, di educazione, didattica e apprendimento, di traduzione e di pensiero critico. È anche co-animatrice del gruppo Compas, un think tank dell'Institute normale superieure dedicato alla riflessione su educazione, cognizione e tecnologia.

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"Possono gli schermi renderci dipendenti? La violenza mediatica è responsabile della violenza nel mondo reale? Gli shermi trasformano il nostro cervello, rendendoci più stupidi o più intelligenti? La risposta a queste domande riguarda una fetta importante della popolazione, se non la sua quasi totalità."

 

 

L'aspetto più visibile della rivoluzione tecnologica nella quale siamo tutti coinvolti è la pervasività dello schermo. La diffusione di videogiochi, smartphone, tablet, prodotti tecnologici indossabili, computer, e oggetti intelligenti obbliga a misurarsi con i loro display, le loro interfacce e ad interrogarsi sul loro magnetismo e sulla loro capacità di attirare, tubare l'attenzione, coinvolgere anche emotivamente le persone ma anche di creare dipendenza, reazioni violente ed effetti nocivi sul funzionamento mentale.

La pervasività degli schermi suscita reazioni contrastanti e forti. Alcune sono dettate dal timore di nuove forme di dipendenza dallo schermo e dalle molteplici realtà virtuali che vi scorrono. Altre lo sono dalla percezione delle innumerevoli opportunità che le nuove tecnologie e le loro interfacce visuali offrono nella forma di palestre per il cervello e lo sviluppo della mente. Tutte le reazioni prendono atto della irresistibilità degli schermi tecnologici e del ruolo da essi assunto nella vita personale, lavorativa e sociale.

Interrogarsi sui loro effetti significa entrare nella scatola nera del nostro cervello per cercare di comprendere in che modo gli schermi agiscano sulla nostra capacità cognitiva e psiche e quale sia il potere da essi assunto anche nelle nostre vite emotive, relazionali e sociali. Il porsi delle domande è tanto più necessario quanto maggiore è la consapevolezza che l'interazione con il display non è senza conseguenze, soprattutto se il tempo ad esso dedicato continua a crescere assorbendo tempo, risorse e attenzione.

Il libro di Elena Pasquinelli offre a coloro che hanno deciso di porsi questi interrogativi una riflessione approfondita, ricca di spunti, ampia per argomenti trattati e tranquillizzante. È una visione che cerca di superare la contrapposizione classica tra sostenitori entusiasti della tecnologia e tecnofobi o tecno-pessimisti, limitandosi a descrivere e a raccontare in che modo e con quale profondità gli schermi siano oggi in grado di interagire con chi li utilizza, soddisfacendo i loro bisogni, ma anche trasformando le loro esperienze umane e sociali.

Il racconto dell'autrice è circostanziato e nutrito dai numerosi dati raccolti in numerosi esperimenti condotti per verificare gli effetti cognitivi degli schermi sul cervello umano evoluto di questi tempi tecnologici. Un cervello stimolato e catturato dalle immagini che arrivano allo sguardo da display riflettenti e magnetici. Immagini capaci di catturare l'attenzione, ridurre la volontà di resistenza e creare condizioni gratificanti e premianti che sembrano essere state studiate appositamente per corrispondere ai meccanismi e alla chimica del cervello.

I dati raccolti negli esperimenti sono sempre usati in forma dubitativa per la limitatezza delle ricerche attuali in un campo tecnologico e digitale, in continua e dinamica evoluzione, che suggerisce l'adozione di nuovi approcci e nuove metodologie, per cogliere l'evoluzione di un cervello chiamato ad adattarsi a strumenti e media tecnologici che sembrano essere nati per interagire con esso, con conseguenze ancora oggi tutte da analizzare e comprendere. Il cervello non è sostanzialmente cambiato ma gli schermi si sono evoluti in modo da andare sempre meglio d'accordo con il cervello, acquisendo proprio per questo un potere crescente. Un potere in alcuni casi misterioso perché irresistibile e non gestibile razionalmente, con una forza attrattiva e di fascinazione percettiva mai sperimentata prima, neppure con il grande schermo del cinema o del televisore di casa.

Gli schermi mostrano un'elevata capacità nello sfruttare meccanismi cerebrali sviluppati per altri scopi e un'abilità esagerata nel catturare la nostra attenzione, a scapito di tutto ciò che sta al loro esterno, e nel trasformare in realtà le molteplici finzioni che scorrono sulle loro superfici.

Il libro di Pasquinelli non si limita a descrivere il ruolo assunto dagli irresistibili schermi ma esplora le principali reazioni che si stanno manifestando nella forma di paure, fobie, dipendenze, violenze. Dipendenza e violenza sono trattate in un capitolo a parte che, a partire dal fenomeno degli Hikikomori giapponesi, analizza la cyberdipendenza e l'uso problematico o eccessivo di strumenti come Internet o i social network, le patologie associate e altre dipendenze come il gioco d'azzardo, il sesso e lo shopping compulsivo. La riflessione sulla violenza parte dal racconto delle stragi che hanno coinvolto molte scuole americane. L'autrice nega ogni facile rapporto causale tra schermi e uso di gadget tecnologici da un lato e lo sviluppo di dipendenze tecnologiche, di assuefazione alla violenza i pratica di azioni violente. Il suo sguardo investigativo va alla nostra evoluzione e storia umana e agli stimoli sviluppati dal nostro cervello come strumenti vitali per sopravvivere in ambienti ostili. Sono elementi come la luce, il colore e il movimento che lo schermo tecnologico usa alla perfezione, unitamente a meccanismi di concatenazione degli eventi, premianti e di gratificazione come quelli usati dai videogiochi e altre interfacce/applicazioni visuali.

La seconda parte del libro mira a sondare con maggiore profondità di analisi la capacità degli schermi di agire cognitivamente sulla mente delle persone producendo mutazioni che obbligano ad adottare nuovi approcci e punti di vista, ad esempio in ambiti come quelli della didattica, dell'istruzione e dell'apprendimento. Nei nuovi approcci i videogiochi, i tablet e i social network potrebbero essere una opportunità e trovare una loro utilità educativa e contribuire alla formazione di un cervello evoluto e modificato tecnologicamente.

Il videogioco è la metafora perfetta per descrivere il ruolo assunto dallo schermo e le reazioni contraddittorie da esso prodotte, di tipo entusiastico o critico a seconda delle esperienze dirette fatte o dalla conoscenza posseduta sulle nuove tecnologie e sugli schermi che le caratterizzano. Una conoscenza limitata alla quale l'autrice cerca di porre rimedio delimitando l'ambito di osservazione e di analisi, offrendo conoscenze utili a una migliore comprensione delle problematiche e dei fenomeni, dei meccanismi e degli effetti ma soprattutto del funzionamento del cervello e delle sue componenti hardware e software quando interagisce con la superficie levigata e i contenuti digitali e virtuali di uno schermo tecnologico.

A conclusione del suo libro Pasquinelli ritorna sulla domanda iniziale se gli schermi stiano davvero cambiando la nostra maniera di pensare. È una domanda ritenuta ambigua. La risposta non può che essere positiva per il ruolo che gli schermi stanno avendo nel cambiare il modo di vedere il mondo e nel mutare, attraverso la pratica e l'apprendimento, l'architettura funzionale del cervello.  Al tempo stesso però gli schermi non hanno il potere di cambiare la natura umana perché il cervello non è "una massa infinitamente malleabile né un muscolo".

Non rimane che continuare a studiare per cercare di capire in che modo gli schermi interagiscano con "i nostri interessi naturali e le nostre capacità di imparare dall'esperienza, fino a che punto assecondino la natura di esseri umani e in che misura trasformino la nostra nicchia ecologica". Le nuove ricerche proveranno ciò che già conosciamo, che la realtà degli schermi non sfrutta il potenziale del cervello ma sono strumenti efficaci nel produrre dei super-stimoli che attivano i bottoni del cervello e di produrre nuove occasioni di apprendimento. Al tempo stesso offrono nuove opportunità di esplorare la natura umana e il funzionamento del cervello umano. Esattamente ciò che ha fatto l'autrice con il suo studio degli irresistibili schermi tecnologici.

 

 

 

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